Il trucco delle “educazioni” che diseducano

di Carlo Bortolozzo, il Sussidiario

Virgilio, Manzoni e il moltiplicarsi delle “educazioni” a scuola ha come corrispettivo la perdita di centralità dei contenuti tradizionali delle discipline.

Il moltiplicarsi delle “educazioni” a scuola, come ripetutamente sottolineato da questo giornale, ha come corrispettivo immediato la perdita di centralità dei contenuti tradizionali delle discipline, soprattutto di quelle umanistiche.
È significativo che le iscrizioni al liceo classico siano in continuo calo: quest’anno poco più del 5% delle famiglie ha scelto questo indirizzo. In tutte le scuole il liceo classico “di ordinamento” è in crisi, insidiato da percorsi alternativi, in cui l’impianto classico si contamina con potenziamenti vari, derivati dall’area scientifica, della comunicazione, del diritto, delle lingue straniere, come il liceo classico europeo. La filosofia viene sempre meno studiata, a vantaggio delle “scienze umane”, come psicologia, pedagogia, antropologia, per non parlare del latino e del greco e, come attestano recenti e impietose rilevazioni, anche le competenze di italiano sono in grave sofferenza.

Le discipline ad indirizzo storico-umanistico, come le lingue classiche, l’italiano, la storia e la filosofia hanno rappresentato per decenni il versante scolastico dell’identità culturale europea e occidentale, che si sta sgretolando a tutti i livelli sotto i nostri occhi, sotto i colpi della cancel culture e dell’ideologia woke.
Di recente, il ministro dell’Istruzione Valditara, intervenendo ad una trasmissione televisiva, ha dichiarato di porre come prioritario l’obiettivo “di lottare contro la violenza sulle donne a partire dalle nuove linee guida dell’educazione civica che per la prima volta pongono come linee guida di apprendimento, esattamente come si deve apprendere i logaritmi, la cultura del rispetto e il rispetto verso le donne”. Beninteso, “rispetto” è parola bellissima, ma non si capisce per quale motivo il suo “insegnamento” debba essere equiparato a quello dei logaritmi.

Più in generale, l’esperienza insegna che l’apprendimento avviene spesso per via indiretta, senza preoccuparsi troppo dei risultati. Per esempio, valori come il rispetto tra uomini e donne, l’amore, l’amicizia, sono veicolati meglio dalle grandi opere della letteratura che da discorsi o da prediche.
Molto più utile, ed anche divertente, sarà leggere in classe l’episodio virgiliano di Eurialo e Niso, o quello ariostesco di Cloridano e Medoro, o il bellissimo racconto di Maupassant Due amici, oppure ancora l’indimenticabile frammento del capitolo XXXIII dei Promessi sposi, in cui un amico di cui non ci viene rivelato il nome festeggia il ritrovamento di Renzo, salvatosi dalla peste; o ancora, il bellissimo romanzo L’amico ritrovato di Fred Uhlman, così amato dai giovani. Così può accadere che gli studenti imparino quasi senza accorgersene, stupiti alla fine di possedere delle tecniche che sembravano lontane dalle loro capacità.

Caricamento...

In quello che rimane uno dei libri più belli sulla scuola, nonostante la forzatura di alcune tesi, La scuola raccontata al mio cane, Paola Mastrocola si sofferma sull’avventura educativa narrata dal film Karate Kid.
Un ragazzino, impaziente di apprendere le tecniche di combattimento, si trova davanti a un maestro che gli impone di dipingere più volte le palizzate di un giardino e poi anche il pavimento, rinviando continuamente l’inizio delle lezioni. Il giovane è sul punto di andarsene, quando finalmente il maestro accetta di dargli la prima lezione. Gli mostra quali devono essere i movimenti delle braccia, ma con sorpresa vediamo che il ragazzo li conosce già, perché sono gli stessi gesti che aveva dovuto compiere per dipingere la palizzata e il pavimento.
Commenta l’autrice: “Di colpo capiamo che il maestro gliele aveva già date le lezioni di karate, senza che l’allievo se ne accorgesse, anzi, proprio nel momento in cui l’allievo pensava di perdere tempo e di essere preso in giro. Questo è insegnare”.

Condividi questa storia, scegli tu dove!