Scuola, sull’istruzione digitale l’Italia è in forte ritardo in Europa
di Salvo Intravaia, la Repubblica
La scuola italiana è in ritardo sull’istruzione digitale. Docenti ancora poco formati, collegamenti a internet troppo lenti e pochi computer e tablet da affidare a insegnanti e studenti. E l’Italia rischia di perdere il treno con la digitalizzazione e la modernizzazione della didattica, o di prenderlo in ritardo. Secondo una Relazione speciale della Corte dei conti europea di tre giorni fa, nonostante abbia avuto a disposizione oltre 5,3 miliardi di euro di fondi comunitari, l’Italia è in ritardo sull’istruzione digitale. E non si tratta soltanto di una questione di strumentazioni.
Perché secondo la commissione europea, “l’istruzione digitale mira a consentire agli studenti di realizzarsi nella vita, diventare cittadini impegnati e integrarsi meglio nel mercato del lavoro in un mondo sempre più digitalizzato”. Ma per raggiungere l’obiettivo di modernizzare la didattica occorre agire su tre leve: collegamenti alla rete veloci, dotazioni strumentali adeguate e docenti formati. I giudici contabili europei hanno condotto una valutazione indipendente sulle ricadute dei fondi europei in cinque paesi: Germania, Italia, Croazia, Grecia, Austria e Polonia. Arrivando alla conclusione che “gli Stati membri non hanno utilizzato i finanziamenti dell’Ue in modo sufficientemente mirato”.
La banda larga
Sul versante della banda larga, requisito fondamentale affinché le strumentazioni acquistate possano essere utilizzate al meglio, l’Italia è in notevole ritardo. “Nel 2016, la Commissione aveva stabilito che le scuole negli Stati membri avrebbero dovuto disporre di connessioni Gigabit a internet entro il 2025, in modo da utilizzare apparecchiature informatiche all’avanguardia e adottare modalità di insegnamento ed apprendimento innovative”. In altre parole, i quasi 42mila plessi scolastici italiani dovrebbero essere tutti dotati di collegamenti alla rete iperveloci.digital
Dalle risposte fornite dai dirigenti scolastici italiani o dai loro delegati al questionario somministrato dai giudici lussemburghesi qualche mese fa emerge che soltanto un plesso su dieci, il 10%, possiede una connessione a un gigabit al secondo o superiore. In Germania, si sale al 15%. Mentre negli altri paesi indagati restano al di sotto. “La Croazia e l’Italia – si legge nella relazione – mirano a connettere gli edifici scolastici entro il 2025, ma nelle procedure d’appalto viene indicata come data limite per il completamento dei lavori solo metà 2026”.
Le competenze degli insegnanti
Per lanciare la didattica digitale è indispensabile che i docenti siano formati. Ma secondo i presidi italiani la quota di docenti in possesso di “competenze e della confidenza necessarie per un uso efficace delle tecnologie digitali a fini di apprendimento e di insegnamento” sono ancora pochi: uno su sette circa, il 14%. Nonostante un terzo degli insegnanti italiani abbia frequentato corsi di aggiornamento sulle tecnologie digitali. In tutti gli altri paesi i docenti sono più attrezzati. In Polonia, un docente su tre (il 32%) ha già un bagaglio di conoscenze digitali adeguato. In Germania siamo al 17% e in Croazia al 24%. Tre presidi italiani su quattro ritengono imprescindibile premere il pedale dell’acceleratore sulla “formazione volta a migliorare le competenze digitali degli insegnanti e a far loro acquisire fiducia nell’uso delle tecnologie digitali”. Ma la scuola italiana sconta anche la classe docente più anziana d’Europa.
Le strumentazioni
Nel corso delle lezioni, per avvalersi delle risorse offerte dall’informatica (cercare informazioni su internet, utilizzare programmi di trattamento testi, fogli elettronici o programmi di presentazione, scrivere codici per programmare applicazioni o programmi per robot, apprendere mediante programmi di formazione online, giochi, applicazioni e quiz, utilizzare software educativi e piattaforme didattiche online) occorre che docenti e alunni siano in possesso di tablet o smartphone moderni.
Ma le dotazioni degli istituti sono sufficienti soltanto per un terzo dei capi d’istituto italiani. E lo abbiamo visto nel corso degli anni della pandemia da Covid-19. Le risorse a disposizione delle scuole croate e tedesche, dove oltre metà dei presidi ritiene sufficienti i device a disposizione, sono decisamente più adeguate. E alla domanda su cosa è necessario fare quanto prima per lanciare la didattica digitale, metà dei capi d’istituto nostrani risponde che occorre acquistare più computer da tavolo, portatili, tablet, lavagne interattive e smartphone.