Scuola, cellulare vietato pure ai docenti

da italiaoggi

All’interno dell’edificio scolastico, secondo la circolare Valditara, lo smartphone va proibito a  tutti. Torna il diario cartaceo al posto del registro elettronico

La circolare del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che dispone il divieto di utilizzo in classe del telefono cellulare, anche a fini educativi e didattici, per gli alunni dalla scuola d’infanzia fino alla secondaria di primo grado (salvo i casi in cui sia previsto dal piano educativo individualizzato o dal piano didattico personalizzato per gli alunni con disabilità) ha diviso gli insegnanti tra favorevoli e contrari. La motivazione dietro la scelta del ministro è la preoccupazione per l’impatto negativo che l’uso eccessivo dei cellulari può incidere sul livello dell’apprendimento e ripercuotersi sul naturale sviluppo cognitivo dei ragazzi.

Il ministro cita il Rapporto Unesco 2023 che indica come gli smartphone siano fonte di distrazione per gli studenti che lo usano con maggior frequenza a scuola, facendo diminuire il livello di attenzione, in particolare durante le lezioni di matematica. L’uso continuo, spesso senza limiti, dei telefoni cellulari fin dall’infanzia e nella preadolescenza provocherebbe, secondo il Rapporto, la perdita di concentrazione e di memoria, la diminuzione della capacità dialettica e dello spirito critico e di adattabilità.

Senza cellulare, si torna anche al vecchio diario. Afferma il ministro: «Ho firmato un’altra circolare per far sì che dall’anno prossimo ritorni il diario, il buon vecchio diario di una volta, dove il bambino segna con la sua mano e la sua penna i compiti a casa che adesso venivano messi sul registro elettronico».

Le misure del ministro Valditara spaccano i pedagogisti

Su Valditara piovono critiche e consensi. Tra i critici vi è Cristiano Corsini, docente di Pedagogia sperimentale all’università Roma Tre: «Trovo poco sensato intervenire in maniera tanto semplicistica su questioni così complesse. Abbiamo bisogno di uno sguardo maturo sul digitale, non possiamo né illuderci che risolva da sé i problemi né che sia il male assoluto. Quella del ministro mi pare una sparata propagandistica, un pessimo slogan tipico di certe crociate contro il digitale».

Al contrario ad appoggiare il ministro è Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione nazionale dipendenze tecnologiche: «Il divieto è una misura necessaria, ma rappresenta anche una sconfitta per noi genitori. È sconvolgente che si sia dovuti arrivare a un provvedimento così drastico per riconoscere l’ovvio: i cellulari sono una fonte di distrazione e non dovrebbero avere alcun posto nelle aule scolastiche».

L’istituto Barsanti di Firenze è la prima scuola italiana completamente cell-free

A sparigliare le carte è una scuola di Firenze: gli studenti non possono usare il cellulare? E allora togliamolo anche a insegnanti, bidelli e perfino ai visitatori esterni. Quindi l’istituto Barsanti di Firenze è la prima scuola italiana completamente cell-free. La circolare firmata dalla direzione della scuola è drastica. Gli studenti non potranno tenere in tasca il cellulare: «Lo dovranno riporre in un cassetto, chiuso a chiave fino all’uscita, chi viene trovato con lo smartphone, spento o acceso, sarà sottoposto al sequestro del cellulare e riceverà una nota disciplinare sul registro». Ma l’off-limits riguarda anche il personale: «Il cellulare non potrà essere usato. L’uso personale è consentito solo al di fuori del proprio orario di servizio e fuori dei luoghi frequentati dagli alunni».

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Gli studenti hanno preannunciato proteste in concomitanza con l’avvio dell’anno scolastico e lanciato via social lo slogan: No al cartaceo. Il preside, Marco Menicatti, assicura che andrà avanti: «È un sasso nello stagno, una prova che non vuol certo essere la soluzione ai mali della dipendenza da smartphone. Noto che si stanno perdendo delle competenze di base. Ad esempio, chi è assente non ci pensa proprio a chiamare un compagno per conoscere i compiti. Perdiamo competenze, in nome della comodità. Così, noi vogliamo spronare i ragazzi ad arrangiarsi un po’ e stimolare una discussione».

A giudizio del preside questo passo indietro è necessario per riacquisire competenze di base come prendere appunti con la penna e per promuovere l’attenzione e l’autonomia degli studenti. L’uso del registro elettronico, sebbene conveniente, avrebbe fatto perdere di vista tali competenze, e la scuola non dovrebbe essere un mezzo per introdurre obbligatoriamente gli studenti nel mondo digitale. «Le nuove generazioni, a partire dalle scuole elementari, sono sempre meno autonome e hanno sempre più bisogno di qualcuno, o qualcosa, che li sostenga – aggiunge Menicatti. – La transizione digitale non deve cancellare il passato».

A dargli ragione è pure la Corte d’Appello di Milano che ha sentenziato contro un docente ripreso perché usava il telefonino in classe: «Non vi è dubbio che l’uso del cellulare durante lo svolgimento delle lezioni scolastiche costituisca infrazione disciplinare anche per il personale docente, avendo detta condotta implicazioni sul modello educativo»

Chi ha anticipato i tempi, imponendo da due anni le classi senza smartphone è Marco Ferrari, preside del liceo Malpighi di Bologna, che conclude: «Stare senza gli smartphone ha creato un ambiente di relazione di sguardi, corpi, vita che è meraviglioso. Tutti lo riconoscono. Poi ovviamente questo non è la salvezza da tutti i mali che affliggono la scuola, le classi e l’apprendimento. È chiaro che prima di tutto dobbiamo migliorare le competenze dei docenti, l’empatia, la capacità di suscitare interesse nei ragazzi: sono quelli i punti salienti, perché la scuola è relazione, contenuti, metodologie didattiche».

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