Docenti, pensioni da fame
Pensioni da fame, si va verso il 30-40% in meno dell’ultimo stipendio: il dramma di docenti e Ata. Previdenza integrativa come ‘paracadute’
Le riforme previdenziali hanno ridotto fortemente gli assegni pensionistici dei lavoratori, in particolare quelli di insegnanti e personale Ata che già purtroppo possono contare su degli stipendi che figurano tra i più bassi della pubblica amministrazione: nella scuola si percepiscono, infatti, attorno ai 30mila euro lordi annui contro i 34mila medi della Pa.
Inoltre, parliamo di dipendenti, quelli che lavorano negli istituti scolastici, con una carriera spesso caratterizzata da discontinuità e lungo precariato.
Il problema è che nei prossimi anni, per via della riforma previdenziale, dobbiamo aspettarci assegni di quiescenza tagliati circa di un terzo rispetto agli ultimi compensi mensili della carriera.
Significa che in tanti si ritroveranno con pensioni attorno ai mille euro al mese.
Cosa fare? La previdenza complementare può assumere il ruolo di “paracadute” ed evitare di ritrovarsi con una pensione misera pur dopo decenni di lavoro e avendo versato tantissimi contributi.
Nella scuola il Fondo Espero – che in questi giorni compie 20 anni dalla nascita – rappresenta una seria opportunità: è fiscalmente conveniente perché abbatte l’imponibile nella dichiarazione dei redditi e può contare su una parte dell’investimento devoluta dallo Stato.