Concorso per chi ha 3 anni di servizio o 24 CFU: si valutano possibili modifiche alle prove. Chiarimenti.
Il Decreto Legge 36/2022 così come convertito nella Legge 79/2022 ha previsto la riforma del reclutamento che, secondo le intenzioni originarie, sarebbe dovuta andare a regime nel 2025.
Com’è noto, per raggiungere l’obiettivo previsto delle 70.000 entro il 2024, il Ministero ha annunciato con un comunicato ufficiale l’avvio, in attuazione del PNRR, una procedura concorsuale per gli insegnanti che abbiano maturato:
- 3 anni di servizio di cui almeno uno specifico oppure
- 24 crediti formativi universitari (c.d. 24 CFU).
Di tale concorso però non vi è traccia nel Decreto Legge n. 44 pubblicato in Gazzetta Ufficiale sabato 22 aprile.
A tal riguardo occorre considerare che la possibilità di bandire un concorso riservato a chi ha i 24 CFU o i 3 anni di servizio è già prevista a legislazione vigente.
Infatti la Legge 79/2022 prevede che:
- I precari storici (cioè docenti con 3 annualità di servizio svolti negli ultimi 5 anni) potranno accedere al concorso senza possedere ulteriori crediti e senza abilitazione. Almeno un’annualità di servizio deve essere specifica. Nel caso del superamento del concorso dovranno acquisire almeno 30 crediti formativi universitari o accademici del percorso universitario di formazione. Con il superamento della prova finale del percorso universitario di formazione iniziale i docenti tirocinanti conseguiranno l’abilitazione all’insegnamento. Questa possibilità non è soggetta a limiti temporali.
- Chi ha i 24 CFU: coloro che abbiano conseguito entro il 31 ottobre 2022 i 24 CFU potranno accedere ai concorsi fino al 31 dicembre 2024. Dopo il superamento del concorso dovranno poi integrare la formazione iniziale con altri 30 CFU e superare la prova finale necessaria per l’abilitazione.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) potrebbe quindi bandire tale concorso senza ulteriori interventi normativi.
La legge 79/2022 prevede una procedura concorsuale così strutturata:
- una prova scritta con più quesiti a risposta aperta volta all’accertamento delle conoscenze e competenze del candidato sulla disciplina della classe di concorso o tipologia di posto per la quale partecipa, nonché sulle metodologie e le tecniche della didattica generale e disciplinare, sull’informatica e sulla lingua inglese.
- una prova orale nella quale si accertano, oltre alle conoscenze disciplinari, le competenze didattiche e l’abilità nell’insegnamento anche attraverso un test specifico;
Tuttavia, come si legge sul quotidiano Italia Oggi allo studio potrebbero esserci dei correttivi, da inserire eventualmente in fase di conversione del decreto legge PA, per esempio per ripristinare la prova scritta a risposta multipla così da accelerare i tempi di svolgimento del concorso.
Fermo restando che le graduatorie di tale concorso non potranno essere utili per le immissioni in ruolo 2023/2024, l’obiettivo è quello di avere graduatorie pronte almeno per le immissioni in ruolo 2024/2025. É evidente che la prova a risposta aperta richiede tempi di correzione molto più lunghi e commissioni già costituite che possano correggere le prove scritte mentre la prova scritta con correzione automatica computer based consentirebbe di accelerare notevolmente i tempi.
Sempre secondo Italia Oggi, la novità più rilevante potrebbe riguardare i contenuti di questa prova, che potrebbe vertere prevalentemente su elementi didattico-pedagogici (quindi comuni alle varie classi di concorso) piuttosto che sulla disciplina della classe di concorso, in modo da contenere il tempo necessario alla preparazione dei quesiti, rafforzando al contempo però la prova orale.
Poiché si tratta di una norma correlata al PNRR, prima di procedere con eventuali correttivi si attendono gli esiti dei confronti con la Commissione Ue, che sembrerebbe propensa ad alcuni correttivi purché si mantenga lo spirito della riforma.
da orizzonte docenti