Gli stipendi dei docenti diventano ‘campagna elettorale’: promesse credibili?
Aumentare gli stipendi dei docenti a livelli europei: una musichetta che si continua a sentire, ma che nessuno ha finora concretizzato.
Claudia ScaliaGli stipendi dei docenti, argomento motivo di lotta da anni, si ritrovano al centro della campagna elettorale 2022, grazie alle promesse del Partito Democratico. La musichetta che ‘devono essere portati ai livelli europei’ la sentiamo da troppo tempo, ma la realtà è ben diversa. Nessuno ha mantenuto le promesse. Perché le cose dovrebbero cambiare adesso?
Stipendi docenti, le promesse del PD
Fanno rumore le parole di Enrico Letta delle ultime ore, sugli stipendi dei docenti italiani. Il segretario del PD promette che in caso di vittoria, a fine legislatura (da notare che si tratta del 2027) gli insegnanti saranno pagati come gli altri docenti europei.
“Mi prendo l’impegno se vinciamo, a fine legislatura, gli insegnanti saranno pagati con una retribuzione che sarà la media di quella degli altri insegnanti europei”. Perché, e la cosa è risaputa da anni, “gli insegnanti vengono pagati meno di tutti gli altri” sono le sue parole, a cui sono seguite quelle di altri esponenti del partito.
Navarra: “gli insegnanti sono l’anima e il motore delle nostre scuole. Sostenendoli con stipendi adeguati riconosciamo loro quella innegabile responsabilità di formare chi potrà promuovere sviluppo economico e sociale solido e duraturo alle nostre comunità”.
Nicola Zingaretti: “Bene proposta del PD. La scuola deve essere il pilastro della #RiCostituzione italiana, e il lavoro dell’insegnante attrarre i migliori giovani del Paese. Idee e passione, prima le persone”.
Debora Serracchiani e Simona Malpezzi: “In Italia la carriera di docente è meno ambita rispetto ad altri Paesi perché la professione non gode di adeguato riconoscimento in termini di prestigio, retribuzione e carriera. Le retribuzioni del nostro corpo docente sono tra le più basse in UE. Per questo se vinceremo le elezioni intendiamo entro il 2027 pagare i nostri docenti con una retribuzione nella media degli altri insegnanti europei”.
E’ la stessa promessa avanzata da Luigi Di Maio durante la campagna elettorale del 2018. Il Movimento 5 Stelle ha governato, ma degli aumenti ai livelli europei non c’è traccia.
Fratelli d’Italia e Lega replicano immediatamente
Non si fanno attendere le repliche dei partiti di destra. Rossano Sasso, Lega, chiede a Letta di avere rispetto per la categoria. Nel suo duro intervento, dice che gli insegnanti “non sopportano più di essere presi in giro dal PD, un partito che prima di fare qualsiasi promessa dovrebbe chiedere scusa al nostro personale docente, educativo ed Ata”.
Anche FdI replica, ricordando che il PD è già stato al Governo, ma non ha fatto nulla per gli stipendi degli insegnanti. Frassinetti e Bucalo dicono: “Il Pd continua in questa campagna elettorale ad usare in modo spregiudicato il personale docente. Avrebbero potuto in tanti anni di governo reperire le risorse per garantire un aumento adeguato dei contratti ai docenti e avrebbe potuto farlo anche nel decreto Aiuti bis, per contenere l’inflazione (mancano ancora dieci punti percentuali per il 2008/2021). Invece nulla di tutto questo è accaduto”.
Promesse elettorali: sono credibili?
Quanto sono credibili le promesse fatte in campagna elettorale? E nello specifico, quanto sono credibili le promesse fatte sugli aumenti di stipendio per i docenti della scuola? Basta dare uno sguardo al passato, vedere chi è già stato al Governo, e ricordare cosa ha fatto in proposito. Quali proposte ha presentato, quanto ha lottato per la categoria. E si ha la risposta.