Classi pollaio? ‘Non sono un problema’ (Bianchi e Pinneri)
Le Classi pollaio esistono, ma sono poche (P. Bianchi). Pinneri (Usr Lazio) si spinge oltre: “sono inesistenti! Prevale l’aspetto normativo”.
Gianfranco Scialpi
Classi pollaio, avanza la lettura amministrativa del fenomeno. Interessanti le interviste al Ministro Patrizio Bianchi e del Direttore Generale dell’USR Lazio, Rocco Pinneri. La separazione tra l’aspetto organizzativo, rivolto alla massimizzazione dei risultati, e la pedagogia.
Classi pollaio, le versioni del Ministro Bianchi e di Rocco Pinneri (Usr Lazio)
Sulla questione relativa alle Classi pollaio, la scuola militante lancia ogni giorno il campanello d’allarme. Esistono classi da 27,28,29…35 alunni/studenti che condizionano pesantemente la didattica. In questi giorni abbiamo la conferma che il Ministro e gli Usr si muovono, invece su un diverso piano.
Ieri in un’intervista a Morning News (Canale 5) Patrizio Bianchi ha scritto la parola fine sulla questione. A suo avviso il problema è solo residuale, quantificabile in un 2,9%. La presenza significativa delle classi pollaio – prosegue il Ministro- è negli istituti tecnici. A questi sarà assegnato il personale aggiuntivo con contratto fino al 31 dicembre 2021. Comunque – assicura P. Bianchi – il problema sarà risolto grazie al PNRR.
Anche Rocco Pinneri (Direttore dell’Usr Lazio) conferma la linea amministrativa con un’intervista al quotidiano “Il Tempo“. Il funzionario ha dichiarato: ” Nessuna classe nel Lazio supera i limiti previsti dalla legge o dai regolamenti vigenti“.
Il riferimento è il D.P.R. 81/09
Entrambe le interviste fanno riferimento al quadro normativo vigente. Lo scopo è presentare il fenomeno come residuale o meglio ancora inesistente e quindi ininfluente per il funzionamento del sistema formativo.
Il riferimento è il D.P.R. 81/09 voluto dal Governo Berlusconi (2008-11) e nella fattispecie dai ministri Gelmini e Tremonti. Ecco cosa prevede il provvedimento:
“Le sezioni di scuola dell’infanzia sono costituite, di norma, salvo il disposto di cui all’articolo 5, commi 2 e 3, con un numero di bambini non inferiore a 18 e non superiore a 26. Le classi di scuola primaria sono di norma costituite con un numero di alunni non inferiore a 15 e non superiore a 26, elevabile fino a 27 qualora residuino resti. Le classi prime delle scuole secondarie di I grado e delle relative sezioni staccate sono costituite, di norma, con non meno di 18 e non più di 27 alunni, elevabili fino a 28 qualora residuino eventuali resti. Le classi del primo anno di corso degli istituti e scuole di istruzione secondaria di II grado sono costituite, di norma, con non meno di 27 allievi.“
Nulla da eccepire, se escludiamo la pedagogia
I ragionamenti di Bianchi e Pinneri sono coerenti. Nulla da eccepire. Il problema è che la scuola non può ridursi a pura amministrazione o far prevalere in essa gli aspetti di ottimizzazione che fanno riferimento all’efficienza. La scuola non è un azienda! Rilevante è l’aspetto pedagogico, in quanto il cuore del sistema formativo è l’aula.
Qui si sviluppa la relazione educativa tra lo studente/allievo e il docente. Questa può essere favorita se la classe è composta da 15-20 alunni, compromessa se la soglia è superata.
Il D.P.R. 81/09 sancisce la definitiva separazione tra gli aspetti organizzativi e la pedagogia. Non è un caso se il filosofo U. Galimberti attribuisce la determinazione di educativa alle sole classi composte da 15 alunni.
Resta il rammarico dell’occasione persa da Lucia Azzolina. Quando era Ministro poteva farsi promotrice di un provvedimento legislativo, simile a quello presentato il 5 luglio 2018 e finalizzato al superamento delle classi pollaio.
Perché non lo ha fatto? Sarebbe interessante avere una risposta!