Barbero: la scuola non è un’azienda
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Alessandro Barbero: “La scuola non è un’azienda. Serve a formare cittadini pensanti, non solo lavoratori”
Partendo da una riflessione storica, Barbero ha criticato la visione di chi, come alcuni esponenti di Confindustria, vede la scuola solo come strumento per “preparare al lavoro subalterno”. “Quella gente non ha idea che la scuola possa servire a qualcos’altro”, ha affermato lo storico, sottolineando la necessità di ripensare il ruolo dell’istruzione.
Barbero ha ricordato come, fin dall’antichità, l’accesso alla scuola fosse prerogativa delle élite, non per ragioni lavorative, ma per una formazione culturale che garantisse “pienezza di vita e capacità di ragionamento”.
Un dibattito necessario sul ruolo dell’istruzione
Barbero ha ripercorso la storia della scuola, dalle prime università medievali – Bologna, focalizzata sulla formazione professionale, e Parigi, centro di sapere e filosofia – fino all’introduzione della scuola dell’obbligo e alla successiva scuola media unificata, nata con l’obiettivo di formare“cittadini e esseri umani pensanti”.
Lo storico ha espresso preoccupazione per le recenti innovazioni, come l’alternanza scuola-lavoro e il liceo quadriennale, che sembrano mettere in discussione il principio per cui “più a lungo la gente sta a scuola e meglio stiamo tutti”.
Barbero ha concluso il suo intervento lanciando un appello per un dibattito nazionale sul ruolo della scuola: “A cosa serve la scuola? Perché si va a scuola?”. Domande fondamentali, secondo lo storico, per contrastare il “pensiero unico” che riduce l’istruzione a mero addestramento al lavoro.