Minuto di silenzio nelle scuole per Giulia Cecchettin, Valditara: “Bruciare tutto? No, bruciare cultura maschilista e costruire”
da la tecnica della scuola
21 novembre, è il giorno in cui le varie scuole hanno osservato un momento di silenzio, o di rumore, per ricordare la giovane Giulia Cecchettin e tutte le vittime di violenza sulle donne. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha partecipato al momento di raccoglimento in una scuola di un quartiere di Napoli.
Come riporta La Repubblica, Valditara ha discusso in merito all’ondata di proteste da parte dei ragazzi, che in questi giorni si stanno mobilitando per dire un sonoro “no” alla violenza di genere. “Fanno bene a scendere in piazza – ha detto – ma non sono d’accordo che si debba bruciare tutto, bisogna costruire, bisogna bruciare il male, bisogna bruciare una cultura maschilista, questo sì, e poi bisogna anche saper costruire”.
Poi un messaggio ai ragazzi: “Dovete rispettare i no. E’ importante che cresciate con valori positivi, dobbiamo recuperare il senso del buono e cacciare il male, non coltivarlo mai. Dobbiamo essere uniti, saper trovare i valori giusti e l’esempio giusto. Mai fare del male, se vi trovate di fronte una persona poco simpatica pensate che anche voi potete essere non simpatici. E allora ci facciamo la guerra? No”.
In cosa sbagliano i genitori secondo Crepet
Proprio di questo ha parlato lo psichiatra Paolo Crepe: “I genitori sbagliano a giustificare sempre e comunque i figli. I ragazzi vanno male a scuola? Poverini. Prendono un’insufficienza? Colpa dei professori. Vengono bocciati? Ricorso al Tar. Abbiamo creato dei ragazzi che non conoscono la frustrazione, che non sanno che esistono anche i no. Smettetela di tutelare i figli. Pensano di non avere difeso abbastanza le loro creature. E invece dovrebbero dire: arrangiatevi”, ha detto l’esperto. Insomma per Crepet l’agire da sindacalisti dei figli è nocivo, può portare a conseguenze mostruose.
E, sui ragazzi: “Sono come un grande videogioco, che noi adulti abbiamo regalato loro a Natale. Abbiamo aiutato le giovani generazioni a non sentire nemmeno l’idea della frustrazione, a non avere ostacoli. Questo poi li porta a essere fragilissimi, e alla prima contraddizione della vita cadono come la neve al sole”, ha detto a Rai Radio Uno.
Un minuto di “rumore”
Come abbiamo scritto, ieri, come riporta La Repubblica, centinaia di studenti, a Padova, si sono radunati nel cortile dell’università, che lei stessa frequentava, per ricordare Giulia facendo rumore: “Oggi qui non faremo un minuto di silenzio ma un minuto di rumore”. Gli studenti hanno così risposto facendo rumore con chiavi, borracce, applausi, fischi, urla. “106 donne prima di lei solo nel 2023 in Italia sono state ammazzate”, è stato ricordato. “Per tutte queste donne non possiamo rimanere in silenzio e i minuti di commiato non ci bastano. Vogliamo una vita di rumore, vogliamo alzare la voce ogni volta che assistiamo a comportamenti sessisti e misogini, vogliamo che le istituzioni siano pronte a rispondere e a supportarci ogni volta che chiediamo aiuto”, è stato detto al microfono.
La stessa sorella di Giulia, Elena, ha chiesto di “fare rumore” per la giovane, di “bruciare tutto”. “Non fate un minuto di silenzio per Giulia, ma bruciate tutto e dico questo in senso ideale per far sì che il caso di Giulia sia finalmente l’ultimo, ora serve una sorta di rivoluzione culturale”, ha detto, come riporta Fanpage.it. La stessa cantante Madame aveva invitato genitori e docenti a parlare di questi temi.
In una lettera riportata da Ansa una vittima di violenza è sulla stessa linea: “Sono una vittima di violenza di genere, una di quelle che si è salvata, per ora. Ho letto del minuto di silenzio indetto oggi in ogni scuola di ordine e grado per Giulia e tutte le vittime di violenza di genere. Non sono d’accordo e mia figlia non parteciperà”.
“Basta silenzio, basta mettere in discussione quello che diciamo perché magari, mentre lo raccontiamo, non piangiamo, non urliamo o indossiamo la gonna e basta con ‘tranquilla, è un così bravo ragazzo, magari era nervoso e tu hai risposto male’. Basta! Bisogna parlare, dirlo, urlarlo se serve, educare e fare!”, ha scritto.
Come riporta RomaToday, dal Kant al Mamiani, dal Giulio Cesare al Manara e il Tasso, saranno diversi gli studenti romani che oggi preferiranno il rumore. “Il femminicidio di Giulia ci sconvolge, ci fa contorcere lo stomaco – si legge nel comunicato condiviso sui social – ma non ci sorprende. Abbiamo sperato di poterla rivedere esporre i suoi disegni, ma dentro di noi sapevamo come sarebbe andata a finire. E’ inspiegabile il vuoto che sentiamo dentro di noi in questo momento, ma sappiamo benissimo invece cosa ha portato alla morte di un’altra sorella”.
Come riporta RaiNews gli studenti del liceo Vittorio Emanuele di Palermo hanno dedicato un minuto di rumore a Giulia Cecchettin davanti l’ingresso dell’istituto. Al liceo Righi di Roma è stato fatto un lungo minuto di applausi.
A Milano situazione simile. Dal classico Manzoni, al Carducci, dall’Agnesi al Tenca, dal Cremona-Zappa al Boccioni, gli allievi di diversi istituti milanesi hanno aderito alla protesta, come riporta La Repubblica. “La famiglia di Giulia si è chiaramente espressa contro questa iniziativa, proponendo invece un minuto di rumore. Noi aderiamo all’iniziativa dei familiari – spiegano dal collettivo Mille papaveri rossi del liceo classico Carducci – Non vogliamo una scuola che stia in silenzio e che non si occupi di educare all’affettività, alla sessualità e al consenso”.