Le sfide su TikTok a scuola mentre i professori spiegano: «Disturba la lezione, dai»
Il Corriere della sera
Il capo dei presidi Giannelli: «Fenomeno dilagante ma difficile da arginare». Molti anche i commenti a sfondo sessuale.
In live durante le lezioni a scuola, con la speranza di raggiungere un numero sufficiente di visualizzazioni per guadagnare pochi spiccioli. Oppure, semplicemente, di aumentare la propria platea di follower o di avere compagnia virtuale in un momento in cui ci si annoi. Il tutto mentre gli insegnanti, ignari, continuano a spiegare o a portare avanti un dibattito. È una delle nuove tendenze che sta prendendo piede su TikTok, il social con il pubblico di utenti più giovane (tra i 10 e i 29 anni). Le dirette live sono permesse a chi ha più di 16 anni e almeno mille follower e la mattina spopolano quelle di studenti connessi da scuola. Il fenomeno è partito dalle scuole del Sud e ha risalito lo Stivale. Ora è presente ovunque.
C’è da dire che la figura del professore non viene mai ripresa: l’obiettivo, in questo caso, non è quello di registrare e diffondere fatti che avvengono in classe. La telecamera del cellulare è puntata sul volto dell’alunno, che, in teoria, continua a seguire la lezione. In realtà è inevitabilmente distratto dai commenti degli spettatori in live che , pur sapendo dove il creator (così si chiama chi produce contenuti sui social) si trova in quel momento e quindi ciò che in teoria dovrebbe fare – ascoltare l’insegnante -, lo interpellano chiedendogli di accettare delle sfide oppure fanno allusioni sessuali.
Gli spettatori sono la parte più importante delle live: sono loro ad avere il potere di far guadagnare chi guardano, donando regali virtuali, che a loro volta hanno acquistato pagando pacchetti a partire da 0,39 centesimi (la piattaforma permette di inviare regali solo a chi ha più di 18 anni). Per 1500 monete virtuali donate si può guadagnare circa 100 euro, ma la stragrande maggioranza degli aspiranti creator incassa solo pochi spiccioli.
«Disturba la lezione, dai». «Se fischi ti seguo». «Fai vedere le unghie» «Spiega come hai truccato le labbra», «Fate vedere i piedi», «Sali sulle spalle della tua amica e mando il dono», «Ti pulisco le scarpe», «Di dove sei?», «Siete single?». Seguendo le live di studenti a scuola ci si imbatte in commenti di questo tenore e moltissimi a sfondo sessuale, irriferibili. C’è da dire che tanti ragazzi fanno le live all’intervallo, senza interferire con le lezioni, ma la maggior parte le attiva durante le lezioni, sapendo che è la modalità più gradita al pubblico. Seguendo le live per un mese, abbiamo potuto ascoltare lezioni sui Promessi Sposi e sulle biomolecole, sulle disequazioni e sul Risorgimento. Siamo entrati virtualmente in una lezione di economia, in cui si parlava di ricavi e guadagni e in una di meccanica. Abbiamo sentito una docente parlare in inglese e anche un dibattito in classe in cui l’insegnante di una scuola campana criticava aspramente la gestione della sanità pubblica in Lombardia.
Sono molte le questioni problematiche associate a queste live. Primo: usare il cellulare a scuola è vietato, a meno che l’utilizzo non venga permesso dai docenti, in certi momenti, a fini didattici. Secondo e non meno importante: i ragazzi si distraggono, interagiscono con un pubblico non controllato, in cui ci sono adulti e persone in malafede. Terzo: tutti i contenuti mandati in live possono essere registrati e diffusi in un secondo tempo, usati in maniera decontestualizzata per strumentalizzare le parole dei docenti oppure utilizzati per ricattare l’alunno che li ha realizzati, minacciando di renderli noti alla scuola.
«Fare delle live sui social durante le lezioni è assolutamente fuori da ogni logica. In classe bisogna stare concentrati sugli argomenti oggetto della lezione. Possiamo discutere sul fatto che non sempre i professori riescano ad essere coinvolgenti nella spiegazione e che si debba fare sempre meglio per captare l’attenzione degli alunni, ma non è in alcun modo giustificabile uno strumento che può provocare una disattenzione di massa» sottolinea Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, a cui erano già giunte alcune segnalazioni su questo fenomeno . «L’uso del cellulare in classe non è consentito. Il Ministero dell’Istruzione del Merito lo ha recentemente ribadito. Usarlo viola le regole della scuola, ma anche quelle della privacy, perché si diffondono discussioni destinate solo all’ambito del gruppo classe». Come provare a fermare il dilagare di questo fenomeno? «Se gli alunni si collegano a una rete scolastica, va considerata la possibilità di inibire l’accesso a TikTok da quella rete. Tuttavia, i ragazzi spesso bypassano il filtraggio usando il loro pacchetto dati. E’ complesso, quindi». A mali estremi, estremi rimedi: ci sono istituti che fanno consegnare il cellulare all’ingresso. «È vero, ma non sempre è facile farselo consegnare e poi questi oggetti vanno custoditi perché non vengano rubati. A scuola ci si dovrebbe occupare di questioni scolastiche e non di ordine pubblico».