TFR e TFS statali 2025: tempi di attesa e novità sul pagamento

Tempi e modalità di pagamento TFR/TFS per statali nel 2025: ritardi, importi e proposte di riforma per il settore pubblico.

Il trattamento di fine rapporto (TFR) e il trattamento di fine servizio(TFS) dei dipendenti pubblici sono oggetto di un acceso dibattito a causa del sistema di pagamento differito che crea una netta disparità con il settore privato. Il meccanismo attuale prevede attese che possono prolungarsi fino a 7 anni, con tempistiche diverse in base alle modalità di pensionamento e agli importi da liquidare. Questa situazione ha spinto sette sigle sindacali, tra cui Cgil e Uil, a intensificare la pressione su governo e Parlamento per superare quella che definiscono una “discriminazione” non più accettabile. La questione è diventata ancora più rilevante dopo l’intervento della Corte costituzionale nel 2023, che ha dichiarato anticostituzionale il differimento della liquidazione per i dipendenti pubblici che hanno raggiunto i limiti di età o di servizio. Dal 2011 ad oggi, questa situazione ha interessato quasi 2 milioni di persone, configurandosi come un vero e proprio “sequestro” di risorse ai danni degli statali.

I dipendenti pubblici in attesa del TFR hanno un sistema di pagamento articolato che varia in base a diversi fattori. Nel settore privato, il TFR viene erogato immediatamente dopo la cessazione del rapporto di lavoro, mentre per i dipendenti pubblici si applicano tempistiche decisamente più lunghe:

Tipo di Pensionamento Tempo di Attesa Note
Vecchiaia 12 mesi Età pensionabile
Anticipata 24 mesi Pre-requisiti età
Quota 100-103 Fino a 93 mesi Casi specifici

Il sistema diventa ancora più complesso per gli importi superiori a 50.000 euro, dove si applica una rateizzazione:

  • Prima fascia (50.000-100.000 euro): erogazione in 2 rate annuali
  • Seconda fascia (oltre 100.000 euro): erogazione in 3 rate annuali

Inoltre, negli ultimi anni sono aumentati anche i tempi di attesa per i dipendenti pubblici che hanno aderito ai Fondi di previdenza complementare di tipo negoziale, passando da una media di 6 mesi a oltre 15 mesi attuali, tempo necessario all’INPS per la liquidazione delle somme.

Il pagamento differito e le perdite

L’attuale sistema di pagamento differito sta generando conseguenze economiche per i dipendenti pubblici. I sindacati hanno calcolato che in due anni sono stati “sottratti ai lavoratori pubblici 2 miliardi e 157 milioni di euro” a causa del differimento e dell’inflazione. Questi ritardi non solo penalizzano i singoli lavoratori ma rappresentano anche una perdita per l’economia del Paese. Un’analisi dettagliata, riportata da Sky TG24, mostra:

  • Perdita media per lavoratore: 11.735 euro su un TFS di 82.400 euro
  • Riduzione percentuale del valore: -14,3% dovuta all’inflazione
  • Impatto complessivo: 2,157 miliardi di euro di perdite nel biennio 2022-2023

La situazione è destinata a complicarsi ulteriormente con l’introduzione del nuovo limite ordinamentale a 67 anni previsto dalla Legge di Bilancio 2025. Questa modifica produrrà:

  • Risparmi per l’amministrazione pubblica di 339 milioni nel periodo 2025-2034
  • Coinvolgimento di 76.300 lavoratori pubblici
  • Un risparmio totale di 2,484 miliardi considerando TFR/TFS e pensioni

Secondo la CIDA, la confederazione che rappresenta dirigenti e alte professionalità, questa situazione colpisce in modo particolare i vertici della PA, proprio coloro che hanno contribuito maggiormente al funzionamento dello Stato. La proposta di modifica attualmente in discussione richiederebbe un investimento iniziale di 3,8 miliardi di euro, ma permetterebbe di ridurre progressivamente la spesa prevista nei piani pluriennali dell’INPS, fino a un risparmio di 1,08 miliardi di euro annui dal 2030 al 2033.

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