Scuola soffocata dalla burocrazia: l’appello di Barbero e la protesta dei docenti
Dopo la recente denuncia di Alessandro Barbero, storico e accademico, riguardo al peso eccessivo della burocrazia nella scuola italiana, diversi docenti si sono espressi sui social manifestando una profonda condivisione e riflessione sulle problematiche del sistema scolastico.
Barbero afferma che la scuola è ormai diventata un luogo dominato da scartoffie e burocrazia, a discapito dell’insegnamento e della relazione umana con gli studenti. Diversi insegnanti hanno ripreso questa denuncia, sottolineando come il carico burocratico sottragga tempo prezioso alla didattica e alla cura degli allievi. Le testimonianze esprimono il disagio e la frustrazione di un sistema che non incentiva più la creatività e la passione per l’insegnamento.
La Stampa ha raccolto questi commenti di docenti che lamentano il troppo tempo tolto agli studenti per compilare scartoffie, mentre qualcun altro dichiara che essere in classe è ormai l’unico momento di vera felicità professionale. Altri insegnanti hanno deciso di abbandonare il liceo, stanchi di una scuola che sembra sempre più un’azienda. Una docente ha affermato che oggi la scuola si occupa di tutto tranne che dell’insegnamento, trasformandosi in una macchina che gestisce progetti e riunioni invece di pensare alla didattica.
A ciò si aggiunge il commento di un professore che evidenzia che nessuno ascolta più le richieste dei docenti, mentre altri ancora denunciano la progressiva soffocazione delle energie e passioni. Si osserva con amarezza che i professori vengono sempre più ridotti a “macchine”, perdendo di vista il valore della relazione umana con gli studenti.
L’appello di Barbero, quindi, non è isolato: si inserisce in una più ampia critica di un sistema scolastico che rischia di perdere di vista la sua missione principale. Molti insegnanti si ritrovano a lottare per mantenere viva la passione per l’insegnamento, in una scuola che sembra sempre più allontanarsi dalle esigenze reali di studenti e docenti.