E tu hai fatto almeno un «capolavoro»? La curiosa richiesta del ministero agli studenti delle superiori
Il Corriere della sera
Nella «carta d’identità» digitale dello studente introdotta dal ministro Valditara (E-Portfolio) i ragazzi devono linkare quello che considerano il loro «capolavoro». E i diritti d’autore (se ci saranno) finiranno alle scuole
Se vostro figlio, alla domanda «che hai fatto oggi a scuola?», invece di rispondere come al solito «niente di speciale», vi annuncia che ha fatto un «capolavoro», non fatevi impressionare. E soprattutto non fate gli spiritosi, chiedendo se si tratti di qualcosa tipo la Gioconda o la Venere delle rocce. Il malcapitato non è diventato all’improvviso un po’ mitomane, no. Ha fatto soltanto quello che gli è stato chiesto. Da quest’anno infatti a scuola non basta più lavorare bene, se possibile magari anche molto bene: è necessario produrre dei veri e propri «capolavori».
La carta d’identità digitale dello studente
Servono per l’E-portfolio. E-portfolio? Sì, si chiama così la nuova «carta d’identità» digitale introdotta dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara per aiutare i ragazzi a chiarirsi le idee in vista del passaggio al mondo del lavoro o all’università: un documento compilato a quattro mani dai ragazzi e dai loro docenti in cui, oltre al percorso scolastico svolto, compaiono anche tutte le attività extracurriculari degne di nota, dalle eventuali certificazioni linguistiche, allo sport fino al volontariato. Il valore orientativo del portfolio risiede proprio nel fatto che dovrebbe servire all’alunno a fare un lavoro di autovalutazione e di riflessione sia sulle proprie competenze che sui propri talenti e sulle proprie inclinazioni.
Almeno un capolavoro, massimo tre
Ma che c’entra il capolavoro allora? C’entra. Perché da quest’anno tutti i ragazzi e le ragazze di terza quarta e quinta superiore per capire meglio chi sono e cosa vogliono diventare dovranno ingegnarsi a riconoscere nel loro percorso anche un supposto «capolavoro». «Almeno uno» – così è scritto nella documentazione ufficiale – ma potrebbero essere anche di più, «fino a un massimo di tre». Nella guida per lo studente pubblicata sulla piattaforma Unica è spiegato che il capolavoro può nascere da attività culturali e artistiche; attività in campo letterario; attività nel campo delle lingue straniere; attività nel campo della comunicazione; attività musicali e/o coreutiche; attività in campo matematico, scientifico, tecnico, tecnologico; attività motorio/sportive; attività di cittadinanza attiva e di volontariato; attività professionali. E infine: «altre attività, se il tuo capolavoro non rientra in nessuna delle precedenti attività». Seguono istruzioni dettagliatissime su come inserire l’eventuale link del proprio capolavoro, se disponibile online, su come allegare immagini dello stesso e infine su come «motivare la scelta che ti ha portato a indicare proprio quel prodotto come tuo capolavoro»: uno fra tanti, si suppone. Non è necessario che sia un «prodotto» in senso stretto, può anche essere un’esperienza.
Il problema dei diritti d’autore
Ma la parte più spinosa – e quella in cui l’uso del termine «capolavoro», fin qui impiegato in modo metaforico, si fa quasi letterale – è quella sulla proprietà dell’opera e sui diritti d’autore. «In caso di opere prodotte dagli studenti nello svolgimento delle attività scolastiche, curricolari e non curricolari, spetta all’Istituzione Scolastica il diritto d’autore, che lo esercita
secondo quanto stabilito dalla normativa vigente in materia». Detto altrimenti: in caso di sfruttamento economico dell’opera, i diritti vanno suddivisi a metà fra la scuola e l’autore. Così è scritto all’articolo 8 dei Termini e Condizioni d’uso della piattaforma Unica. Solo «nel caso di opere prodotte dagli studenti nello svolgimento delle attività extrascolastiche, il diritto d’autore spetta all’Utente studente». I piccoli Leonardi sono avvisati: se vogliono tenersi i diritti della loro Gioconda, gli conviene lavorarci da casa. Altrimenti, la metà dei proventi spetterà alla scuola!