Al viale trattative sul nuovo contratto: sul tavolo aumenti medi da 150 euro per i docenti

di Gianni Trovati e Claudio Tucci, Il Sole 24 Ore

Scuola, sul tavolo 3,2 miliardi. Negoziati Aran-sindacati da giovedì 27 febbraio. I fondi per la formazione.

 

Dopo lunga attesa ha preso forma definitiva anche l’atto di indirizzo per avviare le trattative sul contratto 2022/24 per il personale della scuola, il comparto, che si chiama Istruzione e ricerca, più ampio del pubblico impiego. Il negoziato, che partirà ufficialmente all’Aran nel primo pomeriggio del 27 gennaio, riguarda 1,286 milioni di persone e avrà a disposizione 3,201 miliardi di euro, come si legge nel documento firmato dal ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo.

Gli aumenti mensili

Al netto degli oneri riflessi, la media complessiva produce un aumento lordo mensile intorno ai 140 euro a testa. Ma oltre che ampio il comparto è parecchio differenziato al proprio interno perché accanto ai docenti di tutti i gradi e al personale tecnico amministrativo abbraccia anche i dipendenti degli enti di ricerca. Nel caso dei docenti, i numeri di base portano a un aumento da 150 euro: per il 2025 interviene però anche l’ultima legge di bilancio, che ha stanziato 122 milioni per la “valorizzazione del sistema scolastico” e 93,7 milioni aggiuntivi al fondo “per il miglioramento dell’offerta formativa”. Nei calcoli del ministero dell’Istruzione, quindi, l’aumento medio potrebbe salire verso quota 160 euro lordi al mese, potendo contare sul rabbocco di 200 milioni aggiuntivi inseriti nell’ultima legge di bilancio.

I fondi per la formazione

Nel conto delle risorse, poi, insieme a quelle di base del contratto, che riproducono anche qui l’aumento del 5,78% caratteristico dell’intera tornata negoziale da destinare prioritariamente al tabellare, vanno compresi i fondi per la formazione, ovviamente importanti nel settore delle “Funzioni della conoscenza”: qui ci sono in gioco 43,86 milioni all’anno strutturali, a partire dal 2024 con un antipasto da 14,62 milioni sul 2023, e un fondo in crescita progressiva dai 40 milioni del 2026 ai 312 a decorrere dal 2031 per “la retribuzione dei docenti nel nuovo sistema della formazione incentivata”, come si legge nelle 24 pagine dell’atto di indirizzo. L’orizzonte temporale supera ovviamente quello triennale di competenza del contratto, che però deve fissare le regole per la distribuzione e il riconoscimento di questi incentivi nella scuola.

Il testo, che ha assunto la propria veste finale dopo una gestazione prolungata da un fitto confronto sui numeri con la Ragioneria generale dello Stato, arriva su uno scenario contrattuale messo in stand by dalle contrapposizioni sindacali che hanno bloccato anche il rinnovo nella sanità, come confermato dall’ultimo incontro in Aran di giovedì scorso.

Decisivo il ruolo delle sigle autonome

Viste le dimensioni, quindi, il comparto è decisivo per far pendere la bilancia dei negoziati 2022/24 verso i rinnovi, come accaduto per le Funzioni centrali, o verso il blocco, come sta accadendo alla sanità. A differenza di quel che accade per Regioni ed enti locali, dove i giochi appaiono già ipotecati ex ante perché Cgil e Uil, contrari alle intese, raggiungono da sole la maggioranza in termini di rappresentatività, nell’Istruzione è decisivo il ruolo delle sigle autonome, dalla Confsal (12,1%) a Gilda (8,29%) e Anief (6%). I fondi aggiuntivi inseriti nell’ultima legge di bilancio puntano proprio a favorire la costruzione di una maggioranza favorevole all’intesa: giovedì prossimo, al debutto del tavolo, si comincerà a capire se questo sforzo potrà avere successo.

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