B. Severgnini e la scuola media. La soluzione per riempire il buco
dal blog di Gianfranco Scialpi
B. Severgnini e la scuola media. Un articolo del giornalista che riprende il passaggio di un recente lavoro. La soluzione prospettata però non funziona.
B. Severgnini e la scuola media. Il suo articolo
B. Severgnini e la scuola media. Su Il Corriere della Sera di oggi (29 ottobre 2023) il noto giornalista ha pubblicato un articolo dal titolo “Quel buco nero nella scuola italiana“. Il contributo riprende un passaggio del lavoro di
G. Fregonara e Orsola Riva “Non sparate sulla scuola” (Solferino, 2023). B. Severgnini scrive, riprendendo un passaggio del libro: “«Le scuole medie costringono gli studenti a un “orario indecente”, per dirla con la pedagogista Susanna Mantovani: dalle 8 alle 14 come se fosse un turno di lavoro, sei ore di fila con due brevi intervalli nel mezzo e la prospettiva di dover tirare le 14.30 o le 15 per pranzare».Gli altri Paesi europei, ricordano le autrici, prevedono le stesse ore di lezione, ma le distribuiscono nel corso della giornata. Le medie sono un caso di incoscienza collettiva“.
Ecco la soluzione di B. Severgnini per la scuola media.
“Certo: orari scolastici più sensati richiedono più impegno degli insegnanti, che dovrebbero rinunciare ad altre occupazioni (e alle remunerative ripetizioni). Benissimo: paghiamoli di più, magari risparmiando sulle nuove costruzioni“.
Brevi considerazioni
Dispiace constatare che i giornalisti quando trattano di scuola risultano superficiali nelle analisi e poco pratici nelle soluzioni. Non può essere diversamente. Trattando temi dissimili (è il lavoro dei tuttologi), il rischio di restare in superficie è concreto.
B. Severgnini si accorge che i ragazzi delle scuole medie frequentano la scuola per sei ore, dimenticando che i bambini delle elementari ne fanno otto (tempo pieno) in strutture che offrono poche alternative all’aula. Fa finta di non vedere che la scuola è strettamente legata ai tempi delle famiglie e in particolare dei genitori-lavoratori.
Lascia perplessi l’accostamento insegnanti liberi e altre occupazioni come le ripetizioni. Quali dati supportano questa tesi?
La soluzione prospettata confonde la spesa corrente (stipendi per gli insegnanti) con gli investimenti (nuove costruzioni). Poveri noi!
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