La scuola? Un percorso di vita, non una gara a chi prende il voto più alto
di Giuseppe Lavenia, la Repubblica
Nella nostra società l’istruzione si trasforma spesso in una gara, dove i numeri assumono il ruolo di severi giudici del valore umano. Il voto scolastico, con il suo potere di etichettare e confinare, emerge come protagonista di una narrazione educativa che sembra aver smarrito il proprio cuore pulsante: la passione per la conoscenza.
Non è solo la ricerca della sufficienza a dominare il panorama scolastico, ma è il peso di un numero a definire l’identità di giovani menti in formazione. “Sono un quattro, quindi valgo quattro”, diventa un mantra pericoloso che trasforma gli errori e le insufficienze in macigni insormontabili, in zavorre che frenano la corsa curiosa verso l’apprendimento.
Il paradosso del voto
Questo sistema di valutazione porta con sé una serie di paradossi. Da un lato, gli studenti con voti eccellenti vivono l’angoscia del mantenimento, intrappolati in un ciclo di aspettative sempre più elevate, sia personali sia familiari, che li isolano e li spingono a rinunciare a esplorare nuovi orizzonti. Dall’altro, i voti bassi si trasformano in etichette stigmatizzanti, che riducono la complessità dell’essere umano a una semplice cifra.
Questa ossessione per i numeri non risparmia neanche i genitori, spesso divisi tra il desiderio di proteggere e il bisogno di spingere, tra aspettative irrealistiche e delusioni amare. Il dialogo tra famiglia e scuola si incrina, trasformando l’educazione in un campo di battaglia dove l’unico vincitore sembra essere il giudizio.
Eppure, l’educazione dovrebbe essere un viaggio esplorativo, un’odissea attraverso la conoscenza, dove ogni studente può navigare verso lidi inesplorati, spinto dalla curiosità e dal desiderio di superare sé stesso, non gli altri. Invece di domandare “Quanto hai preso?”, dovremmo chiedere “Cosa hai scoperto? Cosa ti ha appassionato?”.
La trappola del pregiudizio
Gli insegnanti, custodi di questo viaggio, possono cadere nella trappola dei pregiudizi, dove un voto basso diventa una profezia che si autoavvera, ostruendo la strada verso il miglioramento e l’evoluzione personale. Il sistema attuale sembra promuovere non la crescita, ma la conformità, non la diversità, ma l’uniformità. Sogno, quindi, una scuola diversa: un luogo dove i talenti sono coltivati e le passioni alimentate, dove i numeri lasciano il posto alle storie personali, e dove l’istruzione diventa un’arte, non una scienza esatta. Una scuola che guarda al futuro con speranza, pronta a preparare non solo studenti, ma esploratori, innovatori, sognatori. Una scuola, insomma, senza voti, dove ogni studente può davvero diventare chi desidera essere.
In questo contesto, il ruolo delle tecnologie diventa duplice. Da una parte, sono strumenti che facilitano l’accesso a un sapere globale, dall’altra sono mezzi attraverso cui gli studenti possono esprimere sé stessi e interagire con il mondo in modi precedentemente inimmaginabili. La digitalizzazione dell’apprendimento si fonde con la tradizione del fare manuale, creando un’educazione che prepara i giovani sia all’innovazione tecnologica sia alla pratica artigianale. La valutazione del progresso degli studenti si trasforma in un dialogo continuo tra l’insegnante e lo studente, un feedback costante che va oltre la semplice allocazione di un voto. Questa interazione permette di affinare le strategie didattiche in tempo reale, personalizzando l’educazione in base alle esigenze, agli interessi e alle capacità di ogni studente, favorendo un senso di progresso e di conquista personale.
La scuola sia un hub culturale
Una scuola che apre le sue porte anche alla comunità più ampia, diventando un hub culturale dove famiglie, esperti esterni e residenti locali sono invitati a partecipare attivamente al processo educativo. Laboratori, conferenze e progetti comunitari non sono eventi isolati, ma parti integranti del curriculum, che alimentano un circolo virtuoso di apprendimento continuo e condiviso.
La scuola che immagino è un organismo vivente, un luogo dove l’istruzione si trasforma in un percorso di vita, non solo in preparazione alla vita. È qui che i futuri cittadini apprendono il valore della conoscenza, della comunità e della partecipazione attiva, in un ambiente che rispetta e celebra la diversità di ogni individuo. Questa è la visione che ci dovrebbe guidare verso una nuova era dell’educazione, pronta ad accogliere e a formare le menti che plasmeranno il futuro.
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