Richiesta 150 ore studio 2023: nel monte ore si può far rientrare anche il tempo di percorrenza per raggiungere le lezioni
Non è più possibile da circa due mesi presentare le domande per ottenere i permessi studio per il 2023. Si tratta della richiesta per le 150 ore ai lavoratori dipendenti per il diritto allo studio. Un periodo di tempo di cui bisogna usufruire nell’arco dell’anno solare di riferimento.
La priorità nell’accoglimento delle istanze
Chi vede la propria domanda accolta, ne può usufruire a partire dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2023.
In questo ambito il tutto è regolamentato dai singoli contratti integrativi regionali. Sono questi contratti infatti a regolamentare le modalità di fruizione dei permessi e i criteri di priorità nell’accoglimento delle istanze. In caso di dubbio, quindi, la cosa migliore è consultare il C.I.R. di riferimento che indica anche i corsi per i quali è ammessa la presentazione della domanda.
I permessi si possono utilizzare anche per raggiungere la sede delle lezioni.
I precedenti non lasciano ben sperare
Secondo i sindacati, tra i più critici nei confronti di questa possibilità di inserimento di figura professionale che percepirebbe anche uno stipendio più alto, si tratta di un argomento di materia prettamente contrattuale. Un argomento che costò molto alla ex ministra Moratti.
Infatti sono passati quasi venti anni da quando nel 2004 la figura del tutor e il portfolio dello studente vennero istituiti e criticati dal mondo docente, al punto che un paio di anni più tardi si fece subito marcia indietro.
Strategia fondamentale
Ci riprova il ministro Valditara, che lo inserisce tra i primi provvedimenti del suo mandato, consapevole di giocarsi una carta rischiosa. Ma non tutti sono contrari alla possibilità: Mario Rusconi, presidente dell’ANP Lazio, ritiene la proposta positiva considerato che costituirebbe una risposta ad una richiesta delle scuole stesse.
Presupposto fondamentale, secondo Rusconi, che la “riforma” venga strutturata adeguatamente, in modo da scongiurare dispersione e abbandoni.
Sarà pagato di più
Per questo la norma avrà bisogno di interventi specifici di formazione e di un riconoscimento dal punto di vista economico e della carriera nei confronti del docente tutor. Sarà importante anche individuare accuratamente i requisiti specifici in base ai quali verranno individuati. Se ne riparlerà nell’ambito del rinnovo della parte normativa del CCNL scuola, in corso in questi giorni, nell’ambito del quale si affronteranno questi e altri temi che già dividono ministero e sindacati.
Giuseppe Valditara ha descritto la sua idea di docente tutor: “Verrà introdotta la figura del docente tutor per ogni gruppo classe, il docente che dovrà avere una formazione particolare, ed anche essere pagato di più, e che dovrà in team con gli altri insegnanti seguire in particolare quei ragazzi con maggiori difficoltà di apprendimento ma anche di quelli molto bravi che magari in classe si annoiano e che hanno bisogno di accelerare”.