Famiglie flop. La scuola resta l’ultima speranza
di Sandro Rogari, La Nazione
La violenza spicciola è un fenomeno diffusivo che richiede una risposta. La famiglia e la scuola devono assumersi il compito educativo per contrastare questo problema sociale. L’educazione civica deve essere posta al centro del processo formativo.
Si cerca di razionalizzare, cioè dare una spiegazione, alla violenza spicciola. Quella senza un movente. Del tipo: il cassonetto bruciato; le gomme delle auto tagliate, i poveri animali terrorizzati quando non feriti e via discorrendo.
Ma non troviamo risposta se non richiamandosi a un generico malessere sociale giovanile che è un dir tutto e un dir niente. Perché dopo avere ascoltato questa risposta al nostro ruvido “perché?”, siamo punto e a capo.
La risposta latita se non quando si va a verificare che famiglie e scuola stiano abdicando dal loro compito educativo. Per tutto ciò che è sopraffazione, sopruso, violenza gratuita, disprezzo della persona si torna sempre al punto.
Se in casa e nelle aule scolastiche l’adolescente non è educato al rispetto, la violenza in ogni sua manifestazione esplode: si tratti di violenza contro il più debole, donna o altra persona in condizione di inferiorità fisica, o di distruzione gratuita di beni pubblici o privati.
Quando un problema sociale come questo diviene fenomeno diffusivo è necessario proporre una risposta che deve indicare gli strumenti di contrasto. L’appello alle famiglie può e deve essere fatto, ma dubito che abbia un esito significativo. Il nodo cruciale è la scuola.
Quando andavo a scuola le poche ore settimanali dedicate all’educazione civica, che pure era prevista nel curriculum formativo, erano considerate poco più che una ricreazione. Si leggeva, in classe, distrattamente, qualche articolo della Costituzione, nei casi migliori; nei peggiori l’insegnante di lettere, che era deputato allo scopo, pensava bene di recuperare quelle ore per colmare qualche lacuna disciplinare.
Accadeva, ma è storia d’altri tempi. Oggi l’educazione civica va posta al centro del processo formativo e deve divenire disciplina dirimente, anche per promozioni e bocciature.
Altro che sine cura! Ne va del futuro della convivenza civile. In testa, in qualsiasi ordine e grado scolastico, deve essere messa la formazione civica della persona. Il resto a seguire.