Gite, responsabilità e stress per 17 euro all’ora

 

In questi giorni si parla moltissimo di gite scolastiche, che secondo le ultime norme dovrebbero essere sempre più difficile da organizzare per le scuole. Il docente e scrittore Enrico Galiano ha detto la sua, riflettendo in maniera più ampia sulla perdita di volontà, da parte degli insegnanti, di andare in gita a causa di una serie di motivi.

Perché non si fanno più gite?

Ecco il suo sfogo, pubblicato su Il Libraio: “Credo che per ogni insegnante la gita sia un momento speciale: l’occasione per svestire almeno per qualche giorno i panni ingessati del docente in cattedra, vivere esperienze davvero di vicinanza coi ragazzi, tornare ad essere un essere umano insomma, e non solo il tizio col registro dalla parte del manico.

Ma ho sbagliato tempo verbale: non sia, ma era. Eh già.

Un tempo, le gite scolastiche erano l’apoteosi dell’anno scolastico. Non c’era classe che non aspettasse con ansia quel momento: il pullman, il pranzo al sacco con il panino immancabilmente schiacciato, la visita al museo con la guida che cercava disperatamente di farsi ascoltare da un branco di adolescenti distratti.

Oggi, invece, le gite sembrano un miraggio: se ne fanno sempre meno e ci sono ragazzi che, fino alla quinta superiore, non faranno mai una gita di più di un giorno. Ma perché?

Vediamo insieme le principali cause di questa progressiva estinzione.

  1. Eccesso di burocrazia: la gita si ferma alla scrivania

    Organizzare una gita oggi significa affrontare una maratona burocratica degna delle imprese di Ercole. Moduli su moduli da compilare, autorizzazioni da raccogliere, piani di sicurezza da predisporre, assicurazioni da verificare, riunioni con il dirigente, riunioni con i genitori, riunioni con se stessi per capire perché si sta facendo tutto questo. E guai a dimenticare anche solo una virgola: il rischio è di dover rifare tutto da capo. La burocrazia, insomma, trasforma un’avventura culturale in un incubo amministrativo.

  1. Rischio elevato per gli insegnanti: chi ve lo fa fare?

    Un insegnante in gita scolastica è, di fatto, un parafulmine vivente. Ogni studente diventa una potenziale bomba a orologeria: chi si perde nel bagno dell’autogrill, chi decide di scalare una statua, chi improvvisa un’acrobazia sul bus. E tutto questo con la certezza che, in caso di problemi, l’insegnante sarà il primo a rispondere davanti alla legge, magari con una bella causa per ‘mancata vigilanza’. A questo punto, il docente si domanda: ‘Ne vale la pena?’ Spoiler: spesso la risposta è no.

  1. Retribuzione ridicola: il volontariato mascherato

    Facciamo due conti. Per accompagnare i ragazzi in gita, un insegnante deve rinunciare al proprio tempo libero, affrontare stress, responsabilità e una giornata intera con adolescenti che chiedono ‘Quanto manca?’. Tutto questo per… 17,50 euro lordi all’ora. Sì, avete letto bene. Una cifra che, tolte le tasse, basta a malapena per un caffè e una brioche. La domanda, quindi, è legittima: se proprio dobbiamo fare volontariato, non sarebbe meglio iscriversi a un’associazione benefica?

  1. Costi eccessivi: la scuola come fabbrica di disuguaglianze

    Infine, il problema più delicato: i costi. Organizzare una gita oggi è un’impresa titanica anche per le famiglie. Un viaggio di tre giorni può costare centinaia di euro, una cifra che molte famiglie non possono permettersi. E allora? Le scuole preferiscono rinunciare del tutto, per non creare sperequazioni tra chi può permettersi la gita e chi no. Peccato, però, che così si tradisca uno dei principi fondamentali dell’istruzione: essere un fattore di livellamento sociale. La scuola, invece, rischia di esacerbare le differenze, lasciando indietro chi è già in difficoltà.

La soluzione? Pretendere di più. Se volete che i vostri figli tornino a fare gite come un tempo, non servono miracoli, ma scelte politiche e sociali chiare. Pretendete che agli insegnanti venga riconosciuta una retribuzione dignitosa per il lavoro svolto, che siano tutelati dal punto di vista legale, e che le scuole abbiano fondi sufficienti per sostenere le famiglie in difficoltà.

Perché la gita scolastica non è solo un momento di svago, ma un’occasione unica di crescita, scoperta e condivisione. E vale la pena fare tutto il possibile per non lasciarla svanire come un bel ricordo del passato”, ha concluso.

 

Gite scolastiche, organizzarle è sempre più complesso: ecco perché

Le scuole, come abbiamo scritto, avranno sempre più difficoltà a organizzare gite scolastiche, soprattutto quelle più lunghe e complesse: questo quanto sta avvenendo, a causa di una norma contenuta del nuovo Codice degli Appalti, in vigore dal 2023.

La regola impone alle scuole di seguire le stesse regole riservate agli appalti pubblici, obbligandole a qualificarsi come stazioni appaltanti per qualsiasi spesa superiore ai 140mila euro. Ma per molte scuole rispettare queste procedure si rivela particolarmente difficile. Per organizzare un viaggio d’istruzione, infatti, serve pubblicare un bando, valutare offerte e assegnare l’appalto secondo criteri molto rigidi. Pratiche simili a quelle richieste per opere pubbliche.

Già all’inizio del 2023 molte scuole avevano lanciato l’allarme, dichiarandosi impreparate a rispettare le nuove regole. Per rispondere a queste difficoltà, l’Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione), in accordo con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, aveva concesso una deroga temporanea, che è scaduta il 30 settembre.

“Non sono più previste deroghe e le scuole che non sono in grado di gestire autonomamente gli acquisti dovranno necessariamente rivolgersi a centrali di committenza”, ha spiegato l’Anac, che poi ha messo una pezza alla situazione.

Per evitare il rischio di compromettere il regolare svolgimento dei viaggi di istruzione nell’interesse della collettività, data l’importanza rivestita da quest’ultimi nell’offerta educativa scolastica nonché nell’economia generale, e in attesa del completamento da parte del MIM della riforma avviata con D.L. 71/2024, l’unica opzione di intervento possibile da parte di ANAC è quella di consentire alle Istituzioni scolastiche di procedere autonomamente all’acquisizione dei CIG
per gli appalti di importo superiore a 140.000 euro relativi a servizi di programmazione, organizzazione ed esecuzione dei viaggi di istruzione, stage linguistici e scambi culturali, indipendentemente dalla qualificazione posseduta e dal valore degli affidamenti.

Tale misura viene prevista per gli istituti scolastici fino al 31 maggio 2025 ed è immediatamente operativa.

 

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