Docenti e Ata i dipendenti pubblici con meno sanzioni gravi
di Alessandro Giuliani, La Tecnica della scuola
Nella scuola i dipendenti pubblici più ligi alle regole e con meno sanzioni gravi:
nei ministeri record licenziati e sospesi dal servizio.
Sembra scricchiolare la credenza popolare dei docenti e del personale scolastico poco presente sul lavoro e non incline al rispetto delle regole: tra i docenti, i presidi e il personale Ata la percentuale di procedimenti disciplinari e di sanzioni di particolare rilievo, come la sospensione o il licenziamento, risulta infatti in netto calo. Tanto da essere diventata, nel corso degli ultimi anni, nettamente la più bassa rispetto a quella fatta registrare dai dipendenti degli altri comparti del pubblico impiego. La tendenza emerge chiaramente da un’analisi approfondita del Centro Studi Enti Locali incentrata sugli ultimi dati, riferiti al 2023, messi a disposizione dal ministero per la Pubblica Amministrazione e messi a confronto con gli anni passati.
Scorrendo le tabelle sugli andamenti degli ultimi sei-sette anni, degli oltre 15mila dipendenti pubblici incappati tra il 2018 e il 2023 in procedimenti che si sono concretizzati in provvedimenti sanzionatori gravi (sospensione o licenziamento), appena il 13% ha riguardato i lavoratori della scuola: è un dato particolarmente basso e che diventa ancora più modesto se si pensa che nella scuola – tra insegnanti, personale Ata e dirigenti scolastici – risultano in servizio circa un milione e 300 mila dipendenti, i quali rappresentano, numeri alla mano, quasi il 40% degli oltre 3 milioni di lavoratori che operano in tutta la pubblica amministrazione italiana.
Esaminando le tabelle prodotte dei ricercatori degli Enti Locali si scopre anche che la percentuale di sanzioni gravi fatte registrare dal personale dalla scuola risulta in fortissima discesa: si è infatti passati dal 28% di casi ufficiali del 2018 ad appena il 6% del 2023.
È anche indicativo che nello stesso periodo di tempo la quantità di casi di procedimenti disciplinari avviati e conclusi con archiviazione o proscioglimento è rimasta pressoché invariata (attorno al 30%): ciò fa supporre che sia sensibilmente calato proprio il numero di casi di situazioni contestate ai dipendenti della scuola conseguenti a gravi irregolarità o comportamenti tali da portare a procedimenti disciplinari e a sanzioni pesanti.
È anche emblematico che la stessa tendenza non riguarda tutti dipendenti pubblici. Anzi, i ricercatori del Centro Studi Enti Locali hanno infatti scoperto che la maggior parte delle “persone licenziate e sospese nel mondo pubblico provengono prevalentemente da ministeri e comparto sanitario. Il 44% dei 657 dipendenti licenziati (728) e il 33% dei 2.214 sospesi (291), provengono da ministeri e agenzie. Il 28% dei licenziamenti (185) e il 30% delle sospensioni (675) hanno avuto come teatro Asl e aziende ospedaliere. Nei Comuni sono stati 120 i dipendenti licenziati e 438 quelli incappati in una sospensione”.
Sempre nel 2023, le sospensioni dal servizio hanno riguardato in tutto 2.214 casi, un terzo dei quali (720, pari al 33%) dovuti a negligenze varie prodotte da dipendenti di Ministeri e Agenzie, mentre i lavoratori della scuola sospesi si sono fermati a quota 130, una percentuale che rappresenta appena il 6% del totale.
Ancora più evidente è il dato sui soli licenziamenti: dei 657 dipendenti dello Stato che hanno perso il lavoro per episodi di pessima condotta professionale, quasi la metà (ben 291, il 44%), erano in servizio presso Ministeri o Agenzie; 185 (il 28%) appartenevano ad Asl e Aziende Ospedaliere; altri 120 (il 18%) erano dipendenti comunali; appena 3 casi, pari allo 0,5%, riguardano i lavoratori della scuola che hanno perso il lavoro per essere stati protagonisti di episodi o situazioni molto gravi.
Eppure, se si guarda ai licenziati in tutto il pubblico impiego si scopre che il numero è aumentato: nel 2023 sono stati 657, qualcosa in più dell’anno precedente (648), e se si torna al 2018 si scopre che erano stati appena 384 i dipendenti pubblici italiani sottoposti a procedimento disciplinare concluso con la perdita del proprio posto di lavoro. Quindi, il numero complessivo di casi accertati gravi è in costante aumento, mentre nella scuola sta diminuendo progressivamente.
Se infatti si guarda ai procedimenti concretizzati, dopo l’iter procedurale condotto dall’Ufficio scolastico, in sanzioni gravi – come il licenziamento e la sospensione dal servizio – lo studio ha evidenziato che nella scuola la percentuale è letteralmente precipitata: si è infatti passati dal 25% di casi del 2019 al 6% del 2023. Mentre negli stessi anni Ministeri e Agenzie hanno aumentato moltissimo il numero di caso passando dal 31% al 55%; da segnalare anche l’incremento di casi gravi nel comparto “Enti pubblici vari”, dove si è passati dal 19% al 35%.
Ma quali sono le contestazioni mosse ai dipendenti pubblici? Dallo studio emerge che “la prima causa di licenziamento nelle Pubbliche Amministrazioni italiane (35%) sono le assenze ingiustificate dal servizio: si tratta di dipendenti che non hanno comunicato che non si sarebbero presentati a lavoro, che hanno giustificato la loro assenza con un certificato medico falso o che attestava una malattia inesistente”.
“Al secondo posto, c’è la categoria licenziamenti connessi a dei reati, che rappresenta il 33% del totale e ancora, nel 26% dei casi, l’inosservanza di disposizioni servizio, la negligenza, le false dichiarazioni o un comportamento scorretto verso superiori, colleghi e utenti”.
E tra le motivazioni che portano alla sanzione figura anche l’irreperibilità in occasione della visita fiscale.