Ripartire dall’insegnamento: analisi riflessioni e prospettive
Una conversazione con la Redazione, una intervista a tutto campo per confrontare spunti e idee sulla scuola. Problemi aperti e prospettive.
Una conversazione con la redazione, una intervista aperta per confrontare spunti e idee sulla scuola.
Un dialogo a tutto campo alla ricerca dei punti nodali importanti oggi per costruire/ricostruire una scuola di qualità, soprattutto nell’insegnamento scientifico. E la conferma che competenze e discipline diverse trovano un terreno comune nella passione per la formazione della persona.
L’incontro è stato realizzato online il 19 febbraio 2024. Le domande dell’intervista sono state formulate dalla redazione di questa rivista.
In una serie di interventi recenti e nel suo ultimo libro ci sono moltissimi riferimenti alla situazione della scuola negli ultimi decenni dalla particolare angolatura delle disuguaglianze e del merito. Il quadro che ne esce evidenzia un generale abbassamento di prospettiva culturale sia da parte dell’insegnante (nella proposta) sia nell’aspettativa che si ha del risultato (ci si accontenta). Si tratta di un danno momentaneo o è qualcosa di più profondo, forse permanente? Si intravedono segni che è in atto un qualche tipo di recupero o stiamo andando verso un inesorabile peggioramento?
Il danno non è momentaneo sulle generazioni che hanno subito la scuola degli ultimi decenni perché sono convinto che nella formazione della organizzazione del cervello umano, della mente, esistono passaggi cruciali e momenti critici. Non è possibile pensare di recuperare in un secondo tempo quello che non si è fatto a tempo debito a meno che questo non fatto sia di tipo mnemonico, freddo. Se non ho studiato le guerre puniche posso sicuramente studiarle in un momento successivo, ma se non ho sviluppato (nessuno mi ha insegnato) la capacità, per esempio, di smembrare una frase o un discorso ricostruendone l’organizzazione logica è estremamente difficile che io riesca a farlo dopo dieci o quindici anni perché qualcuno me lo insegna. L’organizzazione mentale si acquisisce negli anni che vanno dalla scuola primaria grosso modo alla fine della secondaria di primo grado. Chi in questi anni ha avuto o dei cattivi insegnanti o insegnanti alla moda – amici che si impicciano degli affari sentimentali degli allievi e semplificano in pillole un sapere complesso (per esempio riducono un pensiero filosofico in una formuletta) – difficilmente riesce a ricuperare.
Uno dei motivi per cui è così difficile combattere le disuguaglianze è il fatto che l’impreparazione genera disuguaglianza. Il grosso della dispersione scolastica si registra nei primi due anni di scuola superiore o di università e questa perdita di ragazzi e ragazze è dovuta essenzialmente alla impreparazione. Non è che le lezioni non sono fatte abbastanza bene o i ragazzi non studiano abbastanza, il punto fondamentale è che senza le basi non si può andare oltre una certa soglia. Il fatto che il 90% delle tesi di laurea abbia problemi di italiano è un segno lampante; è così da molto tempo, ma è un problema gravissimo.
Secondo me ci sono alcuni segnali di recupero non nel senso che le cose cominciano a andare bene, ma nel senso che cominciano a esserci piccoli gruppi di insegnanti che si accorgono che le cose vanno male. Ci sono anche presidi e insegnanti che si accorgono che bisognerebbe cambiare rotta ma, dato che il clima generale è di segno opposto, non escono allo scoperto. La risposta alla seconda domanda dunque è che i segnali di recupero ci sono ma sono molto deboli e se non c’è un meccanismo di amplificazione del dissenso latente avranno poche possibilità di far sentire la loro voce. Le possibilità di recupero dipenderanno probabilmente anche da come il Ministero – che si sta concentrando molto su problemi come il bullismo, le occupazioni, l’educazione all’affettività – sarà invece capace di aprire un discorso di tipo culturale più ampio e di attivare le energie che ci sono nella scuola. Spero che una occasione per allargare il discorso sia il progetto della Fondazione Hume Articolo 34 – Merito e pari opportunità che mira ad attuare pienamente l’articolo 34 della Costituzione attraverso la creazione di un sistema di borse di studio per gli studenti capaci e meritevoli che non hanno i mezzi per proseguire gli studi.
Luca Ricolfi
(Sociologo, docente universitario, editorialista di quotidiani nazionali, fondatore dell’Osservatorio del Nord Ovest e della rivista di Analisi elettorale “Polena”, presidente e responsabile scientifico della Fondazione David Hume).