Scuola, la scorciatoia del concorso straordinario che permette ai bocciati del concorso ordinario di accedere direttamente all’orale

di Orsola Riva

Mentre ancora si sta svolgendo il concorso ordinario, è in arrivo entro metà giugno un concorso straordinario riservato ai precari. La prova, solo orale, «non è selettiva»: passano tutti

 

Scuola, la scorciatoia del concorso straordinario che permette ai bocciati del concorso ordinario di accedere direttamente all’orale

di Orsola Riva

Mentre ancora si sta svolgendo il concorso ordinario, è in arrivo entro metà giugno un concorso straordinario riservato ai precari. La prova, solo orale, «non è selettiva»: passano tutti

Mentre il contestatissimo concorso ordinario a crocette che dovrebbe portare in cattedra 33 mila nuovi prof delle medie e delle superiori procede sotto il fuoco di decine di segnalazioni di domande sbagliate, procedure insensate, strafalcioni vari, il ministero dell’Istruzione sta definendo gli ultimi dettagli dell’ennesima prova super facilitata riservata ai precari con più di tre anni di supplenze nelle scuole statali. In base al decreto Milleproroghe dovrebbe svolgersi entro il 15 giugno: in palio ci sono altri 14 mila posti, un quinto dei quali in Lombardia, destinati principalmente a coprire le cattedre scoperte di italiano e matematica alle medie e alle superiori di cui c’è cronica mancanza soprattutto al Nord. Buone notizie per la scuola, dunque? Mica tanto. Perché l’ultima frontiera del concorso facilitato è rappresentata da una prova che per decisione del ministero sarà solo orale e non sarà selettiva, nel senso che non c’è un punteggio minimo al di sotto del quale si viene respinti. Senza sbarramento, c’è il rischio che pur di assegnare tutti i posti a disposizione l’asticella si abbassi pericolosamente adeguandosi al livello medio dei candidati. Scelta assai discutibile perché tre anni di servizio prestato nelle scuole bastano a maturare un credito nei confronti della Pubblica amministrazione, ma non certo a garantire la formazione indispensabile per affrontare la gigantesca sfida educativa che oggi si trova davanti chiunque vada a insegnare alle medie o alle superiori.

Giusto, anzi sacrosanto, che nel punteggio finale, oltre al risultato registrato nella prova orale (max 100 punti), vengano pesati anche «titoli e servizio» (altri 50 punti al massimo). Ma che prova è mai quella in cui nessuno viene bocciato? Per non parlare dell’assurda sovrapposizione con il concorso ordinario che richiede invece un punteggio minimo allo scritto di 70 su 100 e che sta registrando tassi di bocciatura altissimi. Risultato paradossale: chi è stato respinto nella prova a crocette e non è stato ammesso all’orale del concorso ordinario – che dura 45 minuti e e prevede la progettazione di una lezione simulata in cui il candidato possa dar prova oltre che delle sue competenze disciplinari anche delle sue capacità didattiche e pedagogiche – può comunque accedere direttamente all’oralino del concorso straordinario, purché abbia alle spalle i fatidici tre anni di servizio (se invece sono due e mezzo,no: bocciato è e bocciato resta). E, in caso di esito positivo, dopo l’estate potrà salire in cattedra contemporaneamente a chi invece nel frattempo è passato attraverso la doppia prova scritta e orale del concorso ordinario e si è guadagnato il diritto a entrare di ruolo vincendo una competizione alla pari.

Lascia poi di stucco che durante l’anno di prova l’unico perfezionamento previsto, almeno finora – il ministero può rimetterci mano fino a che non verrà pubblicato il bando a maggio – siano 5 (cinque!) crediti formativi universitari, equivalenti a 40 striminzitissime ore di lezione. Il tutto mentre il governo sta mettendo a punto una riforma del sistema di formazione iniziale incentrata su concorsi annuali ai quali, a regime, si potrà accedere solo se, oltre alla laurea, si sarà in possesso di ulteriori 60 crediti formativi equivalenti a un anno di formazione universitaria più tirocinio. Possibile che proprio mentre grazie al PNRR si sta definendo un nuovo sistema in cui – parole del ministro Patrizio Bianchi – «puntiamo sulla formazione come elemento di innovazione e di maggiore qualificazione di tutto il sistema», con un ultimo colpo di coda si autorizzi un ennesima «sanatoria» di fatto, che nulla ha a che vedere con i requisiti di qualità rivendicati dalla riforma?

fonte: il corriere della sera

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