Un professore o un preside picchiati ogni 2 giorni
di Corrado Zunino, la Repubblica
Scuola, l’emergenza delle aggressioni in classe.
Il raid di Scanzano è l’ultimo episodio di un’escalation violenta. “Gli studenti non conoscono i limiti”. Le leggi punitive di Valditara e Sasso, ma all’associazione dei ds non basta: “Inasprire ancora di più”.
ROMA — Il conteggio delle aggressioni nel 2024 a un lavoratore della scuola, un insegnante, un preside, un collaboratore amministrativo, è stato reso pubblico dal ministero dell’Istruzione e del Merito soltanto fino al 29 marzo. Bastano quei numeri, comunque, per comprendere il livello di allarme: 46 violenze in tre mesi. Sottratte le ferie di Natale e i weekend, sono quattro educatori scolastici colpiti ogni settimana. Gennaio scorso, il mese di ripartenza, ha messo in fila 26 aggressioni in 16 giorni: due professori o dirigenti scolastici picchiati ogni giornata di lezione.
In 14 mesi 133 al pronto soccorso
Sul tema c’è un altro numero, reso pubblico – in mancanza di risposte da parte del portavoce del ministro Giuseppe Valditara – dalla Polizia di Stato: nei 14 mesi che vanno da gennaio 2023 a febbraio 2024 sono state 133 le denunce negli ospedali italiani per episodi violenti consumati nelle scuole. Chi non ha raggiunto il pronto soccorso, è fuori da questa statistica. Si ipotizza siano in molti.
Picchiati da studenti e genitori
Hanno fonti diversi, e quindi risultati differenti, i conteggi del ministero dell’Istruzione e quelli del ministero dell’Interno. Gli ultimi sono interessanti, e preoccupanti, perché indicano gli autori delle violenze: settanta volte sono stati gli studenti stessi, sessantatré volte i loro genitori. Tenendo ferme, e sotto il faro, le cifre fin qui rilasciate dal Mim, l’aumento delle aggressioni è pari al 111 per cento, da quando il ministero ha deciso di mettere in fila i dati.
Raid di 30 persone a Castellammare
Scanzano, quartiere a elevata densità camorristica di Castellammare di Stabia, giovedì scorso ha regalato una novità sul tema: l’assalto in massa, dopo delazione, di trenta persone, gran parte madri, a una stimata insegnante di sostegno dell’Istituto comprensivo Salvati. Aveva fatto sospendere due ragazzi delle medie che fumavano in istituto, questa la sua colpa. La delazione che ha costruito l’alibi per il raid è quella secondo cui la docente trentenne avrebbe abusato sessualmente di un ragazzo: la preside l’ha rigettata come si fa con il fango. “Anziché rivolgersi alla scuola – ha detto – questi genitori hanno pensato di affidarsi a una giustizia sommaria organizzando una spedizione punitiva di inaudita violenza. Tutto è nato da un passaparola nel quartiere”.
Calci in faccia il primo giorno di scuola
Martedì 15 ottobre, primo giorno di lavoro di un insegnante di Storia dell’arte all’Istituto superiore Alessandrini-Lombardini di Abbiategrasso,hinterland di Milano. Il docente Rocco Latrecchiana è stato buttato a terra e preso a calci, anche in faccia, da uno studente sedicenne considerato pericoloso. Naso fratturato e ventun giorni di prognosi, il professor Latrecchiana probabilmente lascerà l’impegno scolastico per dedicarsi a una carriera da architetto. Ha raccontato: “La violenza e la mancanza di rispetto verso gli insegnanti sono troppo frequenti a scuola. I ragazzi si sentono onnipotenti. Le ore di Educazione civicadovrebbero diventare lezioni di prevenzione dei reati, educazione alla legalità, cominciando dalle scuole primarie. I giovani devono sapere quali limiti non si possono superare“.
Il docente, nel laboratorio di grafica dell’istituto, era stato aggredito dal sedicenne perché stava dicendo a un suo compagno di spegnere il cellulare, e interrompere la musica che diffondeva in classe. “Chi c… sei tu per dirgli di spegnere il telefonino”, ha urlato alle spalle del docente il ragazzo. E quando il professor Latrecchiana gli ha chiesto di seguirlo in vicepresidenza, lo studente aggressivo lo ha fatto cadere, lo ha preso a calci. “Un collega mi aveva detto: ‘Non lo affrontare così, non sai la sua storia pregressa’. È sempre più difficile sopportare l’arroganza, l’offesa verbale, il rifiuto del rispetto delle regole che si vive in classe”.
Gli schiaffi dal padre
Tornando ai primi mesi di forte tensione, il 2 febbraio un preside dell’Istituto comprensivo Bozzini-Fasani di Lucera, nel Foggiano, è stato colpito da una madre che riteneva troppo pochi i cinque giorni di sospensione comminati ai due studenti che avevano bullizzato il figlio. Il primo febbraio sempre un preside, questa volta dell’Istituto comprensivo Europa Alighieri di Taranto, era stato prima immobilizzato e poi picchiato dal padre di una bambina. Andando a ritroso, il 17 gennaio un altro genitore aveva tirato uno schiaffo a un dirigente scolastico di Cosenza, il consigliere comunale Aldo Trecroci, colpevole di non poter inserire la figlia in uno specifico percorso medico di Alternanza scuola lavoro. Questo al Liceo scientifico Scorza. “Se non fa quello che dico io finisce male”, l’aveva avvertito il padre davanti agli insegnanti.
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La legge che ha aumentato le pene
Professoresse accoltellate nei corridoi di un centro di formazione professionale di Varese, prese a sassate in un istituto di Parma. L’escalation è chiara, ma il centrodestra non intende soffermarsi sulle ragioni culturali, economiche, sociali che continuano a tenere in tensione la scuola italiana. Alla fine di febbraio il Parlamento ha preferito approvare una legge, primo firmatario il leghista Rossano Sasso, già sottosegretario all’Istruzione, che ha al suo centro l’inasprimento delle pene per chi colpisce il personale scolastico: per l’aggressione si è passati dai cinque anni a sette anni e mezzo di condanna, per l’oltraggio da tre a quattro anni e mezzo.
La legge prevede, peraltro, la nascita di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico: gli era stato affidato il compito di monitorare e segnalare i casi di violenza, proporre iniziative di contrasto e redigere report annuali di analisi del fenomeno. Non è entrato ancora in funzione, ma il deputato Sasso assicura: “Il decreto è pronto, è alla firma del ministro”. Ogni anno, il 15 dicembre, ultima indicazione legislativa, sarà celebrata una giornata contro questa violenza specifica.
Bocciati con il 5 in condotta
Il 25 settembre la Camera ha approvato in maniera definitiva, infine, il disegno di legge Valditara sulla valutazione della condotta. Nei suoi tre articoli, il ddl prevede sanzioni pecuniarie da 500 a 10 mila euro a carico degli studenti, e degli adulti, giudicati responsabili di aggressioni in danno di dirigenti scolastici, docenti e altro personale della scuola (la multa sarà disposta dal magistrato competente).
Un altro elemento di deterrenza, secondo il ministro, sarà la bocciatura dell’iscritto alle scuole superiori, e ora anche alle medie, che a fine anno avrà “5” in condotta. Con il “6” lo studente dovrà svolgere “un elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale”. Con un “8” nel curricolo non potrà ottenere il massimo credito scolastico. Ancora, gli alunni sospesi dalle lezioni per un massimo di due giorni dovranno essere coinvolti in “attività di approfondimento sulle conseguenze dei comportamenti che hanno determinato il provvedimento disciplinare”. A partire da tre giorni di sospensione, si prevedono “attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate”.
Ci sono diverse esperienze, e hanno offerto risultati positivi, per coinvolgere lo studente nella gestione della disciplina in aula, si chiamano “Service learning”. Il governo e il ministro in carica credono, però, in una cultura scolastica legge e ordine. E non le contemplano. Su questa rotta viaggia anche il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, ex moderato che nove mesi dopo la Legge Sasso e poche settimane il decreto Valditara dice: “Chiederò un ulteriore inasprimento delle sanzioni”.