Educazione Civica: la LUISS Guido Carli pubblica uno studio sul ruolo della materia nell’istruzione italiana

di Elvira Fisichella, La Voce della scuola

 

In attesa delle nuove linee guida sull’Educazione Civica, risulta quanto mai interessante uno studio sull’attuale insegnamento trasversale, pubblicato alcuni mesi fa, ottobre 2023, dalla rivista della prestigiosa Università LUISS Guido Carli, Amministrazione in cammino. La rivista è un laboratorio formativo e sperimentale per studiosi e ricercatori che si occupano di diritto pubblico, diritto amministrativo, diritto dell’economia e scienza dell’amministrazione, la cui principale finalità è quella di promuovere l’approfondimento, la ricerca e il dibattito, mediante approcci scientifici diversi, nelle Università e nei centri di ricerca. Vi collaborano insigni giuristi e docenti universitari, che pongono la loro attenzione sui rapporti fra la P.A., i cittadini e le imprese. La pubblicazione sul ruolo dell’Educazione Civica nell’istruzione italiana, il cui testo integrale è scaricabile qui, porta la firma di uno studioso del diritto all’istruzione, il dott. Raffaele Marzo, costituzionalista e ricercatore in ambito sociale e giuridico, autore di diverse pubblicazioni relative ai suoi principali interessi di ricerca: fonti del diritto, Costituzione, enti locali e, per l’appunto, diritto all’istruzione.
L’analisi di Raffaele Marzo, già nel titolo, pone un dubbio che, in realtà, non ne lascia molti: – “L’educazione civica: una disciplina “non disciplina” nel sistema dell’Istruzione italiana?” –

Nell’abstract si legge: – Il presente elaborato propone una dettagliata ricognizione delle origini e delle plurime traduzioni normative susseguitesi sino ad arrivare all’attuale formulazione, focalizzando attenzione su una serie di arde questioni: contenuti e nuclei tematici dell’attuale «educazione civica»; modalità di valutazione delle conoscenze acquisite nel curriculo; infine, analizza il momento di verifica orale previsto per l’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione, volto ad accertare se l’esaminando abbia o meno «maturato le competenze di educazione civica». In chiusura, lo scritto espone, in sintesi, gli esiti dell’itinerario di studio con il proposito di mettere in evidenza la risposta al quesito abbozzato in epigrafe. –

La trattazione è svolta per punti ed alla trasversalità, in particolare, viene dedicato un paragrafo apposito (3.1), che la definisce senza mezzi termini “un incidente”. – Si tratta di un elemento distintivo che realizza, a seconda della prospettiva di analisi prescelta, un «difetto originario» – scrive Marzo – oppure un tratto qualificante e dirimente. La selezione in favore dell’una o dell’altra veduta richiede una postilla esplicativa: l’educazione che pervenire da altri soggetti si configura non già come un intervento tendente a fornire un insieme di insegnamenti teorici e nozionistici – come lo è una “disciplina” propriamente intesa –, quanto piuttosto un orientamento di fondo che permetta al soggetto di assumere consapevolezza della dimensione nella quale vive. Dunque, prediligendo l’una o l’altra variante si giunge a conclusioni opposte -. Marzo spiega poi quanto sia marcata –

l’ostentata volontà di “ridurre” la natura giuridica di certi argomenti, a partire dalla Costituzione, (il che) palesa la propensione al generale, anziché al particolare: di fatto è come voler insegnare a leggere a chi ancora non conosce l’alfabeto; in breve: rem tene, verba sequentur.
E’ un tratto comune ad ogni “disciplina” quello di definire le conoscenze di base, le fondamenta. Non è così – o almeno così non si apprezza – per l’«educazione civica», all’interno della quale sono confluiti, di volta in volta, temi eterogenei (per affrontare problemi civici), rasentando il pericolo di indottrinare il prototipo di buon cittadino. L’obiezione maggiormente in voga sostiene, però, proprio con specifico riferimento alla Costituzione, che quest’ultima è un testo che «non va fatto studiare per fare in ogni scuola degli avvocati, o dei politici di professione, ma per fare dei cittadini praticanti».
Tace di riferire, però, la cautela che occorre nel trattare un testo che è anche «peculiare manifestazione del diritto». Questo non significa – come anche sottolineato in dottrina – che tutti i docenti debbono essere esperti di diritto costituzionale né che debbano diventarlo tutti i discenti, ma, al tempo stesso, per essere “disciplina” è necessario definire le conoscenze essenziali (da trasferire e per lasciar un segno: in-segnare) che devono essere accompagnate da adeguate modalità di riscontro.

In conclusione Raffaele Marzo afferma la necessità di rivedere in modo radicale l’insegnamento dell’Educazione Civica data la sua – “problematica conformazione” – e di ripensarla abbandonando i modelli utilizzati finora – per riconoscerne la dignità di una “disciplina” all’interno del sistema di istruzione -.

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