Riforma formazione docenti, Decreto attuativo ‘congelato’ da Draghi

Riforma formazione iniziale docenti, la pubblicazione del Decreto attuativo si fa attendere: ci sono alcune problematiche da risolvere.

Riforma formazione iniziale dei docenti, il Decreto N. 36/2022 (il cosiddetto PNRR 2) contiene la struttura della riforma del percorso di formazione iniziale dei prof, le cui specifiche sono state rimandate a un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, Decreto che era atteso entro lo scorso 31 luglio. Alcune problematiche riguardanti la riforma hanno fatto sì che, ad oggi, martedì 27 settembre, il Decreto attuativo non sia stato ancora pubblicato.

Riforma formazione iniziale docenti, il ritardo nella pubblicazione del Decreto attuativo

Come sottolineato dal quotidiano economico ‘Italia Oggi’ di martedì 27 settembre, alcune problematiche legate alla riforma hanno, di fatto, messo in stand by il provvedimento: in particolar modo si tratta dell’equilibrio tra le diverse aree disciplinari in merito alla composizione dei 60 CFU necessari all’abilitazione ma anche dell’esigenza di bilanciare il fabbisogno reale di cattedre oltre ai vincoli strutturali delle università per l’attivazione dei corsi.

A tutto ciò, si aggiungono le richieste arrivate dalle forze politiche per far sì che venga scongiurato il cosiddetto ‘numero chiuso‘. Oltre a questo, bisogna appurare le modalità con le quali saranno riconosciuti i crediti formativi universitari già conseguiti ed, in particolare, se verrà data o meno la possibilità ai precari di far valere il servizio svolto in classe come tirocinio.

Se da una parte, data la complessità e la ‘delicatezza’ della materia, può essere comprensibile il ritardo nella firma del DPCM, dall’altra parte bisogna considerare le tempistiche necessarie per l’organizzazione dei corsi abilitanti da parte delle università. Il ritardo, inoltre, finirà per incidere inevitabilmente anche sulle tempistiche riguardanti la fase transitoria che, ricordiamolo, permetterà, entro il 31 dicembre 2024, il conseguimento della metà dei 60 CFU/CFA richiesti anche dopo aver vinto il concorso.

Le pressioni di Bruxelles

Secondo quanto riporta ‘Italia Oggi’, Bruxelles starebbe insistendo con Palazzo Chigi affinché si arrivi ad una soluzione celere, nel più breve tempo possibile. Anche perché l’erogazione della settima rata del finanziamento europeo è strettamente vincolata all’impegno preso dal governo Draghi di assumere almeno 70mila docenti entro dicembre 2024 con il nuovo sistema di reclutamento. Qualora le tempistiche per l’insediamento del nuovo governo di centrodestra dovessero protrarsi, potrebbe essere lo stesso Mario Draghi, come riporta ‘Italia Oggi’, a farsi carico direttamente dell’impegno.

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