Scuola, Bianchi alla Camera: ‘Il 13 settembre tutti i prof in cattedra’
Oggi audizione del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sulle iniziative in vista dell’avvio dell’anno scolastico in Commissioni cultura alla Camera e al Senato, alle 9 e alle 15.
“Sono oltre 857 mila i docenti; oltre un milione di persone lavora nella nostra scuola. L’impegno che ci eravamo presi era di ripartire avendo tutti i docenti al loro posto.
Questo impegno per la prima volta sarà realizzato”, ha detto il ministro.
LA DIRETTA dalla Camera
“Partiremo il 13 settembre – ha sottolineato il ministro – avendo tutti i docenti al loro posto rispetto alle 112 mila cattedre vuote e vacanti: avremo 58.735 mila posizioni a ruolo già assegnate, di cui 14194 sul sostegno; non abbiamo atteso, e altri 113.544 mila incarichi annuali sono stati assegnati, di cui 59.813 sul sostegno. Inoltre oltre 59 mila posti sono assegnati per il sostegno. Un lavoro titanico, collettivo. Ci saranno solo le assegnazioni di brevissimo periodo che faranno i presidi”. Lo scorso anno le assunzioni erano state 19.995 in totale di cui 1.778 sul sostegno.
“La prima cosa da fare è la riforma degli Its, segue poi la riforma della filiera professionale e tecnica: con i ministri Orlando e Speranza stiamo ragionando su percorsi di inserimento lavorativo nella piena tutela dei ragazzi ma anche degli imprenditori. La terza azione da fare è l’orientamento che deve essere un accompagnamento dei ragazzi alle scelte della loro vita. Serve poi la riforma del reclutamento e la formazione continua di tutto il personale, ovvero la formazione dei docenti e del personale, compresi i dirigenti: la scuola è una organizzazione complessa. Bisogna andare ad un nuovo contratto di tutto il personale, è scaduto, bisogna dargli più valore, anche per un problema di rispetto sociale dei docenti che negli anni si è offuscato”, ha aggiunto Bianchi.
“Serve anche la riforma del dimensionamento degli istituti, è un tema che riguarda la numerosità: le classi pollaio sono 2,9% del totale, concentrato negli istituti tecnici professionali delle grandi periferie urbane. E’ lì che dobbiamo agire e stiamo agendo, con azioni mirate, basta interventi a pioggia”, ha proseguito Bianchi. “Infine c’è una settima riforma, è quella della didattica: io non sono convinto che l’unità classe sia l’unico modo per insegnare, bisogna trovare modalità riferite alle effettive competenze dei ragazzi e che riguardino la socializzazione; nell’autonomia scolastica, spingeremo perché le sperimentazioni diventino patrimonio generale di tutti”. “Nei prossimi mesi avremo un immane compito: l’opportunità di poter fare della scuola il centro pulsante del paese. Questo ci impegna tutti. Insieme dovremo condividere il cammino che non possiamo sottovalutare ne disperdere”, ha concluso il ministro.
“Cinque miliardi e 100 sono stati investiti sulla digitalizzazione, altri 2 miliardi sulla riapertura – ha detto ancora il ministro -. La scuola ha reagito più di ogni altro settore alle vaccinazioni, oltre il 92 per cento del personale si è vaccinato e c’è una quota elevata che non può vaccinarsi, abbiamo una età media elevata del personale che lavora nella scuola. Volgo un ringraziamento al garante della Privacy: grazie al lavoro che stiamo facendo insieme e che riguarda il controllo del green pass sarà possibile, dal 13 settembre, avere sui pc dei presidi, grazie ad una piattaforma, la lista del personale presente negli istituti col bollino rosso e verde, non cumulabile nel tempo, evitando file e di far vedere all’esterno chi ha la certificazione in regola e chi no. Abbiamo messo insieme dati del ministero della Salute e dell’Istruzione, le capacità tecniche del Mef e l’assistenza dell’Autorità della privacy. Sarà infine necessario investire in alte competenze nella Pa; nel ministero dell’Istruzione ne abbiamo la metà di quelle previste”.
“Abbiamo usato tutti i fondi europei a disposizione e abbiamo indotto tutti gli enti locali a utilizzarli – ha sottolineato Bianchi -. Siamo in una fase di nuova negoziazione e noi come ministero abbiamo lavorato sui fondi del Pon e siamo passati dai 2,7 miliardi dell’anno scorso ai 3,8 miliardi. Un miliardo in più per la scuola”.
“La formazione continua è alla base del nuovo contratto della scuola. Naturalmente lo gestirà l’Aran ma nell’atto di indirizzo noi segnaleremo la necessità di dare valore alle nostre risorse umane mediante la formazione continua”. Così il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi alla Camera, per riferire sull’avvio dell’anno scolastico e sulle riforme necessarie per la scuola, a partire dalla riforma del reclutamento e da quella congiunta della formazione iniziale e continua di tutto il personale scolastico, incluso i dirigenti scolastici.
Ricordiamo infatti che in questi giorni al Ministero dell’Istruzione si lavorerà al rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) scaduto il 31 dicembre del 2018, un processo che prende avvio dalla presentazione dell’Atto di indirizzo e dal confronto con le OO.SS. rappresentative della Scuola. In sede ARAN, poi, nei prossimi due mesi, si metteranno a punto i dettagli del contratto fino alla sua formulazione definitiva.
La riforma degli Its
La riforma degli istituti tecnici è tra le più attese dal Ministro Bianchi, che torna a parlare di bisogno di risorse umane e dell’esigenza che gli investimenti strutturali si coniughino con le riforme, da quella degli Its alla riforma della scuola professionale e tecnica, a quella dell’orientamento.
La riforma della didattica
Quanto alla riforma della didattica, il Ministro introduce l’argomento a partire da una considerazione sulle cosiddette classi pollaio: “Classi sovrannumerarie sono oggi il 2,9% di tutte le classi, nelle grandi periferie urbane. Ed è lì che stiamo agendo. Non facciamo interventi a pioggia. Basta interventi a pioggia”.
E in relazione alle reali modalità didattiche della scuola italiana, il Ministro dichiara: “Come si insegna? L’unità classe non è il solo modo di insegnare. C’è una pedagogia vastissima che ci dice che dobbiamo uscire da questi schemi, non solo per le Stem ma anche per tutte le attività che abbiamo definito Campus. Noi spingeremo perché le innovazioni didattiche diventino patrimonio di tutti”.
“La scuola non è né conflittuale né ferma. La scuola è conscia delle proprie difficoltà ma ha la volontà di superarle”.
“La scuola deve diventare il centro del nostro Paese – conclude il Ministro -Insieme dobbiamo condividere questo straordinario cammino, che è unico e che non possiamo né sottovalutare né disperdere”.