Scuole aperte da giugno a settembre: il ministero dice sì, le famiglie rispondono
Il provvedimento, dice la nota del Ministero, interessa l’anno scolastico in corso e quello successivo ed è destinato alle scuole primarie e secondarie. I progetti si attivano in base alle proposte delle scuole e la platea dei destinatari e la durata dei percorsi potranno essere ampliate dalle scuole grazie ad accordi con enti locali, università, organizzazioni di volontariato e del terzo settore, associazioni sportive e le stesse famiglie, sull’esempio delle migliori pratiche già sviluppate in base all’autonomia scolastica.
Con WeWorld Onlus il duo Mammadimerda ha lanciano la petizione: Ristudiamo il calendario. L’obiettivo è chiedere alle istituzioni di rimodulare il calendario scolastico italiano. Le firme sono arrivate a 50mila proprio in questi giorni. «L’obiettivo è un cambiamento strutturale, la proposta del ministero è positiva, ma non risolutiva e rischia di andare a vantaggio di scuole già attive, che hanno progetti e che sono in grado di proporne. Altre potrebbero restare indietro».
Il punto vero sta nelle diseguaglianze che, d’estate, crescono. Si chiama summer learning loss, la perdita di apprendimenti e competenze nel periodo estivo e colpisce di più chi non si può permettere campi estivi, attività culturali, alternative, ma chi resta «parcheggiato» sul divano, davanti alla tv o al pc, a casa dei nonni. Fare queste attività negli edifici scolastici, senza i costi dei privati, sarebbe un primo passo di un cambiamento generale che per la petizione passa da una rimodulazione del calendario scolastico con soli due mesi di stop d’estate, luglio e agosto, e pause durante l’anno.
Le obiezioni a questa proposta sono uguali da anni: ai ragazzi non si può far fare ancora più scuola, gli edifici scolastici sono obsoleti e inservibili d’estate, gli insegnanti non possono essere caricati di ulteriore lavoro. «Ovviamente non si può pensare che in estate si faccia la didattica tradizionale in edifici scolastiche che a volte non hanno l’agibilità», spiega Francesca Fiore, «programmi e didattica vanno adeguati (la musica, il coding, l’attività fisica, le visite culturali) come l’edilizia scolastica: purtroppo con il cambiamento climatico abbiamo davanti molti mesi più caldi, non andremo più a scuola in maggio o settembre? In Spagna fanno una pausa estiva più breve di noi con un clima simile».
L’invito è a guardare all’estero, ma soprattutto a mettersi attorno a un tavolo per riportare la scuola al centro degli interessi nazionali. Non vale solo per l’estate e certamente ha costi che sono ben più alti di quanto stanziato dal ministero per le attività delle scuole aperte d’estate. «La scuola secondaria di primo grado deve avere una sezione a tempo pieno per dare a tutti la possibilità di fare attività nel pomeriggio. Lì nasce il disamore verso la scuola che diventa abbandono dopo. Bisogna fare formazione e questo non interessa solo chi ha figli, ma l’intera società: gli studenti sono i futuri medici, i cervelli che devono restare, ma anche i ragazzi che devono integrarsi».