Emergenza violenza nelle scuole: un insegnante o un preside aggrediti ogni due giorni

La Voce della scuola

 

Un problema allarmante che coinvolge studenti, genitori e istituzioni

Negli ultimi anni, la violenza nelle scuole italiane è diventata una questione di grande preoccupazione.
I dati parlano chiaro: nel 2024, secondo il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), si sono verificati 46 episodi di aggressioni fisiche contro docenti, presidi e personale scolastico in soli tre mesi. Considerando solo i giorni di lezione, significa che ogni due giorni un educatore è vittima di un episodio violento.
Questo trend è confermato anche dalla Polizia di Stato, che riporta 133 denunce per aggressioni scolastiche nei 14 mesi tra gennaio 2023 e febbraio 2024.

Indice

Chi sono gli aggressori?

Le fonti ufficiali rivelano che le violenze provengono sia dagli studenti che dai loro genitori. Su 133 casi segnalati, 70 aggressioni sono state perpetrate dagli studenti stessi, mentre 63 episodi hanno coinvolto genitori arrabbiati.
Un caso emblematico si è verificato recentemente a Castellammare di Stabia (Napoli), dove un gruppo di 30 genitori ha aggredito una docente di sostegno. La motivazione? Una presunta accusa infondata, alimentata da voci di quartiere, che ha portato a una spedizione punitiva contro l’insegnante.

Episodi sempre più gravi

Oltre al raid a Castellammare, altri episodi hanno scosso l’opinione pubblica.
A Milano, il professor Rocco Latrecchiana è stato aggredito da uno studente per aver chiesto di spegnere il cellulare in classe. Il docente è stato colpito al volto e ha riportato una frattura al naso.
Episodi simili si sono verificati a Taranto e Lucera, dove dirigenti scolastici sono stati colpiti da genitori insoddisfatti delle decisioni disciplinari.

Le risposte legislative

Il governo ha reagito con nuove leggi volte a inasprire le pene per chi aggredisce il personale scolastico. La cosiddetta “Legge Sasso” prevede condanne fino a 7,5 anni per aggressioni fisiche e fino a 4,5 anni per oltraggi verbali. Inoltre, la legge istituisce un Osservatorio nazionale sulla sicurezza scolastica, che avrà il compito di monitorare i casi di violenza e proporre interventi.

Anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha introdotto misure severe. Tra queste, il voto di condotta che può determinare la bocciatura dello studente con un “5” a fine anno e l’obbligo di svolgere attività educative per chi subisce sospensioni disciplinari.

Un problema culturale e sociale

Nonostante le misure punitive, molti esperti sottolineano che il problema non può essere risolto solo con le sanzioni. La violenza scolastica riflette una crisi culturale e sociale più ampia, caratterizzata da una crescente mancanza di rispetto per le autorità educative. Gli insegnanti lamentano l’arroganza e l’aggressività dei giovani, spesso alimentate da ambienti familiari complicati e da una società sempre più individualista.

Proposte per il futuro

Per affrontare il problema alla radice, è necessario investire in programmi educativi che promuovano il rispetto reciproco, l’educazione alla legalità e la gestione della disciplina. Iniziative come il “Service learning”, che coinvolgono gli studenti in attività di cittadinanza attiva, potrebbero rappresentare una valida alternativa alla sola repressione.

L’emergenza delle aggressioni nelle scuole è una sfida complessa che richiede uno sforzo congiunto di istituzioni, famiglie e comunità educative. Solo con un cambiamento culturale profondo si potrà garantire un ambiente scolastico sicuro e rispettoso, dove insegnanti e studenti possano crescere insieme.

 

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