I bassi stipendi dei docenti (Ocse). Il rientro dal debito chiude ogni speranza
I bassi stipendi dei docenti (Ocse). L’enome differenza con gli altri paesi dell’Ocse. Il rientro dal debito, purtroppo chiude ogni prospettiva di riduzione del gap.
I bassi stipendi dei docenti(Ocse). Enorme la differenza con gli altri Paesi
I bassi stipendi dei docenti (Ocse). E’ da tempo, molto tempo che la situazione economica dei docenti non migliora significativamente. Ogni rapporto autorevole è un copia/incolla di quello precedente. In questi giorni è stato pubblicato il rapporto Ocse 2024 sull’istruzione. Si legge su lavocedellascuola.it:”ll sistema di retribuzione degli insegnanti italiani è nettamente inferiore rispetto alla media degli altri paesi europei. Gli stipendi degli insegnanti italiani sono stati oggetto di critiche anche da parte delle associazioni professionali, che evidenziano come la situazione sia peggiorata nel tempo. Il rapporto mette in evidenza che, mentre gli altri paesi membri hanno visto un incremento medio delle retribuzioni del 28%, gli insegnanti italiani sono destinati a un aumento molto più contenuto, pari al 5,8% per il triennio 2022/2024”
Nessuna speranza per il futuro prossimo
Pubblicamente il Ministro Valditara ha sempre dichiarato che si arriverà a un aumento di 300 € lordi per gli insegnanti. L’obiettivo sarà raggunto quando i benefici del contratto 2019-21 (124 €) si sommeranno a quelli del triennio 2022-24 (160 €). Nel cmputo occorre aggiungere anche i benefici derivanti dal cuneo fiscale. Secondo l’Ocse però gli sforzi di Valditara non sono sufficienti a ridurre il gap con i Paesi dell’Ocse.
In prospettiva, purtroppo la situazione non è destinata a migliorare. Per comprendere la singola vicenda occorre “osservare la foresta e non l’albero” (F. Hegel). Fuori di metafora è necessario inquadrare il particolare (stipendi insegnanti) con il quadro macroeconomico. Inevitabilmente lo sguardo ci porta all’enorme l’enorme debito (137%). Ho scritto qualche settimana fa:”Con il nuovo patto europeo firmato il 30 aprile saremo costretti a rientrare per diversi anni di 10 miliardi di €. Ora un altro particolare, ovviamente sottaciuto, si nasconde nelle pieghe del piano di rientro coinvolgendo il settore pubblico. In altri termini, il sorfegliato speciale per la commissione europea per i prossimi sette anni anni sarà quanto lo Stato spenderà per sé stesso, di cui gli stipendi pubblici sono una parte significativa. Conclude pamagazine.it “Il 20 settembre prossimo il governo italiano dovrà dire alla Commissione Ue come intende portare al di sotto del 3% entro il 2026, un deficit che lo scorso anno era del 7,4%. L’Italia, infatti, intende utilizzare il margine massimo di sette anni per completare il percorso di risanamento, ma questo significa che a politiche invariate deve tagliare la spesa di 0,6 punti percentuali all’anno. In termini assoluti significa un risparmio di spesa di circa 12 miliardi di euro ogni anno”