La scuola per Valditara: meno istruzione a misura dei privati

 

di Luciana Cimino, il manifesto  10.7.2024.

 

MODELLO 4+2. La riforma del tecnico professionale è in dirittura d’arrivo alla Camera. Il caso «paradossale» della Calabria: boom di richieste come la Lombardia

 

Quando il leghista Giuseppe Valditara è stato nominato ministro dell’Istruzione gli è stato dato un compito che la destra sapeva avrebbe portato a termine: cedere la scuola pubblica alle aziende private.

La riforma della filiera formativa tecnologico-professionale è stata approvata al Senato e ora è in discussione alla Camera. La scorsa settimana la commissione Cultura di Montecitorio ha concluso la votazioni respingendo tutti gli emendamenti dell’opposizione.

Il progetto, che il ministro ha lanciato già a novembre scorso, prevede l’introduzione del modello 4+2. Inteso come quattro anni di superiori piegati alle esigenze delle imprese del territorio, con esperti delle aziende che fanno lezione come i docenti, un aumento delle ore di Pcto (alternanza scuola lavoro) più, eventualmente, due anni di formazione specialistica negli Its.

La sperimentazione voluta dal ministro per dare un’accelerata all’approvazione della riforma è stata, come quella analoga del Liceo Made in Italy, un insuccesso: hanno aderito solo 171 istituti tecnico professionali su circa 3mila (dati Mim).

TRANNE CHE IN CALABRIA e in Puglia, dove hanno partecipato rispettivamente 25 e 24 scuole. Numeri nettamente diversi rispetto ad altre regioni del centro sud: in Abruzzo, Basilicata e in Umbria ha aderito una scuola, due nelle Marche, tre in Molise, quattro in Sardegna e Toscana. Ma anche rispetto ai territori più ricchi di imprese e di lavoro.

Al netto della Lombardia, dove hanno richiesto la sperimentazione 27 istituti, stupisce la diffidenza del Veneto, sei scuole come in Piemonte, della Liguria (una), dell’Emilia Romagna (11) e del Friuli (tre). C’è da dire che Valditara ha promosso moltissimo questa riforma in Calabria.

E ogni volta che c’è stato, oltre a promettere risorse in arrivo ai dirigenti, ha sempre legato gli eventuali sbocchi professionali della sua riforma alla costruzione del ponte sullo Stretto che pretende Salvini.

«Un caso paradossale – commenta la segretaria generale Flc Cgil, Gianna Fracassi – il ministro vuole applicare il modello Lombardo, già obsoleto e che non guarda alla prospettiva di sviluppo democratico ed economico del Paese, a territori dove non ci sono filiere o strutture produttive che possano sostenere quel percorso, l’obiettivo è l’occupabilità al completo servizio dell’impresa, poi chi se ne frega se il mercato del lavoro è in trasformazione».

La Calabria non ha un numero adeguato di Its per cui gli studenti, dopo i 4 anni di secondaria, andranno a fornire forza lavoro in piccole aziende del territorio, a enti di formazione privati come My Job Academy di Polistena, in studi di commercialisti a Botricello, mentre la filiera del turismo propone come sbocchi le agenzie di viaggi.

«Un conto è un gruppo di aziende che si mettono insieme e finanziano il progetto, come le filiere del ferro o del legno del Settentrione e hanno gli Its come sbocco naturale – ragiona Fabrizio Reberschegg, segretario regionale Gilda Veneto – un altro è avere singole aziende che gestiscono direttamente questa forza lavoro. Resta il fatto che i privati utilizzano la scuola pubblica, pagata dai contribuenti, per farsi finanziare la formazione e avere lavoratori a basso costo».

Per i sindacati la riforma dei tecnici professionali e l’autonomia differenziata sono strumentali alla disgregazione della scuola pubblica statale. «La riforma è il pavimento e l’autonomia le pareti», dice Fracassi.

A SUGGELLARE l’intervento pervasivo degli attori economici nella scuola pubblica arriva anche la Fondazione Scuola per l’Italia, lanciata a fine giugno a Milano in presenza di Valditara. Un ente no profit formato da Unicredit, Leonardo, Enel, Banco Bpm e Autostrade. Il presidente è Stefano Simontacchi, partner dello studio legale Bonelli Erede e del cda fanno parte Giovanni Azzone, presidente della Fondazione Cariplo, Fabrizio Palenzona, presidente del Gruppo Prelios, e Rosa Lombardi, docente de La Sapienza di Roma.

LA FONDAZIONE ha l’obiettivo di raccogliere 50 milioni di fondi privati entro il 2029 per «contribuire a supportare il sistema scolastico, rendendolo sempre più competitivo», come ha dichiarato il ministro e per «instaurare un dialogo virtuoso tra aziende e istituti», come ha spiegato Simontacchi.

La cifra, che sembra imponente, in realtà è poca cosa rispetto ai fabbisogni della scuola pubblica. «La filantropia non risolve i problemi delle risorse – tuona la segretaria Flc Cgil -. Questo gruppo di imprese pubbliche o a capitale pubblico, nella stragrande maggioranza banche, se vuole dare contributi alla scuola poteva non fare resistenza sulla tassa degli extraprofitti, è vergognoso che vogliano fare le anime belle».

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