Estero, settimana corta a scuola con 4 giorni di lezione

di Simone Micocci, Money

Il modello di settimana corte è adattabile anche per le scuole? Secondo alcune prime esperienze sembrerebbe di sì. Ma ci sono anche degli svantaggi di cui tener conto.

 

Era solo questione di tempo: dopo la settimana corta nel mondo del lavoro arriva anche quella nella scuola.

Sono sempre di più le aziende che decidono di adottare l’orario flessibile consentendo ai lavoratori di “risparmiare” un giorno di lavoro a settimana; adesso sembra che questo modello, con il quale si punta a migliorare l’equilibrio tra vita lavorativa e privata, possa essere adottato anche nelle scuole, specialmente quelle secondarie di secondo grado.

Un percorso – che potrebbe ripetere quanto già fatto con “l’eliminazione” delle lezioni di sabato dalla maggior parte delle scuole – che per il momento è stato avviato in alcuni casi isolati, e non ancora in Italia, ma che come è stato per la settimana corta nel mondo del lavoro potrebbe espandersi presto a macchia d’olio.

A tal proposito, una delle più recenti testimonianze di settimana corta nelle scuole è quella che ci arriva dallo Stato australiano Nuovo Galles del Sud, dove una scuola superiore ha deciso di adottare in via permanente un orario flessibile che permetterà agli studenti di risparmiare un giorno di scuola a settimana.

Il via libera è arrivato dopo un anno di sperimentazione che sembra aver messo in luce i vantaggi (ma anche gli svantaggi su cui lavorare) della settimana corta a scuola, partendo dal rendere più indipendenti gli studenti aiutandoli a migliorare la loro gestione del tempo.

Settimana corta a scuola, pro e contro

Va detto che non sembra esserci unanimità sulla bontà di questa iniziativa.

Da una parte c’è il Consiglio di amministrazione dello Chevalier College, la scuola superiore cattolica che appunto ha avallato, dopo un anno di sperimentazione, il modello a orario flessibile con la presenza a scuola in soli 4 giorni.

Un cambiamento che secondo il preside della scuola è arrivato per “riflettere i cambiamenti del mondo moderno”, dove appunto c’è una crescente attenzione alla gestione del tempo libero e all’autodeterminazione dell’individuo. Ma siamo sicuri che chi è in età scolastica abbia già acquisito la consapevolezza tale da potersi autogestire, sfruttando al meglio le ore di lezione a disposizione e organizzando le proprie attività nei giorni liberi così da non trascurare lo studio? Secondo i promotori dell’iniziativa sì: anzi, da un programma di ricerca condotto parallelamente alla sperimentazione è emerso che la settimana corta ha aiutato gli studenti a diventare più indipendenti, con miglioramenti per la loro capacità di organizzazione e autoregolamentazione.

Perlopiù gli studenti più grandi hanno infatti affermato di riuscire a studiare meglio a casa che in classe.

Non mancano però i pareri contrari, specialmente da parte dei genitori degli studenti più giovani, i quali non hanno mancato di esprimere delle perplessità sull’iniziativa. Gli studenti ai primi anni di superiori, infatti, ritengono noioso lo studio in autonomia, preferendo una maggiore interazione. E hanno persino dichiarato di aver trovato difficoltà nel non poter godere di un supporto.

Va detto comunque che secondo i dati raccolti dalla scuola, solamente un ristretto numero di genitori era totalmente contrario all’adozione della didattica flessibile. Un dato che comunque non viene sottovalutato.

Nonostante il passaggio dalla sperimentazione a una forma definitiva, infatti, il college ha in mente di attuare una serie di correttivi. Iniziando dalla programmazione i corsi dove agli studenti più giovani verrà spiegato cosa si intende per apprendimento flessibile e come sfruttarlo al meglio per raggiungere i risultati prefissati, con corsi poi dedicati alla formazione sull’autoregolamentazione e la gestione del tempo.

Cosa ne pensano gli insegnanti?

La flessibilità nella scuola aiuta non solo gli studenti, ma anche gli insegnanti.

Questo programma, infatti, è stato pensato anche per dare ai docenti più tempo per gestire i propri impegni didattici, ad esempio per la correzione dei compiti in classe o per la pianificazione delle lezioni. Tutte attività che ad esempio in Italia vengono svolte anche nel tempo extra lavorativo, non rientrando quindi tra le attività retribuite.

Per questo motivo gli insegnanti hanno accolto con favore l’orario flessibile, dando il loro importante supporto al funzionamento del progetto.

.

Condividi questa storia, scegli tu dove!