Scuola, la rivolta dei precari storici: Ingiustamente scavalcati nelle graduatorie
di Ilaria Venturi, la Repubblica
I precari storici: “Presto disoccupati”. Pronto il ricorso al Tar.
Sono 250mila gli insegnanti con almeno tre anni di servizio per i quali i corsi abilitanti non sono partiti in tempo per la riapertura delle graduatorie: “Noi discriminati, il ministro Valditara intervenga”
Anna Ranzino insegna da 10 anni, è supplente, i contratti rinnovati di anno in anno. “Tutta la mia vita ruota intorno alla mia professione ed ai miei ragazzi. Il mio problema? A settembre non avrò più un lavoro”. La sua storia è quella di tanti, 250mila precari della scuola calcola il Coordinamento dei “triennalisti”. Arrabbiati, sconfortati, delusi: “Siamo docenti esodati, una ingiustizia: anni di sacrifici spazzati via per decreto”, protestano contro il ministero all’Istruzione e al Merito guidato da Valditara. Chi sono e cosa sta succedendo? Si tratta di docenti precari che insegnano da almeno tre anni – ma la maggior parte di loro è in servizio da ben più tempo – che non hanno avuto l’opportunità in questi anni di abilitarsi per poi accedere alla cattedra di ruolo. Dal 2014 non escono percorsi abilitanti.
La speranza era data dalla riforma del reclutamento, partita col governo Draghi su spinta del Pnrr: corsi per ottenere l’abilitazione affidati alle università su tecnologie e metodologie applicate alla disciplina e tirocini didattici, in presenza e solo una minima parte online. Diversificati così: per i triennalisti, da decreto del 4 agosto 2023, corsi da 30 crediti formativi (Cfu); per i non triennalisti che però hanno i 24 Cfu dell’ordinamento previgente (ministro Bussetti) 36 Cfu; infine per i precari con meno di 3 anni di supplenze e per i neolaureati 60 Cfu.
I ‘docenti ingabbiati’ e del sostegno
Solo che il governo Meloni ha fatto partire prima i corsi per chi è già abilitato e vuole prendere un’altra abilitazione in una materia diversa – i cosiddetti ‘docenti ingabbiati’ – e per chi è specializzato nel sostegno: 30 crediti formativi, tutto a distanza, senza numero chiuso. Le università telematiche hanno bruciato tutti sui tempi, un bel regalo, siamo già al terzo giro di corsi offerti.
I corsi per chi non è ancora abilitato invece stanno partendo ora nel senso che le università stanno uscendo coi bandi: ci si deve iscrivere e sperare di essere presi perché i posti sono limitati. A peggiorare la situazione è stata la riapertura da parte del ministero all’Istruzione e al Merito delle Graduatorie provinciali (Gps) per le supplenze (Gps). Hanno validità due anni e prevedono due fasce, la prima per i docenti con abilitazione su materia, la seconda per docenti non abilitati. Le conseguenze: chi ha avuto da parte del ministero la possibilità di accedere ai percorsi abilitanti si iscriverà in prima fascia; chi non l’ha avuta sarà obbligato a rimanere in seconda fascia e verrà quindi scavalcato in massa da migliaia di colleghi.
Le conclusioni sono di Anna Ranzino e di tanti nelle sue condizioni: “Epilogo per noi: rimanere disoccupati”. La protesta corre nei social e presto arriverà al Tar. Il coordinamento triennalisti sta raccogliendo le adesioni entro il 31 maggio (coordinamentotriennalisti@gmail.com) per far partire il ricorso.
“Catapultati dentro un incubo senza fine”
“Finalmente, dopo anni in cui tutto è stato messo in stand-by senza darci la possibilità di abilitarci su quella materia che insegniamo da sempre, sembrava esserci una speranza per noi docenti precari. Invece no, non è accaduto questo, anzi! Si è andati incontro a qualcosa che ha solo ed ulteriormente peggiorato la situazione di noi precari storici e che ci ha catapultati dentro un incubo senza fine” racconta Mila Bosio, 52 anni, laureata, insegnante da 4 anni. “Quando mi sono laureata, la mia classe di concorso in Tecnologie e tecniche delle comunicazioni multimediali non era ancora attivata e dopo aver accudito per 15 anni mia nonna paterna, ho deciso di riprovare ad inserirmi nel mondo dell’insegnamento. Mia madre era un’insegnante e quindi credo di avere nel mio Dna questa mission”.
“In tanti anni ho avuto 1.400 alunni”
Virginia Stasi, prof in un istituto tecnico a Faenza, ha fatto i conti: “In questi anni ho avuto circa 1400 alunni, fra scuole medie e superiori, a cui ho insegnato a disegnare”. Vorrebbe abilitarsi nella sua classe di concorso (Arte), finalmente. Niente da fare. “Da settembre probabilmente non lavorerò o, se lo farò, lo farò con condizioni di molto peggiori rispetto a quelle che in 8 anni di servizio mi hanno permesso di avere cattedra annuale e non spezzoni o supplenze brevi, un’unica scuola e non due o tre”.
Virginia Stasi è una dei portavoce del Coordinamento triennalisti: “La nostra protesta non è contro i colleghi e le colleghe, ma contro il ministero che non ha riaperto le Gps senza dare a tutti l’opportunità di abilitarsi”. Quello che ora chiedono, “oltre a corsi online anche per noi”. Tra i guai dei corsi abilitanti, per i quali era già partita la protesta degli studenti universitari sul costo, c’è anche l’ostacolo che ci si può iscrivere solo in una università senza avere la certezza prima di essere presi. Pagando 100 euro, così almeno nel caso dell’ateneo di Bologna, a fondo perduto.