Crepet: scuola a 5 anni, voti, tempo pieno e più soldi ai docenti
“Prendiamo atto del disfacimento del nostro mondo, del disfacimento della famiglia”, tuona Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e saggista, in un’intervista rilasciata a Il Messaggero. Un grido d’allarme, il suo, che risuona da trent’anni, spesso inascoltato e liquidato come pessimismo.
Secondo Crepet, la società odierna ha smarrito il valore del dialogo, sostituendolo con il dio denaro. I genitori, troppo spesso assenti, non conoscono i propri figli, ignorando le loro fragilità, le loro paure, le loro esperienze. “Un padre non sa dove è suo figlio di 14 anni… non sa cosa fa… non sa quanti shot stia bevendo, non sa se consuma cocaina, non sa se fa sesso con una tredicenne”, afferma con durezza.
E ancora: “Sono protettivi per la scuola. Vai a discutere se tuo figlio ha preso un brutto voto, se ha preso 5? Ma cosa ti interessa se tuo figlio ha preso 5? Saranno cavoli suoi. Lascialo di fronte alle sue responsabilità. I genitori italiani non sono protettivi quando dovrebbero esserlo, vale a dire a partire dalle 9 di sera. Sono protettivi in modo sbagliato, ecco che non ci sono più i voti a scuola. Guardi, è stato fatto tutto il contrario di ciò che sarebbe intelligente fare. Forse non siamo un popolo così intelligente”
Una critica severa viene rivolta anche al sistema scolastico, incapace di fornire ai giovani gli strumenti necessari per affrontare la vita. Crepet propone una vera e propria rivoluzione: anticipare l’ingresso a 5 anni, portare il ciclo di studi a 18 anni, reintrodurre i voti, potenziare il tempo pieno e valorizzare il ruolo degli insegnanti. Misure drastiche, che secondo lo psichiatra sono l’unica soluzione per arginare una deriva sociale sempre più preoccupante: “Non funziona nulla. Prima di tutto bisogna cominciare a 5 anni e non a 6, finire a 18 e non a 19. Bisogna rimettere i voti come si è sempre fatto. Bisogna avere la scuola a tempo pieno e dare più soldi agli insegnanti. Ma lei pensa che ci sia un politico che pensa a queste cose? Però ho ragione io, me lo faccia dire”.