Rapporto Ocse 2024, alcuni problemi dell’istruzione italiana
di Roberto Bosio, InfoDocenti.it
Il rapporto sull’istruzione dell’OCSE (Education at a Glance 2024) mostra diversi problemi dell’istruzione in Italia.
Le disuguaglianze nei risultati scolastici
L’Italia purtroppo mostra disuguaglianza legate a fattori socioeconomici tra studenti. Il 64% degli studenti provenienti da famiglie svantaggiate ottiene risultati inferiori rispetto alla media OCSE. C’è poi da considerare la dispersione tra i giovani dai 25 ai 34 anni: l’Italia è al 20% contro il 14 della media OCSE. Solo il 10% dei figli di genitori con il diploma di terza media riesce a ottenere la laurea. Il 37% non arriva nemmeno alla maturità. La famiglia di origine ha ancora un peso molto rilevante – troppo rilevante – sulle probabilità di successo a scuola e negli studi.
Giovani NEET (Not in Education, Employment, or Training)
L’Italia presenta una percentuale significativa di giovani NEET. Il 19% dei giovani che arrivano in Italia prima dei 15 anni non è impegnato né nello studio né nel lavoro, una percentuale che sale al 42% per coloro che arrivano dopo i 16 anni. Questo dato evidenzia una differenza marcata legata all’età di arrivo nel Paese e alle difficoltà di integrazione nel sistema educativo e lavorativo.
Partecipazione all’istruzione della prima infanzia
Per quanto riguarda l’istruzione della prima infanzia, in Italia, il 73% dei bambini è iscritto in istituzioni pubbliche per la pre-primaria, mentre il restante 27% frequenta istituzioni private. Questo dato riflette un aumento rispetto agli anni precedenti, con una crescita delle iscrizioni nelle scuole pubbliche rispetto al passato.
Risultati scolastici e disuguaglianze
L’Italia mostra livelli significativi di disuguaglianza tra studenti, legati a fattori socioeconomici. Il 64% degli studenti provenienti da famiglie più svantaggiate ottiene risultati inferiori rispetto alla media OCSE, mentre il restante 36% proviene da contesti più privilegiati. Questo riflette una forte disparità nell’accesso e nelle opportunità educative.
La dispersione tra i giovani dai 25 ai 34 anni è 20 per cento contro il 14 per cento degli altri Paesi censiti, come sottolinea Il Corriere della Sera. Il problema – sottolinea il rapporto – è che in Italia la famiglia di origine ha ancora un peso molto rilevante – troppo rilevante – sulle probabilità di successo a scuola e negli studi in generale. Solo il 10 per cento dei figli di genitori con il solo diploma di terza media riesce a ottenere la laurea; e il 37 per cento non arriva nemmeno alla maturità.
Impatto della pandemia
L’Italia è uno dei Paesi che ha subito un impatto significativo a causa della pandemia, con un aumento del tasso di disoccupazione giovanile e un rallentamento nei miglioramenti delle competenze scolastiche fondamentali. Nonostante gli sforzi, la ripresa è stata più lenta rispetto alla media OCSE.
Disparità di genere
Le donne italiane tendono a ottenere risultati scolastici migliori rispetto agli uomini, con un maggiore tasso di completamento dell’istruzione terziaria. Tuttavia, nel mercato del lavoro, le donne continuano a guadagnare meno rispetto agli uomini, con un divario salariale del 17% a favore degli uomini.
Spesa per l’istruzione
L’Italia spende il 4% del suo PIL per l’istruzione, una percentuale leggermente inferiore alla media OCSE, ed anche a quella europea. Una parte significativa della spesa è destinata all’istruzione primaria e secondaria, con meno risorse allocate per l’istruzione terziaria rispetto ad altri Paesi.
Siamo lontanni anni luce da paesi come Svezia, Belgio e Danimarca che dedicano all’istruzione il 6% del loro PIL. E anche le riforme del nuovo governo allontanano dall’idea di ridare centralità alla scuola (aggiungerei io).
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