Concorso presidi, il Tar dà ragione al ministero
di Alex Corlazzoli, Il Fatto Quotidiano
Concorso presidi, il ministero ora potrebbe procedere alla assunzione di 519 dirigenti.
Dopo un mese e mezzo di scuola e almeno un paio di collegi docenti, 519 istituti potrebbero a breve cambiare preside. Il Tar del Lazio si è espresso a favore del ministero dell’Istruzione e del Merito sulla procedura riservata per il reclutamento dei dirigenti scolastici bandita nel 2023 contro la quale alcuni insegnanti che hanno partecipato al concorso ordinario avevano presentato ricorso, lamentando la disparità di trattamento sui criteri di assunzione e sui punteggi. Via libera, quindi, alla revoca dei reggenti nominati a fine agosto dagli uffici scolastici regionali, in attesa delle pronunce di questi giorni. A cantar vittoria è il ministro Giuseppe Valditara: “Dopo mesi di sterili e pretestuose polemiche politiche si è riconosciuta pienamente la bontà delle scelte adottate dall’amministrazione. Ora proseguiamo tempestivamente, nel rispetto delle determinazioni del giudice amministrativo, alla positiva conclusione di tutte le operazioni connesse alla procedura concorsuale, assumendo i vincitori”.
In viale Trastevere, a dire il vero, prima di far firmare il contratto ai 519 presidi si attenderà il Consiglio di Stato che martedì si esprimerà sul ricorso formulato da altri docenti dopo la decisione del Tar dei primi di settembre sempre a favore dell’amministrazione. Se i togati di palazzo Spada non si opporranno, a breve i capi d’istituto reggenti lasceranno il posto ai nuovi presidi.
I filoni su cui i professori hanno invocato il Tar, infatti, sono almeno due: la questione delle due regole (procedura ordinaria e straordinaria) per lo stesso concorso sulla quale si esprimerà definitivamente il Consiglio di Stato nei prossimi giorni e i ricorsi sui punteggi per i quali il Tar ha detto la sua in queste ore. “Sono stati fatti salvi – ha spiegato il ministro – gli atti sulla base dei quali il ministero ha provveduto ad attribuire i punteggi per i titoli dei candidati inclusi nella graduatoria: il Tar, dando pienamente ragione all’operato del Mim, ha condiviso l’intento dell’amministrazione di ridurre il ricorso all’istituto delle reggenze, che produce inevitabili e gravose ricadute sulle procedure organizzative e gestionali delle stesse scuole”.
Resta un’eventualità remota ma possibile: i ricorrenti che hanno perso la battaglia legale al Tar sul caso punteggi, potrebbero come i colleghi far appello a palazzo Spada. In quel caso la partita si riaprirebbe e se i giudici dovessero dar torto al ministero, come nel gioco dell’oca bisognerebbe ripartire dal punto di partenza, vale a dire ripristinare i reggenti. Un caos burocratico che mette in subbuglio non solo gli interessati ma tutto il personale scolastico che ha iniziato l’anno con figure e gerarchie che ora rischiano di saltare.