Taglio di 10mila cattedre, ‘meno classi e più qualità’ non è la soluzione
Il governo vuole attuare il taglio di 10mila cattedre ma per i sindacati occorre diminuire il numero di alunni per classe.
Lara Sardi
La denatalità porta al taglio di 10mila cattedre dal 2027 in poi
In questi ultimi mesi, tra i problemi più discussi del mondo della scuola, vi è il calo demografico che la crescente denatalità comporterà: un calo che, a sua volta, avrà nei prossimi anni conseguenze molto rilevanti sul sistema scolastico, in quanto in base alle stime riportate dal Ministero dell’Istruzione, entro il 2033-34, si avranno 1,4 milioni di studenti in meno.
Il ministro Bianchi, in più occasioni, ha affermato che si avrà un taglio di 10mila cattedre dal 2027 in poi: in un intervento a Sky Tg24 di qualche giorno fa il capo di Viale Trastevere ha affermato che “È una riduzione molto contenuta rispetto a quella che sarebbe la caduta dei nostri docenti: 130mila se dovessimo seguire l’andamento demografico. Invece abbiamo scelto di tenere tutte le risorse nella scuola. Il governo sta facendo la scelta importante di mantenere fino al 2026 tutti i docenti e poi continuare a mantenere tutte le risorse al suo interno per poter trasformare la scuola di un Paese che perde i bambini“.
Per i sindacati occorre diminuire il numero di alunni per classe
La soluzione del ministro, quindi, punta al taglio dei posti, non alla diminuzione degli alunni nelle classi: docenti e sindacati hanno mostrato il proprio dissenso e non sono per nulla convinti che in questo modo si possa ostacolare la dispersione scolastica (che nel frattempo si fa più consistente) e risolvere i problemi della scuola. Secondo i sindacati, questa sarebbe potuta essere l’occasione per eliminare il problema delle classi pollaio che, soprattutto nelle grandi città, contano anche 30 alunni.
Per Ivana Barbacci, segretaria nazionale Cisl Scuola, “serve un nuovo modello di scuola che contemperi un numero inferiore di alunni per classe ed un rilancio della didattica per competenze. Per fare tutto ciò, occorre potenziare l’organico docente e non ridurlo e costruire un impianto di rilancio del sistema scolastico più aderente ai nuovi bisogni educativi e formativi degli studenti”.
Anche l’Anief esprime dissenso sul taglio di 10mila cattedre previsto: il presidente nazionale Marcello Pacifico ha infatti affermato che “se si vuole aumentare la qualità della didattica non si possono lasciare in vita classi con oltre 20-25 alunni. Noi sosteniamo da anni che il modello da seguire è quello delle classi composte da non oltre 15 iscritti, con un numero di ore di scuola allungato”. “La denatalità potrebbe diventare un’opportunità importante per cambiare in meglio la fisionomia della scuola”, ha continuato. Solo con meno alunni per ogni classe si potrebbe combattere la dispersione scolastica, rispondere alle esigenze formative di tutti e garantire la sicurezza negli ambienti chiusi.