Il flop del liceo Made in Italy, solo 500 iscritti in prima

di Salvo Intravaia, la Repubblica

“La scuola piegata ai pruriti ideologici del governo”.

Deroga del ministero sul numero minimo di alunni per classe: 17 invece di 27. Gli iscritti al primo anno non sanno ancora cosa studieranno dal terzo anno in poi. Dovrebbe assomigliare molto al liceo delle scienze umane, opzione economico-sociale

 

Pochi studenti e classi semivuote. Il ministero dell’Istruzione e del merito certifica il flop dell’ultimo liceo inserito tra le scelte possibili di ragazzi e famiglie italiane: quello del Made in Italy, fortemente voluto dalla stessa premier Giorgia Meloni. Con poco più di 500 iscritti in prima, sarà l’indirizzo meno rappresentativo tra tutti, tecnici e professionali compresi.

La proposta incompleta

Non era mai accaduto che un indirizzo scolastico nuovo raccogliesse così pochi adepti. Fretta e proposta incompleta hanno fatto il resto. Gli iscritti al primo anno non sanno ancora cosa studieranno dal terzo anno in poi. Quello che si sa è che nel triennio i ragazzi staranno a scuola per 30 ore a settimana, come per gli altri licei. E che le discipline professionalizzanti saranno le Scienze giuridiche ed economiche per il made in Italy. Per quante ore? Sarà una sola disciplina o più di una? Quello che sembra certo è che saranno attivati due laboratori interdisciplinari: Cultura e comunicazione del made in Italy, per l’area umanistica, e Dai distretti ai mercati globali: strumenti e strategie per il made in Italy, per l’area interdisciplinare scientifico-giuridico-economica. Per il resto, dovrebbe assomigliare molto al liceo delle scienze umane, opzione economico-sociale. Rispetto a quest’ultimo, al biennio sono previste un’ora in più di Storia dell’arte, tre ore aggiuntive di Diritto, un’ora in meno di lingua straniera.

Liceo del Made in Italy, Meloni: “L’istruzione tecnica viene vista di serie B”

 

 

I numeri del nuovo liceo

Lo scorso 24 maggio, durante un incontro con i sindacati, i tecnici del ministero hanno comunicato che da settembre saranno 506 gli studenti del primo anno che frequenteranno il liceo del made in Italy, per 30 classi in totale. Si tratta, in buona sostanza, di un dato residuale se si pensa che gli iscritti al primo anno del liceo delle scienze umane opzione economico-sociale, che dovrebbe fare spazio al liceo meloniano, sono 21mila e che quindi i 506 alunni rappresentano il 2,5 per mille.
Nel 2010/2011, quando esordì la riforma Gemini del superiore, l’opzione economico-sociale del liceo delle scienze umane raccolse più di 10mila iscritti in prima, venti volte di più del liceo del Made in Italy che dovrebbe rilanciare il genio italiano.
Ma c’è dell’altro. Le 30 classi annunciate dai tecnici di viale Trastevere verranno mediamente frequentate da meno di 17 studenti. Per fare decollare il nuovo indirizzo, il ministero ha fatto una deroga, considerato che nelle prime di qualsiasi altro indirizzo sono previsti non meno di 27 ragazzi per classe?

  •  
     

I motivi del flop

A spiegare perché famiglie e ragazzini sono stati alla larga dal liceo che sta a cuore alla presidente del consiglio è Paola Bortoletto, alla guida dell’Andis, l’Associazione nazionale dei dirigenti scolastici. “È una operazione fatta troppo in fretta penalizzando il liceo delle scienze umane opzione economico sociale”, argomenta. “Il nuovo liceo è stato proposto con una nota a fine dicembre a scapito dell’opzione economico sociale. Era arrivato, in altre parole, all’ultimo momento e le scuole potevano scegliere se attivarlo o meno. In più, si conosceva soltanto il quadro orario del solo biennio e non per il triennio. Mancano”, continua, “le indicazioni nazionali e un regolamento. Le scuole”, conclude, “non sapevano come presentare un liceo monco ai ragazzini delle medie. E anche le scuole di primo grado avevano difficoltà nell’eventuale consiglio orientativo”.
Un pasticcio, insomma. “Come indirizzo”, commenta Gianna Fracassi, a capo della Flc Cgil, “non ha né capo né coda. Non si capiscono gli obiettivi, non si conoscono gli insegnamenti del triennio. Un indirizzo della scuola piegato ai pruriti ideologici del governo”. E sul numero minimo di 27 studenti? “Per le riforme di Valditara non vale. Al ministero, derogano”.

Condividi questa storia, scegli tu dove!