Ora di religione a scuola: oggi costa 859 milioni di euro all’anno. Ma gli alunni sono sempre meno
di Salvo Intravaia, la Repubblica
Gli aumenti folli dell’ora di religione a scuola, ma gli alunni sono sempre meno.
Gli studenti che escono dall’aula sono oltre un milione e 300mila. E il meccanismo dei concorsi per l’assunzione è molto diverso da quello riservato ai colleghi di altre discipline.
Schizza in alto il costo degli insegnanti di Religione. E scatta il concorso per stabilizzarli. Nel corso degli anni, la spesa per assicurare l’ora di Religione agli alunni italiani si è incrementata considerevolmente. E dopo vent’anni di attesa dall’ultimo (e unico) concorso, quello indetto nel 2004 dall’allora ministra dell’Istruzione Letizia Moratti, è quasi tutto pronto per bandirne uno nuovo. Anzi due: uno riservato ai precari di lungo corso e l’altro per coloro che si affacciano all’insegnamento da neofiti.
La spesa per la Religione
Per assicurare l’ora di Religione in tutte le classi della scuola italiana il bilancio dello stato mette in conto una spesa milionaria: 859 milioni di euro nel 2024. In realtà una parte di questi fondi serve anche ad assicurare le cosiddette attività alternative alla religione organizzate dalle scuole per coloro che non si avvalgono dell’insegnamento. La cifra cresce di anno in anno a causa del pensionamento delle maestre e dei maestri di scuola dell’infanzia e primaria che, fino ad un certo periodo, potevano insegnare anche la Religione perché il vescovo della diocesi le aveva autorizzate attraverso un’apposita attestazione.
L’autorizzazine dell’ordinario diocesano
In altre parole, era la stessa maestra che oltre a insegnare ai più piccoli a leggere, a scrivere e a far di conto, insegnava anche i precetti della religioni ufficiale italiana. Poi, la normativa cambiò e per l’insegnamento della Religione sono stati impiegati specialisti in possesso del titolo di studio e dell’autorizzazione rilasciata dall’ordinario diocesano.
Quindici per cento in più in cinque anni
Nel 2019, cinque anni fa, la spesa a carico del bilancio ministeriale per gli insegnanti di religione era di 745 milioni di euro: il 15% in meno. E nel 2014, dieci anni fa, di 665 milioni: ben 194 in meno rispetto oggi, il 30%. Nel frattempo, gli alunni che si avvalgono dell’insegnamento calano anno dopo anno. Secondo i dati relativi al 2022/2023 diffusi dall’ufficio statistica della Cei, la Conferenza episcopale italiana, la quota di alunni di tutti gli ordini scolastici che esce dall’aula quando fa ingresso il docente di religione sfiora il 16%, qualcosa come un milione e 300mila alunni se consideriamo anche quelli delle paritarie. E ogni anno i non avvalentisi aumentano di circa mezzo punto percentuale.
Il concorso
Ormai è tutto pronto per assumere 6.428 nuovi docenti di Religione in pianta stabile. Saranno due le procedure: un concorso per 4.400 precari in possesso di almeno 36 mesi di servizio, oltre ai titoli di accesso, che non prevede una selezione vera e propria. E un concorso ordinario per 2.028 candidati senza servizio all’attivo. Per la procedura riservata ai precari è tutto definito: prova orale didattico-metodologica che non prevede una soglia di punteggio minimo, valutazione dei titoli e del servizio. E graduatoria finale che resterà valida fino all’assunzione dell’ultimo aspirante in lizza.
Il meccanismo
Un meccanismo parecchio diverso da quello, sempre riservato, per i colleghi delle altre discipline che si sta svolgendo in questi mesi. Perché per il concorso Pnrr sia alla prova scritta sia all’orale non si passa se non si raggiungono i 70 punti su cento previsti dal bando. Per la presentazione delle istanze occorre attendere ancora poche settimane perché prima deve essere definito il anche decreto per il concorso ordinario. Ma, assicurano dal ministero, non passerà molto tempo.