Corsi sostegno Indire: molte perplessità e altrettante domande

da la Tecnica della scuola

Ho condotto una specie di sondaggio sul tema dei corsi di specializzazione Indire per raccogliere un po’ di domande e perplessità che attanagliano i docenti della mia community

1. Stato delle proposte e requisiti di partecipazione
La questione dei requisiti di partecipazione è uno dei temi più discussi. Molti docenti si chiedono quale sia lo stato delle proposte per coloro che sono stati esclusi per l’assenza del requisito dei 120 giorni. C’è anche la preoccupazione e la delusione di chi ha  accumulato 10 anni di servizio sul sostegno   ma non tre negli ultimi cinque  e così rimane escluso, creando un’ingiustizia per chi ha dedicato gran parte della propria carriera a questo settore.
Inoltre, sorge il dubbio se ex art. 7, ovvero coloro che hanno ricevuto un preavviso di rigetto e sono in attesa della decisione finale, possano partecipare. Se il diniego viene comunicato a ridosso dell’emanazione dei bandi, ciò potrebbe impedire di impugnare il provvedimento per tempo.
Un ulteriore interrogativo riguarda la considerazione degli anni di servizio precedenti al quinquennio di riferimento e se verranno in qualche modo valutati anche gli anni di insegnamento su materia o altri titoli, ampliando così le possibilità di accesso.

2. Struttura e timing dei Corsi
Le modalità di svolgimento dei corsi rappresentano un altro elemento critico. Se i corsi hanno un limite prefissato, come saranno strutturati? Si prevede la possibilità di lezioni sincrone nel pomeriggio, sera o nei fine settimana, e queste modalità consentiranno ai docenti di continuare a lavorare a tempo pieno?
Un’altra questione importante è la tempistica: quando ci si potrà iscrivere e quando avranno inizio i corsi? Infine, sarà possibile frequentare nello stesso anno accademico sia i percorsi INDIRE che quelli per l’abilitazione su materia?

3. Fabbisogno e posti disponibili
Il fabbisogno di ogni singola regione, come evidenziato nell’allegato B richiesto dai sindacati, influirà certamente sui posti disponibili nelle varie università. Ad esempio, se l’Università di Milano prevede 100 posti e quella di Catania solo 50, come verranno gestite le iscrizioni e le selezioni?

4. Tirocinio e anni di riferimento
Un altro aspetto da considerare è il tirocinio. L’anno scolastico 2024/25 sarà preso in considerazione per il tirocinio? E per gli insegnanti che operano all’estero? Anche i triennalisti vedranno riconosciuto il loro anno in corso come sembra poter essere visto il ritardo dell’ emanazione dei decreti?

5. Titoli e punteggi
Le differenze tra il titolo conseguito attraverso il corso INDIRE e quello universitario sono fondamentali per la spendibilità del titolo stesso. Come verrà considerato il punteggio per chi ha conseguito una specializzazione all’estero? I docenti auspicano che entrambi i corsi abbiano un punteggio equivalente e che i titoli esteri siano riconosciuti in modo uniforme, con punteggi che considerano i 60 CFU esteri e i 36/48 italiani.

6. Costi e modalità di pagamento
Un ulteriore interrogativo riguarda i costi dei corsi. C’è chi si chiede se sarà possibile pagare con la carta del docente. Inoltre, sarebbe fondamentale ottenere che la rinuncia al contenzioso avviene solo una volta ottenuto il titolo italiano e non all’atto di iscrizione.

7. Selezione dei candidati
Infine, la selezione dei candidati merita un’analisi approfondita. Se le domande superano i posti disponibili, a parità di condizioni, la priorità sarà data ai candidati più giovani. Tuttavia, sorge un dubbio: perché limitare il numero di docenti che desiderano abilitarsi, se si intende premiare i precari storici?

Mentre ci si prepara all’avvio dei corsi INDIRE per il sostegno, è essenziale che le istituzioni rispondano a queste domande e chiariscano le incertezze. Solo in questo modo si potrà garantire un percorso formativo equo e accessibile a tutti i docenti interessati, contribuendo così a una scuola più inclusiva e preparata.

 

 

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