La scuola in rivolta sul ministero al Merito. E il caso diventa politico: scontro tra Calenda e Landini

Il segretario della Cgil: “Uno schiaffo in faccia a chi parte da una situazione di diseguaglianza”. Il leader di Azione: “Il merito è l’unico antidoto a una società classista”

È partita dal basso la rivolta, non appena è stato annunciato il ministero dell’Istruzione e del Merito. I docenti nei social hanno cominciato a riportare il pensiero di don Milani, hanno taggato i nomi di pedagogisti e maestri, da Mario Lodi a Maria Montessori, e poi Gianni Rodari e il monito del pedagogista dell’inclusione Andrea Canevaro, recentemente scomparso, che metteva in guardia: “C’è chi nasce fortunato, e chi nasce sfortunato. Secondo questo presupposto, i principi meritocratici possono essere interpretati come l’individuazione il più possibile precoce dei fortunati, i meritevoli, che devono ricevere tutte le attenzioni. Mentre gli altri, gli sfortunati immeritevoli, devono essere messi in condizione di non far perdere tempo, energie e soldi. Dobbiamo svelare l’inganno delle parole: la scuola del merito è la scuola che smette di investire su chi è in difficoltà”.

Il neo ministro Giuseppe Valditara per ora non spiega, salvo un tweet nel  giorno in cui la premier Giorgia Meloni ha annunciato la sua squadra di governo, che ha agitato ancora di più le acque: “Aver coniugato Istruzione e merito è un messaggio politico chiaro”. Sì, ma quale? Rivolto agli studenti o ai professori, da selezionare e premiare in quanto migliori?.

Il ministro, finito nel mirino per alcuni suoi libri sul sovranismo e la caduta dell’impero romano attribuita agli immigrati, prende tempo sulla questione del merito. Ma nel frattempo monta la polemica, ci si divide sul concetto di meritocrazia, e il caso diventa politico. Calenda contro Landini e il campanello d’allarme suonato da esponenti Pd e della sinistra.

Il pedagogista Ianes: “Merito di chi?

Ragiona Dario Ianes, docente ordinario di pedagogia e didattica speciale all’Università di Bolzano, co-fondatore del Centro studi Erickson di Trento: “Scuola di destra valorizza il merito, scuola di sinistra appiattisce tutti al ribasso, frenando il merito? Ma merito di chi, di che cosa? Merito del Caso che ti ha fatto nascere in una famiglia ricca e colta? Merito del Caso che ti ha fatto nascere al Nord? Merito del Caso che ti ha dato una combinazione di geni eccezionale? Merito invece della tua Grande Forza di Volontà, curiosità, desiderio di conoscenza e di superamento dell’esistente (che la scuola dovrebbe ovviamente riconoscere e valorizzare, ma non sempre lo fa, come raramente lo fa la società)? La scuola della Repubblica rimuove gli ostacoli alla piena realizzazione del potenziale di ognuno e si impegna proprio a contrastare quegli ostacoli che il “Caso” (si fa per dire…) pone nella vita di molti alunni. Se l’educazione e l’istruzione sono un diritto di tutti, la scuola sarà il tempio dell’equità, della solidarietà e dell’emancipazione, non del merito immeritato, o peggio del demerito, così spesso altrettanto immeritato”.

Maestri di strada: “Non cadere nella trappola”

Cesare Moreno, voce dei Maestri di strada a Napoli, invita a non cedere alla tentazione di semplificare: chi in fondo può dirsi contrario al merito? Il problema è come questo viene inteso e declinato nelle classi. “Non bisogna cadere nella trappola di dire che non vogliamo il merito perché ne parla anche la Costituzione Italiana nell’art. 34 – spiega – Il merito più grande per me è che un ragazzo riesca a collaborare e a essere solidale con gli altri suoi compagni di classe, ma mi viene il dubbio che non stiamo dando lo stesso significato a questa parola. Temo infatti che qui si intenda il merito conquistato attraverso la sopraffazione degli altri, la competizione sfrenata, i privilegi della nascita, la fedeltà a un’ideologia e all’obbedienza”.

Più di una voce si solleva. Taglia corto lo scrittore Paolo Di Paolo: “Siamo al di là del ridicolo”. Per Eraldo Affinati, scrittore e fondatore della Penny Wirton, “tutti vorrebbero il massimo dagli alunni, ma bisogna calcolare la stazione di partenza”. Il maestro Franco Lorenzoni si rifà al pensiero di Canevaro e avverte: “Ci aspettano mesi di aspro confronto culturale, a cui ci dobbiamo preparare con serietà, profondità e coerenza perchè la scuola della Costituzione è nelle nostre mani, solo nelle nostre mani”.

Christian Raimo, in uscita con il suo ultimo libro “L’ultima ora. Scuola, democrazia, utopia” (Ponte delle Grazie), interviene duramente: “Valditara ignora tante cose, compresa la discussione storica e pedagogia sui meritevoli, sul merito e sulla meritocrazia. Sembra sempre più evidente l’inadeguatezza di un ministro che si improvvisa storico senza averne la autorevolezza e si improvvisa politico senza aver contezza del dibattito politico sulle questioni educative degli ultimi trent’anni”.

Non è solo un vezzo da intellettuali. “Penso ai bambini e alle bambine dell’infanzia, o della primaria, che fin da piccoli mettono piede in un posto che fa capo al Ministero del Merito: e quindi vengono abituati fin da piccoli al concetto di premi e punizioni, se fai il bravo ti meriti questo e se non fai il bravo ti meriti quest’altro – posta lo scrittore e insegnante Enrico Galiano –  Penso ai ragazzi e alle ragazze più grandi, che alle medie sono buttati nello tsunami della preadolescenza e hanno bisogno di tutto, di affetto, di ascolto, di calma, di bellezza, ma non certo di un Ministero del Merito. Lo vogliamo capire che la scuola non è un posto dove si vanno a selezionare i migliori, che pensarla così è il modo più antidemocratico che esista? La scuola, per quello che ci ho capito io, è il posto dove si va a tirare fuori il meglio da ciascuno studente e studentessa. È molto diverso. E nella logica del premio e del castigo, della competizione, del vince chi se lo merita, lasciatevelo dire, viene fuori solo il peggio di loro”.

Landini: “Uno schiaffo in faccia a chi non ha uguali possibilità”

La polemica esce dai social. E il primo corpo a corpo è tra Maurizio Landini e Carlo Calenda. “Trovo sia sbagliato, quando parliamo di istruzione in un Paese dove c’è questo livello di diseguaglianze, introdurre la parola merito: rischia di essere uno schiaffo in faccia per chi può avere tanti meriti ma parte da una situazione di diseguaglianza” dice il segretario generale della Cgil riferendosi al nuovo nome del ministero. “Bisogna mettere le persone nella condizione di dare il meglio di sé e quindi di avere le stesse possibilità”. Questo il punto che divide, tradotto tra i banchi di scuola significa premiare chi se lo merita senza tener conto delle differenti condizioni di partenza. E dunque amplificare le disuguaglianze, escludere chi rimane indietro.

A Landini replica il segretario di Azione: “Il merito è l’unico antidoto a una società classista o a una società appiattita sull’ignoranza. Come realizzare il merito in modo giusto è un dibattito difficile e interessante, rifiutarne il principio è assurdo e antistorico”. Calenda attacca così la Cgil: “Questa presa di posizione di Landini è incredibile. In nessun paese del mondo il segretario del principale sindacato si dichiarerebbe contro il merito come principio. Questa posizione ideologica spiega perchè la Cgil è stata spesso negli ultimi anni un freno alla modernizzazione del paese. Spero che Cisl e Uil prendano le distanze”.

La Cisl, con il segretario Luigi Sbarra, approva il ministero del merito “ma solo se coerente con l’articolo 34 della Costituzione. Deve essere un principio che consenta a capaci e meritevoli, indipendentemente dalla loro condizione economica, di raggiungere alti gradi di istruzione e formazione. Dobbiamo lavorare per un vero principio di uguaglianza nell’apprendimento, nella scuola, nell’istruzione che eviti distinzione di classe e di genere”.

Giannelli (Anp): “Merito tristemente trascurato nel nostro Paese”

Antonello Giannelli, presidente di Anp, ha salutato sin dal primo giorno la nuova denominazione in modo favorevole: “Siamo convinti sostenitori del merito, tristemente trascurato nel nostro paese”. Ma chi decide chi è meritevole e chi no?  Rispetto agli insegnanti, dice Giannelli, “è il preside, il capo di istituto. La scuola è una struttura organizzata, non c’è spazio per l’anarchia. Per questo compete al preside, che ne deve rispondere. Ricordo che il concetto di merito è costituzionale, ma mi permetto di dire che molto spesso i più capaci e meritevoli non vengono aiutati: vediamo dagli Invalsi e dalle altre prove che gli alunni meritevoli vengono da contesti socioeconomici alti”. La novità lessicale, sottolinea Dirigentiscuola, “va interpretata in maniera equilibrata, nell’ottica del perseguimento di obiettivi che favoriscano la crescita e la competitività della scuola italiana pur continuando a garantire pari opportunità”.

Bindi: “Allarmante”

“Questa parola merito accanto al ministro dell’istruzione è allarmante e preoccupante. In caso ci voleva inclusione, non merito. La scuola non può essere selettiva” commenta Rosy Bindi intervenendo a ‘Un giorno da pecora’ su RadioUno. In un’intervista a Tecnica della scuola la responsabile scuola del Pd Irene Manzi spiega: “Credo che sia stato fatto per marcare una posizione che peraltro è nota. Ed è, da sempre, una battaglia politica della destra. Quella di volere una scuola che finalmente valorizzi quelli bravi invece di quella della sinistra sessantottina che vorrebbe il sei politico ed un generale livellamento al ribasso. Questa è solo leggenda metropolitana che si autoalimenta e che diventa oggi un forzoso orpello propagandistico nella testata del ministero. Un orpello che, nei fatti, potrà rivelarsi inutile, o, al contrario, dannoso”.

da la Repubblica

Condividi questa storia, scegli tu dove!