Scuola, il dilemma che strozza i precari: prendere lo stipendio o l’abilitazione utile ai concorsi? Appello perché cambino le regole

da il fatto quotidiano

Migliaia di insegnanti nei prossimi giorni dovranno decidere se scegliere di avere lo stipendio per un anno o l’abilitazione all’insegnamento per accedere ai concorsi. A lanciare un appello al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sono i tanti docenti che da tempo lavorano con le Gps (Graduatoria provinciale supplenze) e che ora puntano a entrare in ruolo. Ma per farlo sono costretti a un corso abilitante di formazione, corrispondente a sessanta Cfu (Crediti formativi universitari), che, allo stato attuale, devono effettuare entro novembre. Tempi troppo stretti che mettono in difficoltà i docenti che a questo punto per poter effettuare 180 ore da svolgere in un mese e mezzo non potranno prendere la cattedra. Da qui la richiesta al ministero perché diluisca i tempi dei corsi per non strozzare i partecipanti.

“Fino ad ora – cita un documento dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano di cui siamo in possesso – l’unica indicazione ricevuta dai ministeri competenti dice che i corsi dovranno concludersi in novembre-dicembre 2024”. In via prudenziale l’ateneo ha perciò previsto esami finali nelle settimanedal 18 al 23 novembre e dal 25 al 30. Un calendario fittissimo che sta mettendo a dura prova tutti coloro che hanno deciso di tentare questa strada: molti rischiano di dover rinunciare al lavoro per completare il corso. Il ministero sta rispondendo col contagocce alle richieste delle Università e nessuno sa dare indicazioni.

“Mi sono trasferita in provincia di Brescia per lavorare – ci racconta Irene V. di Salerno – ma tra affitti e il resto ho bisogno di lavorare. Insegno da cinque anni e non posso rinunciare ad un incarico annuale da Gps. Nel contempo il corso di abilitazione è da concludere. Conto che si trovi una soluzione diversa da quella esposta finora per poter conciliare il corso di abilitazione con il lavoro da insegnante”. Stessa musica per Francesca L. di Bergamo, docente precaria di filosofia e storia: “Prima ho insegnato lettere in un Centro di formazione professionale e nelle scuole paritarie; da sei anni filosofia e storia nelle pubbliche. Ho sempre avuto incarichi annuali grazie ai miei punteggi. Ho fatto il concorso quest’anno con ottimo risultato nello scritto. Sto facendo il corso di abilitazione e ho compilato le Gps ma spero cambino le regole del corso perché sarebbe inconciliabile fare i tirocini entro novembre e prendere cattedra piena a scuola. Il mio stipendio è indispensabile all’economia familiare, quindi non posso permettermi di rinunciare”.

Diversa la storia di Daniela M. della provincia di Brescia: “Sono stata docente in Accademia di Belle Arti, mi sono occupata di altre attività e ora vorrei mettermi a disposizione per insegnare nelle scuole secondarie di primo grado, sfida per me altissima vista la transizione che vivono i ragazzi in quella fase della vita. Sto facendo il corso di abilitazione, ma all’iscrizione non si sapeva che il termine per svolgere tutte le lezioni e le ore di tirocinio diretto e indiretto sarebbe stato metà novembre. Ora mi trovo a veder confliggere il tutto nell’inconciliabilità di impegni presi prima di iscrivermi al corso con questa mole di ore obbligatorie. Credo nella scuola e nelle istituzioni: il rispetto e il riconoscimento di valore del lavoro degli insegnanti deve passare anche dalla gestione delle proposte formative che dovrebbero qualificare e selezionare”.

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