Giovani in forte difficoltà economica e le aspettative compresse

dal blog di Gianfranco Scialpi

 

Giovani in forte difficoltà economica. Le conseguenze inevitabili sulla percezione del futuro che si traduce in un divario tra aspirazioni e aspettative.

Giovani in forte difficoltà economica. In gioco c’è il futuro

Giovani in difficoltà. Il profilo proposto dalla ricerca di Save the Children Domani (Im)possibili non sorprende per chi vive a contatto (gli insegnanti) con i giovani in condizioni di povertà assoluta o potenzialmente più esposti. Da diverso tempo il loro presente precario, difficile ha inevitabilmente una ricaduta sulle loro aspettative. Come ha dichiarato qualche giorno fa il cantautore Ultimo essere giovani oggi è tremendo. Il quadro dovrebbe spingere la politica a porre al centro la questione giovanile. Realmente! Senza cadere nell’ingranaggio  massmediatico che cambia spesso le priorità, seguendo il vorticoso succedersi delle vicende. Eppure, questo avviene, dimenticando che i nostri ragazzi saranno il futuro personale, sociale e culturale del domani.

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Questo in sintesi.  La suddetta ricerca entra nel dettaglio, delineando un quadro preoccupante. Si legge ” In Italia più di 1,3 milioni di bambini, bambine e adolescenti vivono in povertà assoluta2 e più di un minore su quattro (28,5%) è a rischio povertà o esclusione sociale. La povertà minorile affligge tutte le dimensioni della crescita, dalla salute all’educazione, pregiudicando non solo il presente, ma anche le prospettive di futuro di bambini, bambine e adolescentiIn Italia quasi un 15-16enne su dieci (9,4%) – circa 108 mila adolescenti – vive in condizioni di grave deprivazione materiale. Per il 17,9% dei rispondenti, i genitori hanno difficoltà nel sostenere le spese per l’acquisto dei beni alimentari, dei vestiti o per il pagamento delle bollette. C’è chi vive in case senza riscaldamento (7,6%) o con il frigo vuoto (6,4%), chi rinuncia ad uscire (15,1%), chi non fa sport perché troppo costoso (16,2%), chi non va in vacanza per motivi economici (30,8%) e, ancora, chi non riesce a comprare scarpe nuove, pur avendone bisogno (11,6%)”. 

La contrazione delle aspettative

Da qui non sorprende se nelle aspirazioni (livello ideale) dei nostri ragazzi è presente molto privato e poco sociale. Non parliamo poi dell’impegno politico.

L’immagine che è presentata è una rimodulazione del futuro  sulle realtà prossime ai bisogni individuali e di autorealizzazione personale. In una prospettiva generata dalla precarietà i grandi disegni si eclissano idealmente a beneficio del particolare che in questo caso assume il profilo familistico. Ora il passaggio dalle aspirazioni alle aspettative (attese concrete) esprime compressione degli orizzonti ideali, che si declina nella rassegnazione. Non potrebbe essere diversamente per chi vive situazione di forte disagio economico.

Sono rassegnati a lasciare la scuola anzitempo per andare a lavorare (alcuni di loro l’hanno già abbandonata); chi vorrebbe andare all’università sa già che non ci andrà per i costi troppo alti; credono che, anche quando entreranno nel mondo del lavoro, non riusciranno a guadagnare a sufficienza (un destino da nuovi “working poor”, dunque, come gran parte dei loro genitori). Fa male scoprire, poi, che le più scoraggiate sono le ragazze. Rispetto ai coetanei maschi, hanno ambizioni molto più alte per lo studio e l’università ma aspettative rasoterra per l’accesso al mondo del lavoro. Lascia sgomenti vedere che il 46% delle ragazze quindicisedicenni è convinta che non riuscirà a trovare un lavoro dignitoso “dove si è trattati bene e non si è sfruttati” e che quasi il 30% pensa che da grande non riuscirà a fare quello che desidera

La soluzione  quindi passa per un lavoro dei genitori che sia stabile e ben pagato superiore all’inflazione reale. L’indiaczione però imane sul piano ideale, in quanto deve fare i conti con un sistema- paese fortemente indebitato e quindi incapace di politiche di sviluppo tese a superare anche la condizione di povertà di tanti ragazzi.

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