Il primo giorno di scuola
di Francesco Provinciali, Mente politica
Il giorno fatidico è arrivato, quello tanto atteso dalle mamme, dai papà, dai nonni e dai parenti che formano il nucleo famigliare più allargato dei bambini e delle bambine.
Ma possiamo dire altrettanto per loro, per i nostri figli?
Oppure l’attesa – carica di emozioni, qualche volta di ansie incontenibili – è un fatto che riguarda prevalentemente gli adulti, di cui i piccoli percepiscono forse gli aspetti più deteriori, legati ai preparativi e al lungo rituale di acquisti, di corredo, di impegni e di un’immaginazione spesso fantasiosa?
Parliamo del primo giorno di scuola, naturalmente: un evento che si carica di significati allusivi prevalentemente legati alle suggestioni e al modo di pensare dei grandi.
Perché i diretti protagonisti – i figli-alunni – vivono di riflesso questo ‘avvenimento’ e spesso arrivano persino troppo preparati, tesi come se dovessero comportarsi seguendo strettamente un copione già scritto dai loro genitori.
E invece sono proprio loro, i bambini, i depositari delle proprie emozioni.
Mamme e papà, lasciate entrare vostro figlio con fiducia in quella scuola!
Non preoccupatevi subito dei risultati: arriveranno secondo i tempi e i ritmi di ciascuno, l’importante è che i bambini vivano con naturalezza il loro percorso scolastico, senza sentire il peso dell’ansia anticipatoria degli adulti.
Il primo giorno di scuola è certamente un’esperienza importante nell’esistenza di ciascuna persona e sa consegnare – al di là delle coreografie del contesto e delle emozioni famigliari – un ricordo molto soggettivo e personale: è uno dei passaggi obbligati della nostra vita ma non per questo va caricato di attese esagerate, che spesso disegnano agli occhi dei bambini una realtà peggiore e diversa da quella che poi personalmente scoprono.
La regola fondamentale che ci sentiamo di suggerire a tutti è molto semplice: vivere e lasciar vivere ai bambini con naturalezza questo momento.
Se i nostri figli varcano la soglia della scuola è per imparare, per arricchire e allargare le proprie conoscenze e il primo apprendimento riguarda proprio l’esperienza in sé: ed è la vita comunitaria con i coetanei in un contesto nuovo, diverso dalla famiglia.
La prima cosa che si impara – dopo il fatidico suono di quella campanella – è stare in mezzo agli altri: con tutte le modalità di comportamento e i codici espressivi tipici dell’età.
Direi anzi che i bambini e le bambine a scuola ci vanno proprio per questo: crescere e imparare, aprirsi a poco a poco al mondo e agli altri, passo dopo passo, giorno dopo giorno, interiorizzando conoscenze ed emozioni.
Cerchiamo dunque di non caricare in maniera eccessiva il senso di questa giornata d’esordio che è e rimane per tutti principalmente un’occasione di scoperta, di incontro e di relazioni.
Ogni momento della nostra vita può essere importante se lo avvertiamo come tale e questo dipende fondamentalmente da noi: lasciamo dunque che siano i bambini stessi a scoprire con spontaneità e gioia le emozioni personali che scaturiscono dal loro primo giorno di scuola.
Ricordo a tutti – soprattutto ai genitori e agli insegnanti – un vecchio detto, una regola non scritta tramandata dal buon senso e dalla tradizione: “la scuola è utile se ci si va volentieri”.
La motivazione, il desiderio, la volontà sono strumenti formidabili per crescere, per scegliere, per imparare.
Il primo segreto di un buon educatore consiste proprio nel saper preparare un ambiente scolastico umano, sereno e accogliente dove i bambini possano esprimere in modo spontaneo la loro creatività sempre sorprendente.