Ocse, gli adolescenti italiani poco creativi: al di sotto della media mondiale
di Salvo Intravaia, la Repubblica
E stata misurata la capacità di risolvere i problemi in maniera innovativa con il pensiero laterale e divergente. L’Italia ha realizzato 31 punti su 60.
Quindicenni italiani poco creativi. Secondo un approfondimento condotto dall’Ocse sul test Pisa 2022, che indaga le competenze in Lettura, Matematica e Scienze dei quindicenni di mezzo mondo, gli adolescenti italiani si piazzano al di sotto della media Ocse nel cosiddetto pensiero creativo.
Risolvere i problemi in maniera creativa
Per la prima volta, gli esperti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico si sono spinti oltre misurando la capacità di risolvere problemi in maniera innovativa. Una capacità sempre più apprezzata anche dall’economia alla ricerca di idee nuove. “È necessario fornire agli studenti le capacità di pensiero creativo di cui avranno bisogno per tutta la vita” e immaginare “un insieme completo di politiche e cambiamenti nelle pratiche scolastiche quotidiane”, spiegano da Parigi. Ecco perché l’organizzazione internazionale ha dedicato un focus al pensiero creativo.
Le soluzioni efficaci e originali
Pisa (il programma internazionale per la valutazione degli studenti) “definisce il pensiero creativo come la capacità di generare, valutare e migliorare le idee per produrre soluzioni originali ed efficaci, far avanzare la conoscenza e creare espressioni di grande impatto e immaginazione”. Per valutare la capacità creativa dei quindicenni sottoposti al test nel 2022, i cui risultati sono stati pubblicati qualche settimana fa, è stato somministrato un questionario composto da 32 domande a risposta aperta per misurare tre processi: “Generare idee diverse dalle solite, generare idee creative e valutare e migliorare le idee” degli altri. Il test ha misurato la creatività in diversi contesti “dato che la capacità di generare idee rilevanti e innovative dipende dalla conoscenza e dalla pratica in domini specifici”.
Italia sotto la media
I compiti assegnati riguardavano quattro contesti: la produzione scritta, l’espressione visiva, la risoluzione di problemi sociali e la risoluzione di problemi scientifici”, si legge nel focus di un paio di settimane fa. L’Italia, con 31 punti su 60, si piazza sotto la media Ocse. È Singapore con 41 punti a collocarsi davanti a tutti. Estonia e Finlandia, con 36 punti, sono le prime nazioni europee. Anche Francia e Germania ci sopravanzano. In tutti i Paesi, le ragazze sono di gran lunga più creative dei ragazzi.
Le ragazze più creative dei ragazzi
A livello dei 63 Paesi Ocse che hanno partecipato allo studio, la differenza tra ragazze e ragazzi in termini di creatività nel risolvere i problemi posti è di poco inferiore ai tre punti. In Italia è di poco inferiore ai due punti. Sempre a favore delle alunne. Anche la provenienza socio-economica condiziona il pensiero creativo. I quindicenni che provengono da contesti socioeconomici svantaggiati in generale evidenziano performance dell’11% inferiori rispetto ai compagni più fortunati. In Italia, la differenza è un po’ più contenuta: il 10%. Risulta più ampia in Matematica (più 14%) e in Lettura (più 11%).
La creatività e la matematica
La produzione di idee creative è correlata anche con la competenza in matematica: “Senza un livello minimo di conoscenza ed esperienza in un dato dominio, sarebbe difficile generare idee appropriate, diverse o originali”. E i quindicenni italiani che figurano nelle posizioni di rincalzo per conoscenze e competenze in matematica, lettura e scienze fanno fatica anche a esprimere idee creative. Ma questa correlazione non è stretta. In altre parole, il nesso tra il pensiero creativo e la competenza matematica c’è ma non garantisce affatto che un ragazzo o una ragazza bravi in matematica siano anche creativi. Così come non è detto che uno studente che si mantiene nella media in matematica non possa produrre idee creative.
Neurosviluppo, apprendimento ed emozioni
Daniela Lucangeli è docente ordinaria di Psicologia dello Sviluppo presso l’università di Padova. Nella sua lunga carriera accademica si è occupata di cognizione matematica, metacognizione, discalculia evolutiva e disturbi dell’apprendimento. Ma non solo. Le sue principali aree di ricerca sono i processi maturativi del neurosviluppo con particolare attenzione alla relazione tra apprendimento ed emozioni. “L’emisfero destro del cervello”, spiega Lucangeli, “è deputato all’elaborazione delle informazioni di carattere emotivo e spaziale ed è ritenuto responsabile della creatività e dell’immaginazione; l’emisfero sinistro, invece, regola il linguaggio, le abilità di calcolo, l’abilità logica e matematica ed è solitamente considerato predominante”.
Invertire il trend
Come può la scuola italiana invertire il trend in termini di pensiero creativo? “Il processo è semplice”, continua la docente. “Così come la scuola insegna a parlare, leggere, potenziare, allo stesso modo dovrà occuparsi del pensiero creativo sin dall’inizio”. Si tratta, secondo la docente, di una competenza che va “aiutata sin da piccoli”. “Come l’intelligenza numerica è alla base di quella matematica, occorre dedicare attenzione alla creatività sin dai primi anni di scuola”. Proponendo attività che favoriscano il pensiero strategico e quello divergente. “Occorre passare”, aggiunge, “da un atteggiamento didattico prestazionale e ripetitivo a un atteggiamento didattico capace di stimolare il pensiero creativo”. È tutto nelle mani dei docenti? “No”, conclude Lucangeli. “Dipende da tutto il sistema adulto ed educante: scuola, famiglia e atteggiamento sociale. Dipende da cosa chiediamo ai nostri figli”.