Eduscopio 2024, la classifica dei migliori licei d’Italia: la rivincita della provincia

di Viola Giannoli, la Repubblica

Ricerca della Fondazione Agnelli sugli istituti superiori d’eccellenza: “Ma tra i diplomati negli anni Covid uno su cinque non dà esami universitari al primo anno”.

Roma — Non è solo nelle grandi città che abita l’eccellenza scolastica, se la si misura guardando agli esami macinati dai neodiplomati o agli impieghi che riescono a trovare. Perché se è vero che tra i migliori licei d’Italia (con un punteggio di 90.66 su 100) c’è lo scientifico Niccolò Machiavelli di Firenze, fondato nel mezzo della ribellione sessantottina, tra i licei classici che sfornano diplomati capaci di dare esami velocemente e con un’ottima media c’è il Giorgio Spezia di Domodossola. Mentre è il tecnico tecnologico Vallauri di Fossano (Cuneo) ad avere un indice occupazionale fra i più alti d’Italia. Non esattamente metropoli. Certo è che in cima alle classifiche ci sono quasi sempre scuole del Nord.

Ma il ranking di Eduscopio della Fondazione Agnelli — uno strumento che da dieci anni in qua può risultare prezioso per orientarsi nel grande salto tra le medie e le superiori — va in realtà guardato con lenti locali. Perché la piattaforma compara tra loro, città per città, allargando il raggio di ricerca fino a 30 chilometri, le scuole per indirizzo (dallo scientifico all’artistico, dallo sportivo all’economico) sulla base di due criteri che guardano al dopo diploma: come gli istituti preparano all’università o come formano già per il mondo del lavoro.

Ecco allora che a Milano balza agli occhi che a conquistarsi il primato tra i licei classici quest’anno sia il Sacro Cuore, un istituto paritario; mentre a scendere è il Giovanni Berchet. E lo stesso accade tra gli istituti tecnici-economici con l’alloro che va all’Alessandro Manzoni, altro paritario. A Torino il primo dei classici è il Gioberti che dopo anni scalza il Cavour. Poche rivoluzioni a Roma — solido il primo posto del Visconti e del Righi — dove però tra i classici rientra sul podio il Tasso, mentre tra gli scientifici sparisce del tutto dalla top ten il Morgagni. A Genova e Bari sorprendono le new entry: rispettivamente il Martin Luther King e il Domenico Cirillo, entrambi licei classici.

Al Sud è più marcata la rivincita dei licei di “periferia”: estendendo la ricerca da Bari alla sua provincia le scuole di città vengono scavalcate da quelle di Putignano, di Mola o di Corato. Lo stesso avviene per Palermo: salgono sul podio istituti di Castelbuono, di Gangi e di Cefalù. A Napoli quelli di Procida, di Pomigliano D’Arco o di Castellamare.

Sui risultati della ricerca pesa quella fetta di diplomati, tra il milione e 347 mila osservati da Eduscopio per vedere come se la sono cavata, che ha superato la maturità nel giugno 2021. E che dunque metà del quarto anno delle superiori e tutto il quinto l’ha vissuto in pandemia. «Il Covid — commenta Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli — ha prevedibilmente avuto effetti assai negativi per gli esiti universitari dei diplomati di quegli anni, in particolare, con una preoccupante crescita della percentuale di chi non ha dato esami al primo anno. Più confortanti, invece, i dati sull’occupazione di quanti non hanno proseguito all’università, ritornati a livelli pre-Covid».

I numeri raccontano infatti che mentre il voto medio alla maturità è assai cresciuto, anche per via dell’esame semplificato di quegli anni, è peggiorata, anche rispetto ai diplomati 2020, la percentuale di coloro che non hanno dato nemmeno un esame al primo anno. Si tratta di un ragazzo su cinque, quasi il 20 per cento, contro il 14 per cento del 2017 e del 2018, prima della pandemia. Così come peggiorano lievemente sia la percentuale di crediti universitari guadagnati sia la media dei voti agli esami.

È andata meglio a chi ha rinunciato agli studi e ha cercato subito un impiego. Il tasso di occupazione di coloro che hanno lavorato almeno sei mesi entro i primi due anni dal diploma senza immatricolarsi all’università sfiora il 35 per cento, cinque punti in più dei maturati del 2020. Anche per questo è sceso un po’ l’indice dei Neet, quelli che non studiano e non lavorano. E però in parallelo è calata pure la percentuale di chi, uscito da un istituto tecnico o da un professionale, ha scelto di iscriversi all’università.

La classifica delle migliori scuole nelle varie città, elaborata da Skuola.net:

I migliori licei e tecnici che preparano all’università

I migliori tecnici e professionali che preparano al lavoro

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