Maturità, si andrà alle prove con le vecchie regole

di Salvo Intravaia, la Repubblica

Maturità, la lotta contro i diplomifici in Italia può attendere.

Studenti che non hanno quasi mai frequentato e ragazzi che non si sono persi una lezione: andranno come pari agli esami. Nonostante gli annunci infatti è ancora tutto fermo

Un’altra maturità con i diplomifici liberi di fare il bello e il cattivo tempo. Potranno continuare ad ammettere agli esami studenti interni che magari si sono presentati in classe per pochissimi giorni ma che risultano perfettamente in regola con la frequenza scolastica. Potranno portare agli esami privatisti che non hanno frequentato affatto, ma hanno sborsato un bel po’ di quattrini per essere presenti agli scritti e al colloquio, e studenti che si sono prodotti in salti di tre o quattro anni in uno, degni di un atleta olimpionico, la cui documentazione risulta impeccabile, ma cartacea. E continuare con la cosiddetta piramide rovesciata: molte quinte classi e poche prime e seconde. Insomma, per la lotta ai diplomifici se ne parlerà, se tutto andrà bene, nell’estate del 2025. Questa maturità si svolgerà con le vecchie regole.

La dichiarazione di guerra

Era il 31 luglio del 2023, quasi un anno fa, quando il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara dichiarava aperta la lotta ai cosiddetti diplomifici: quegli istituti paritari che fanno del loro core business il rilascio dei diplomi al solo scopo di incassare quattrini. L’inquilino di viale Trastevere sceglieva i social. “Oggi parte l’operazione legalità contro i diplomifici per tutelare il buon nome di tutta la scuola italiana e di coloro che ci lavorano”, tuonava Valditara su Twitter ora X.

E qualche mese dopo, ribadiva il concetto. “Per contrastare il fenomeno dei diplomifici, il ministero – spiegava il 6 dicembre successivo – ha avviato un piano straordinario di vigilanza, mentre sul fronte legislativo stiamo lavorando a misure che evitino il riprodursi di storture nel sistema”. Dal tono delle dichiarazioni sembrava che la vita delle fabbriche dei diplomi, a tutto vantaggio delle paritarie sane, fosse segnata: adozione del registro e del protocollo elettronico, numero minimo di alunni per classe, salto di due anni al massimo e limite alle quinte classi collaterali.

E invece no. Perché passano ancora tre mesi per fare un ulteriore passo avanti. Il 26 marzo, il consiglio dei ministri annuncia l’approvazione di un disegno di legge (Semplificazione e digitalizzazione) di cui ancora non si conosce nessun testo. Nel frattempo salta il numero minimo di alunni per classe.

I pochi numeri disponibili

I pochi numeri sui candidati alla maturità diffusi quest’anno dal ministero consegnano un quadro piuttosto significativo. Ma un’analisi più approfondita andrebbe fatta. I 526mila candidati all’esame conclusivo del secondo grado rappresentano quasi l’1,8% in meno dello scorso anno. Ma a calare vistosamente sono i cosiddetti privatisti, quelli che si presentano all’esame con una preparazione fai da te, che diminuiscono dell’8%. Mentre gli studenti interni calano dell’1,6%. Sono le scuole paritarie a fare dei privatisti un business piuttosto importante: pagano cifre considerevoli e non frequentano neppure un giorno. Il calo registrato potrebbe essere il frutto delle ispezioni condotte nei mesi scorsi nelle regioni più calde: Lazio, Campania e Sicilia. Laddove, per ammissione dello stesso ministero, si registravano le maggiori anomalie. Ma una legge che se ne occupi potrebbe dare definitivamente il colpo di grazia ai furbetti del diploma. Lo scorso anno, i candidati privatisti rappresentavano l’8,0% del totale nelle paritarie e il 2,5% del totale nelle statali.

Qualche esempio

Con un numero minimo di alunni per classe, 8 per esempio, e con un limite alle quinte collaterali probabilmente alcuni istituti paritari non avrebbero potuto presentare agli esami così tanti candidati. Il liceo scientifico Del Majo di Pagani, in provincia di Salerno, invia alle prove 64 studenti, tutti interni. In due classi quinte che scoppiano letteralmente: una di 31 studenti e l’altra di 33. Al liceo delle scienze umane Kennedy di Frascati, in provincia di Roma, figurano due sole quinte classi con 64 studenti e una sola prima con quattro alunni. Stesso discorso per il tecnologico Vespucci di Frattamaggiore, nel napoletano, che porta agli esami 68 studenti suddivisi in due quinte classi. Ma nessun candidato esterno. Vere e proprie classi pollaio, sconosciute finora alla paritaria.

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