Educazione civica, le ragazze italiane più forti dei loro compagni di scuola
Il Corriere della sera
Presentati i risultati dell’Indagine internazionale Iea Iccs: Italia sopra la media degli altri Paesi ma i ragazzi sono molto più indietro delle loro compagne. Il peso dei libri in casa
Ci sarebbe da scrivere un romanzo su questo risultato. Ma c’è sempre il rischio di cadere in quelle «improvvisate analisi di psicologia sociale» da cui ha messo in guarda il presidente Sergio Mattarella nel suo messaggio in occasione della manifestazione del 25 novembre per la giornata contro la violenza sulle donne.
Resta il fatto che, quanto a civismo, le studentesse italiane sono molto più avanti dei loro compagni di classe e di scuola. E’ quanto emerge dai dati dell’ultima rilevazione internazionale Iea Iccs (International civic and citizenship education study) sulle competenze di cittadinanza dei ragazzi di terza media di 20 Paesi. In generale l’Italia ha ottenuto un buon piazzamento: con il punteggio medio di 523 punti si colloca nella prima fascia (solo l’1 per cento degli studenti non raggiunge la sufficienza), davanti a Francia, Spagna e Olanda, ma a spingere in alto i risultati sono soprattutto le ragazze che superano i ragazzi di 27 punti: un divario considerato statisticamente significativo dagli esperti. In compenso, fa ben sperare il fatto che le nuove generazioni siano più favorevoli del passato all’eguaglianza di genere: su questo specifico argomento gli alunni italiani ottengono un punteggio significativamente migliore sia di quello del 2016 che del 2009.
La forbice
Rispetto all’ultima rilevazione, questa volta si registra un generale arretramento delle competenze civiche in quasi tutti i Paesi, imputabile, come hanno spiegato Laura Palmerio e Sabina Greco, rispettivamente responsabile e coordinatrice dell’Area Indagini internazionali di Invalsi, agli effetti della chiusura forzata delle scuole durante il Covid. L’Italia è uno dei pochi Paesi a essere rimasto stabile, ma del resto con l’introduzione dell’educazione civica in pagella dal 2020 ci si sarebbe atteso semmai un miglioramento.
Come già in italiano e matematica, anche per le competenze di cittadinanza i risultati dei nostri studenti risentono sia della forbice fra Nord e Sud (il Meridione è anche l’unica area del Paese dove le ragazze non vanno significativamente meglio dei ragazzi), sia, in modo molto evidente, del contesto di partenza.
L’indagine sottolinea in particolare il peso determinante della famiglia nella formazione di cittadini consapevoli dei propri diritti e doveri. Dei tre indicatori presi in considerazione – occupazione dei genitori, livello di istruzione e quantità di libri presenti in casa – quello che sembra influire maggiormente nella formazione civica sono i libri: in case che dispongono di biblioteche sufficientemente fornite ragazzi e ragazzi ottengono punteggi superiori di 67 punti rispetto a chi ha gli scaffali vuoti (il vantaggio relativo dettato dalla professione dei genitori è di 41 punti, quello legato al livello di istruzione è di 44 punti).
La partecipazione alla vita politica
Risposte inaspettate anche per quanto riguarda la partecipazione alla vita politica e sociale da parte degli studenti italiani. Il 52 per cento dei tredicenni ha intenzione di andare a votare una volta raggiunta la maggiore età. Se sembra poco, si consideri che più motivati degli adolescenti italiani sono soltanto i francesi (54 per cento). La media dei Paesi che hanno partecipato alla rilevazione è soltanto del 49 per cento.
Del resto gli studenti italiani sono tra i più consapevoli che il sistema democratico sia, nonostante i limiti, il migliore in circolazione: soltanto Norvegia (91 per cento), Svezia e Taiwan (87) superano quell’83 per cento di studenti italiani che sono convinti sostenitori della democrazia occidentale, che in media – in tutti i Paesi partecipanti- convince il 74 per cento degli studenti, uno su tre. Un giudizio che non corrisponde poi a quello sulla situazione attuale nel nostro Paese.
Alla domanda se le istituzioni funzionano, soltanto il 44 per cento degli alunni italiani risponde affermativamente, contro una media del 55 per cento.
Peggiore è la considerazione dei parlamentari, che soltanto per il 36 per cento pensano ai problemi dei giovani. Buone notizie sul fronte del rapporto con i giovani immigrati: la consapevolezza del valore sociale e della necessità di garantire diritti agli stranieri in Italia è condivisa sostanzialmente da tutti gli studenti (97 per cento).