Educazione motoria nella primaria, ma il 40% delle scuole non ha palestra
La finalità dell’introduzione nella scuola primaria dell’attività motoria e sportiva è definita nella premessa dell’art. 103 della bozza della legge finanziaria 2022: “Promuovere nei giovani, fin dalla scuola primaria, l’assunzione di comportamenti e stili di vita funzionali alla crescita armoniosa, alla salute, al benessere psico-fisico e al pieno sviluppo della persona, riconoscendo l’educazione motoria quale espressione di un diritto personale e strumento di apprendimento cognitivo”.
Per una finalità di tanto valore è indubbiamente necessario svolgere una seria attività motoria e sportiva, per la quale sarebbe auspicabile disporre innanzitutto di palestre o di locali idonei e opportunamente attrezzati.
Delle 15mila scuole primarie dove dal prossimo anno scolastico dovrebbe svolgersi per due ore settimanali in ciascuna delle 50 mila classi interessate la nuova attività motoria e sportiva, quante dispongono già di locali idonei e funzionali? Quante, in mancanza di palestre o di locali idonei, dovranno arrangiarsi, rischiando di vanificare in buona parte la qualità degli interventi?
Si direbbe che gli estensori della bozza della legge finanziaria non si siano posti il problema, tant’è che le risorse finanziarie impegnate (cfr. art. 103) non prevedono specifici oneri di spesa per nuove palestre, se non nel generico impegno a sostegno dell’edilizia scolastica nel successivo art. 104.
Un attento esame delle situazioni censite dai Comuni e riportate nell’anagrafe dell’edilizia scolastica del Portale dati del Ministero ha consentito a Tuttoscuola di rilevare la quantità esatta delle palestre presenti negli edifici scolastici che ospitano scuole primarie.
Sono complessivamente 8.798 le palestre esistenti, il 59,3% delle 14.847 scuole primarie funzionanti nel 2020-21. Più del 40% delle scuole primarie è, pertanto, privo di palestre: in tutto 6.049 scuole.
Probabilmente, soprattutto nei grossi centri abitati e nelle grandi città, le scuole primarie prive di proprie palestre possono utilizzare palestre di scuole vicine, in particolare di scuole secondarie di I e di II grado.
Ma nelle periferie o lontano dai grandi centri abitati l’utilizzo di palestre vicine è improbabile; le scuole dovranno arrangiarsi – come probabilmente stanno già facendo per il numero di ore attualmente previsto – con rischio però di dequalificazione dell’attività; oppure in alternativa occorrerebbe organizzare il trasporto degli alunni (da parte dei Comuni), con l’inconveniente dei tempi di viaggio sottratti alla normale attività didattica.
Alla luce di queste criticità complessive, sembrerebbe più opportuno inquadrare questa novità all’interno di un piano pluriennale di realizzazione dei servizi necessari, con una conseguente gradualità di applicazione di questa riforma.