Covid, le scuole trascurate
fonte: la repubblica
di Roberto Burioni
È evidente che lo scenario nel quale ci troviamo — un virus nuovo che cambia in maniera imprevedibile combattuto con un vaccino sviluppato con una tecnologia mai utilizzata prima — non ci permette di fare previsioni certe.
Sappiamo che sono indispensabili tre dosi di vaccino (chi non le ha fatte dovrebbe provvedere immediatamente) e che la quarta dose (per ora solo per i pazienti più anziani e più fragili, forse presto per una platea più ampia di individui a rischio) è necessaria per ridurre drasticamente i rischi ma sono molte le cose che non sappiamo. Non conosciamo quanto durerà la protezione conferita dalla vaccinazione, né se presto arriveranno nuovi vaccini molto più efficaci, neppure se dovremo fare un’ulteriore dose in autunno e non siamo ancora in grado di precisare il tipo di vaccino che ci dovremo, se del caso, fare inoculare. Insomma, ci muoviamo in un presente estremamente incerto che ci rende difficile immaginare in maniera affidabile il prossimo futuro.
In questo mare di dubbi ci sono però due punti fermi. Il primo è che ormai sappiamo con certezza che Covid -19 si trasmette in maniera estremamente efficiente per via aerea, e con queste nuove varianti a poco serve il “distanziamento sociale” o la disinfezione delle superfici. Il virus si diffonde principalmente per aerosol — immaginatelo come il fumo di una sigaretta — e per evitare il contagio non basta essere lontani o avere la sedia pulita se si è nella stessa stanza con le finestre chiuse.
L’altra cosa certa è che a settembre riapriranno le scuole. Questo significherà avere decine di studenti per molte ore all’interno di un luogo chiuso, perché quando farà freddo tenere le finestre aperte sarà un problema. Questi ragazzi — e i loro insegnanti — parleranno (come è giusto che sia in un’aula scolastica) emettendo con le parole anche aerosol in abbondanza. Infatti recenti studi hanno dimostrato chiaramente che non c’è bisogno di cantare, urlare, tossire o starnutire: basta parlare normalmente per emettere una notevole quantità di aerosol potenzialmente stracolmo di virus che rimane nell’aria per un tempo abbastanza lungo per infettare chi si trova nello stesso ambiente.
Di fronte a questo problema, però, non siamo impotenti. Abbiamo capito che la trasmissione può essere mitigata dall’uso delle mascherine Ffp2. Ma le mascherine sono scomode, indossarle per molte ore è faticoso, diminuiscono la possibilità di interagire con la mimica facciale e sono un problema serio per chi, con problemi di udito, utilizza anche la lettura del movimento delle labbra per comprendere gli altri.
Però questa non è l’unica soluzione possibile: l’alternativa è quella di garantire un adeguato ricambio d’aria nelle aule. Non crediate che si tratti di un concetto originale: se andate in una scuola costruita negli anni ‘20 rimarrete stupiti dall’altezza dei soffitti e dall’ampiezza delle finestre. Questo non avveniva per puro gusto estetico: gli edifici venivano progettati in questo modo perché a quei tempi la minaccia per la salute era la tubercolosi, che si trasmette esattamente come Covid-19, per aerosol. Fortunatamente per garantire un adeguato ricambio d’aria non dovremo abbattere le scuole per ricostruirne di nuove: oggi ci sono soluzioni tecnologiche che possono garantire una ottima ventilazione anche in ambienti “normali”. Però queste soluzioni tecnologiche devono essere messe in atto, e questo non sta accadendo.
Di fronte all’emergenza non potevamo ovviamente modificare in pochi giorni gli ambienti scolastici e per questo abbiamo dovuto chiedere ai nostri ragazzi un doppio sacrificio. Prima il rimanere a casa con la didattica a distanza, poi l’indossare la mascherina. Adesso però abbiamo davanti diversi mesi per potere intervenire e sarebbe intollerabile dovere prendere atto che uno stato che investe decine di miliardi per migliorare l’efficienza energetica delle case dei privati cittadini trascura la sicurezza sanitaria dei giovani che frequentano le scuole.
Garantire un adeguato ricambio d’aria nelle aule sarebbe non solo un ottimo investimento utilissimo nel breve termine, ma anche una scelta molto lungimirante. Prima di tutto, ovviamente, questo intervento diminuirebbe la circolazione di Covid nei più giovani. Ciò, oltre a salvaguardare la salute degli studenti stessi, porterebbe un beneficio indiretto a tutti gli altri cittadini, visto che le scuole sono uno degli “amplificatori” più efficaci per la diffusione dei virus in una comunità. In secondo luogo questo intervento non diminuirebbe solo la trasmissione di Covid: durante i mesi invernali sono tanti i virus che circolano negli ambienti chiusi, e anche queste infezioni verrebbero limitate con ulteriori benefici per tutti. Inoltre sappiamo che in futuro altri virus potrebbero saltare fuori e causare nuove pandemie. Speriamo che non avvenga, ma con aule scolastiche dotate di un adeguato ricambio d’aria ci troveremmo già pronti a ostacolare il contagio.
Come dicevo, è impossibile fare previsioni. Ma sarebbe davvero un peccato trovarci il prossimo autunno a dovere imporre di nuovo il sacrificio della mascherina (o della didattica a distanza) ai nostri studenti solo perché nei mesi precedenti si sono finanziati migliaia di cantieri per risparmiare energia nelle case e neanche uno per fare guadagnare cultura e salute a chi frequenta una scuola.