Quanti studenti stranieri ci sono nelle scuole italiane?
Il rinnovato dibattito sullo ius scholae ha riportato l’attenzione su un fenomeno spesso trascurato in Italia: il numero degli studenti stranieriche frequentano la scuola. Una quota pari al 10,3% degli studenti iscritti non ha la cittadinanza italiana. Nell’anno scolastico 2021/2022, si sono registrati quasi 888.880 studenti stranieri, un dato che evidenzia un cambiamento demografico e sociale iniziato negli anni Ottanta, culminato nel primo decennio del Duemila (+357%) e ormai consolidato nel paese (+23,4%).
I dati del ministero dell’Istruzione
Secondo un approfondito report del ministero dell’Istruzione e del merito, a essere cresciuto è soprattutto il numero di ragazzi e ragazze di seconda generazione, cioè nati in Italia ma senza cittadinanza italiana. Un aumento che ha riguardato in maniera particolare la scuola secondaria di II grado, dove nel passaggio dall’anno scolastico 2018/19 al successivo questa categoria è cresciuta del 15,4%. L’aumento è stato invece leggermente inferiore nella scuola secondaria di I grado (+9%) e decisamente più limitato in quella dell’infanzia (+1%) e primaria (+0,5%).
Secondo i dati del ministero guidato dal ministro Giuseppe Valditara, gli studenti stranieri nati in Italia sono l’unica componente in aumento nella popolazione scolastica. La loro quota rispetto al totale degli alunni stranieri è cresciuta significativamente nella scuola secondaria di II grado (+18 punti percentuali tra il 2018 e il 2019) e di I grado (+12,8 punti). Tuttavia, l’aumento è stato più contenuto nella scuola primaria (+3 punti) e, nella scuola dell’infanzia, si è registrato addirittura un calo (-3,3 punti percentuali).
La distribuzione degli studenti stranieri in Italia è abbastanza disomogenea. Solo la Lombardia ospita il 25,6% degli alunni stranieri, seguita dall’Emilia-Romagna con il 12%. L’Emilia-Romagna ha la quota più alta di studenti stranieri rispetto al totale (17%), seguita dalla Lombardia (16%). La Sardegna ha la percentuale più bassa (2,7%). La provincia con la maggior presenza di studenti stranieri nel 2019 è stata Prato, in Toscana, con il 28%. Tuttavia, numeri e percentuali non raccontano l’intera storia. Gli studenti stranieri, pur essendo ormai parte integrante del sistema scolastico italiano, continuano a seguire percorsi diversi rispetto ai loro coetanei italiani. La preferenza per gli istituti professionali rispetto ai licei è un chiaro indicatore di questa divergenza. Mentre circa la metà degli studenti italiani sceglie il liceo, solo un quarto degli stranieri fa la stessa scelta.
Cosa succederebbe se passasse lo ius scholae?
L’ultima proposta in ordine di tempo dello ius scholae, avanzata nel 2022 dal Partito Democratico con prima firmataria la deputata Laura Boldrini, mirava a concedere la cittadinanza ai minori stranieri dopo soli cinque anni di frequenza scolastica in Italia, senza dover attendere il raggiungimento della maggiore età. Un tentativo che, tuttavia, si è arenato nei meandri parlamentari a seguito della caduta del governo Draghi.
Quali sarebbero stati gli effetti concreti di questa legge? L’Istat, nel suo rapporto annuale La situazione del Paese del 2022, ha spiegato che circa 280.000 giovani avrebbero potuto beneficiare immediatamente della nuova normativa. La Lombardia, da sola, avrebbe ospitato il 25% dei beneficiari, mentre cinque regioni del Centro-Nord – Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte – avrebbero rappresentato il 68% del totale.
Quanto alle nazionalità, il quadro è variegato ma con alcune dominanti chiare. I giovani rumeni guidano la classifica con il 26%, seguiti da albanesi (10,1%), cinesi (9,6%) e marocchini (9,1%). Tuttavia, l’Istat sottolinea come questi dati non riflettano solo la presenza numerica delle varie comunità, ma anche le diverse propensioni all’acquisizione della cittadinanza. Il caso dei cittadini cinesi è emblematico: la loro minor tendenza ad acquisire la cittadinanza italiana si riflette sulle opportunità dei loro figli. Al contrario, molti giovani albanesi e marocchini hanno già ottenuto la cittadinanza grazie ai genitori naturalizzati, uscendo così dal novero dei potenziali beneficiari della legge.
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